Roma, 3 novembre 2012 - Signor Presidente, mi permetto disturbarLa nella mia qualità di Presidente del “Gruppo Romano Giornalisti Pensionati” in merito a quanto affermato di recente dalla Corte Costituzionale nelle sentenze n. 223 dell’8-11 ottobre 2012 e n. 241 del 24-31 ottobre 2012 in cui, pur senza poterlo ufficialmente dichiarare (né smentire) per un mero tecnicismo giuridico, i giudici della Consulta hanno nella sostanza ritenuto illegittimo il taglio di tutte le pensioni pubbliche e private superiori ai 90 mila euro, nonché ai 150 mila euro e ai 200 mila euro lordi l’anno deciso nell’estate di un anno fa dal Governo Berlusconi con le integrazioni poi apportate dal Governo Monti a fine 2011 nel decreto “Salva Italia”.
E' quanto ha lasciato chiaramente intendere la Corte Costituzionale al punto 7.3.3.2 della motivazione della sentenza n. 241, richiamandosi alla precedente sentenza n. 223, che interessa in tutta Italia decine di migliaia di contribuenti e in particolare ex magistrati, ex avvocati dello Stato, ex ambasciatori, ex dirigenti pubblici, ex manager pubblici e privati, ex notai, ex avvocati, ecc., nonché circa 930 giornalisti pensionati INPGI (vedere sito internet del professor Franco Abruzzo, già Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=10365; l’articolo di Carla De Lellis pubblicato su ItaliaOggi del 3 Novembre 2012 pagg. 1 e 8 http://edicola.italiaoggi.it/edicola/copertine/57.pdf e http://www.italiaoggi.it/giornali/preview_giornali.asp?id=1796788&codiciTestate=1&sez=giornali&testo=&titolo=Illegittimo%20il%20ticket%20sulle%20pensioni%20d'oro e l'articolo di Marco Bellinazzo "Pensioni, super tassa a rischio", pubblicato oggi su Il Sole-24Ore a pag. 22").
Infatti, secondo i giudici della Consulta, il contributo previsto a carico dei trattamenti pensionistici corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie “ha natura certamente tributaria, in quanto costituisce un prelievo analogo a quello effettuato sul trattamento economico complessivo dei dipendenti pubblici” già dichiarato illegittimo con la sentenza n. 223 del 2012. La norma contestata, infatti, “integra una decurtazione patrimoniale definitiva del trattamento pensionistico, con acquisizione al bilancio statale del relativo ammontare, che presenta tutti i requisiti richiesti dalla giurisprudenza di questa Corte per caratterizzare il prelievo come tributario”.
Tuttavia, come detto, solo per un banale motivo tecnico, cioè per un “pasticcio giuridico” (dovuto all’accavallarsi di un secondo decreto-legge del governo Berlusconi nel giro di appena un mese poi non convertito dal Parlamento, vedere appresso, n.d.r.), la Consulta non ha potuto per ora dichiarare l’incostituzionalità del taglio inizialmente introdotto dal governo Berlusconi con l’art. 18, comma 22-bis, del decreto-legge 6 luglio 2011 n. 98 poi convertito nella legge 15 luglio 2011 n. 111 in base al quale era previsto un contributo di perequazione per trattamenti pensionistici i cui importi complessivamente superino i 90.000 euro lordi annui, pari al 5 per cento della parte eccedente il predetto importo fino a 150.000 euro e al 10 per cento per la parte eccedente 150.000 euro. Per l’esattezza tale norma è stata successivamente integrata dal governo Monti con l'art. 24, comma 31 bis, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito in legge 22 dicembre 2011 n. 214 (meglio noto come decreto “Salva Italia”), che ha previsto il taglio del 15 per cento per la parte eccedente i 200.000 euro.
Per quanto riguarda il “pasticcio giuridico” Le ricordo che il comma 1 dell’art. 2 del decreto-legge n. 138 del 13 agosto 2011 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 188 del 13 agosto 2011 ed entrato in vigore il 13 agosto 2011) che aveva abrogato il comma 22-bis dell’art. 18 del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito in legge n. 111 del 15 luglio 2011, non é però divenuto operativo per mancata conversione nella legge 14 settembre 2011 n. 148, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 216 del 16 settembre 2011 ed entrata in vigore il 17 settembre 2011, che li ha sostituiti con una disposizione che si è limitata a riaffermare la perdurante efficacia del comma 22-bis dell’art. 18 del decreto-legge n. 98 del 2011.
Mi rivolgo quindi a Lei, quale Supremo Garante della Costituzione e quale Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, affinché si possa evitare, da un lato, un enorme, inutile e costoso contenzioso davanti alla magistratura di tutta Italia da parte di decine di migliaia di pensionati pubblici e privati nonché l'intasamento di Camera e Senato con la presentazione di migliaia di mozioni, ai sensi dell'art. 50 della Costituzione, da parte dei pensionati e, dall'altro, un consistente “buco” nel bilancio dello Stato.
La prego quindi di voler caldeggiare la richiesta al governo Monti affinché intervenga al più presto - con una norma ad hoc o magari con un apposito emendamento al recente decreto legge 29 ottobre 2012 n. 185, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 30 ottobre 2012 n. 254 (attualmente in corso di conversione in Parlamento), contenente disposizioni urgenti in materia di trattamento di fine servizio dei dipendenti pubblici, affinchè si pareggi il “buco” nel bilancio dello Stato derivante dalla cancellazione dei tagli su tutte le pensioni pubbliche e private superiori rispettivamente ai 90 mila, ai 150 mila e ai 200 mila euro lordi l’anno con una nuova disposizione di legge ad hoc che con equità ed equilibrio in applicazione dell’art. 53 della Costituzione colpisca indistintamente tutti i contribuenti italiani più abbienti al di sopra di un certo reddito, e non più solo i pensionati pubblici e privati oltre i 90 mila, i 150 mila e i 200 mila euro lordi l’anno come sta, purtroppo, avvenendo oggi.
In sostanza, una volta di nuovo parificati tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati e tutti i pensionati pubblici e privati, il Governo Monti potrà liberamente adottare delle nuove misure che a parità di gettito tributario complessivo per le casse dell’Erario rispettino però la Costituzione.
Confidando quindi in un benevolo accoglimento della presente istanza e scusandomi per il disturbo, La ringrazio per la cortese attenzione e Le invio i miei più cordiali saluti.
Con la massima osservanza.
Dott. Pierluigi Roesler Franz** - Presidente del Gruppo Romano Giornalisti Pensionati*
*Associazione sindacale senza fini di lucro , codice fiscale 97693010585, con sede in Roma piazza della Torretta n. 36 presso l’Associazione Stampa Romana, sindacato unitario dei giornalisti del Lazio.
**giornalista professionista (tessera n. 67827 Ordine nazionale dei giornalisti), residente in Roma via Alessandro Serpieri 7 – tel. 06-321.45.74 casa e 335-820.12.40 cellulare, e mail p.roeslerfranz@tin.it, già cronista giudiziario del “Corriere della Sera” e de “La Stampa”, accreditato presso la Corte Costituzionale dal 1976, consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti e Sindaco INPGI - Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani "Giovanni Amendola".
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx