Milano, 20 novembre 2012. "Un uomo è la sua vita. E la vita di un uomo resta impressa nella memoria di chi lo ha conosciuto". Sono le parole scritte dal giornalista Giorgio Medail presentando il libro "60 ritratti di Alberto Bertuzzi", a un anno dalla sua morte (10 febbraio 1988). Sessanta ritratti scritti da giornalisti, personaggi pubblici e politici vari. Tutti ne hanno scritto con parole di ammirazione e con l'auspicio che: "Con qualche Bertuzzi in più, le cose da noi, almeno in alcuni settori, andrebbero meglio" (Maurizio Costanzo). E ancora: "Che accadrebbe, cari lettori, se ne imitassimo l'esempio?" (Indro Montanelli). Piero Angela concludeva: "Lui ha fatto la sua parte. A noi tocca fare la nostra". Alberto Bertuzzi ci ha lasciati tanti anni fa ed è stato dimenticato, soprattutto dai tanti giornalisti e personaggi pubblici che avevano dato risalto alle sue battaglie civiche. Bertuzzi riceveva migliaia di lettere da cittadini che sollecitavano il suo intervento per la risoluzione di problemi. “Cittadino scomodo” è stato maestro di tante battaglie civiche, ci ha insegnato ad essere cittadini e non sudditi, a “Dubitare, disobbedire, combattere”, a difenderci dagli abusi dei pubblici uffici, a stare sempre “penna in resta” Ci ha insegnato la “Costituzione comoda” e a usare gli strumenti del cittadino. Auspicava che molti cittadini “avvertissero la necessità di dedicare una parte della loro intelligenza, della loro cultura, della loro esperienza e del loro tempo a questa nobile funzione del promotore civico”. Ricordava che ”il mestiere di cittadino è un mestiere difficile, anche perché bisogna convogliare la propria carica di aggressività, che è una parte insopprimibile di tutte le specie animali viventi, uomo compreso, anziché in direzioni stupidamente distruttive, verso comportamenti costruttivi”. Ho conosciuto Alberto Bertuzzi negli anni ottanta e mi ha autografato un suo libro: "All'onorevole cittadina Lina Messana con l'augurio di non essere mai suddita". E così è stato. Le mie battaglie fatte nel suo nome e con il suo appoggio sono state tante. Il giorno 11 gennaio 2013 ricorre il centenario della sua nascita. Vorrei poterlo ricordare assieme alle tante persone che da lui hanno ricevuto esempio, stimolo e appoggio per un fattivo impegno civico. Vorrei che il Comune di Milano gli dedicasse una via (il Comune di Brugherio, dove Alberto Bertuzzi aveva uno stabilimento, lo ha fatto). Vorrei che si organizzasse un convegno su di lui. Vorrei…
Lina Messana
professionecittadino@libero.it - http://mimandavabertuzzi.blogspot.com
Da “LA COSTITUZIONE COMODA” di Alberto Bertuzzi
“… Il mio scopo è quello di trasformare la conoscenza della Costituzione nell’apprendimento di una nuova arte marziale, l’arte di essere cittadini in piedi e mai sudditi in ginocchio. La differenza tra un suddito e un cittadino è semplice. Il suddito non sa, mentre il cittadino sa come difendere i propri diritti, ovviamente nell’osservanza dei propri doveri”.
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Alberto Bertuzzi
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on. Alberto Bertuzzi
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Parlamento italiano Camera dei deputati
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Luogo nascita
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Venezia
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Data nascita
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11 gennaio 1913
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Luogo morte
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Milano
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Data morte
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10 febbraio 1988
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Partito
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Partito Radicale
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Legislatura
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X fino al 10 febbraio 1988
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Gruppo
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Misto
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Collegio
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Milano
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Incarichi parlamentari
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- membro della II commissione giustizia (4 agosto 1987 - 17 dicembre 1987)
- membro della III commissione esteri (17 dicembre 1987 - 10 febbraio 1988)
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Alberto Bertuzzi (Venezia, 11 gennaio 1913 – Milano, 10 febbraio 1988) è stato un giornalista, industriale e difensore civico italiano.
Laureatosi in scienze agrarie, si specializzò in enologia e dal 1936 diresse stabilimenti vinicoli in Bulgaria. Dedicatosi contemporaneamente a studi di biofisica, condusse ricerche scientifiche per conto del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Durante un soggiorno negli Stati Uniti, acquisì cognizioni che gli consentirono di dar vita a un ufficio tecnico per la progettazione di macchine e impianti destinati all'industria alimentare, trasformato nel 1945 in uno stabilimento industriale a Brugherio provincia di Milano. Al fianco dell'attività imprenditoriale, continuò a occuparsi di ricerca tecnologica e scientifica, interessandosi particolarmente dei nuovi problemi dell'ecologia.
Le implicazioni politico amministrative connesse alla salvaguardia dell'ambiente lo portarono, verso la fine degli anni sessanta, ad accrescere il proprio impegno civico ed a intraprendere un'attività volontaristica in difesa dei diritti della collettività, denunciando industrie inquinanti e amministratori pubblici conniventi. Autonominatosi "difensore civico" (concetto introdotto da Bertuzzi per la prima volta in Italia sulla falsariga dell'"Ombudsman" dei paesi scandinavi), diede vita a un apposito Ufficio-studi per la promozione civica, avendo individuato nelle leggi e nelle norme costituzionali uno strumento di controllo democratico, contro gli abusi e i soprusi del potere centrale e periferico. Convinto della necessità di colmare la frattura tra Paese reale e Paese legale, si impegnò in una serie di battaglie in favore dei diritti individuali e collettivi, senza legarsi a nessuna formazione partitica e portando alla luce scandali, illeciti amministrativi e malversazioni.
Molto nota fu l'esilarante "Operazione Roma" che vide Bertuzzi in persona convocare sette ministri per esaminare le loro competenze e la loro conoscenza della Costituzione ma ancora più celebre fu la sua battaglia contro il termine "onorevole" usato/inteso come sinonimo della carica di deputato (secondo un brutto vezzo assai diffuso tra i politici e i giornalisti italiani) e non come appellativo di cortesia. Norma di civismo che, fra l'altro, è stata recepita da due presidenti della Camera, Irene Pivetti e Fausto Bertinotti i quali nelle sedute di Montecitorio hanno sempre e solo usato l'appellativo di "deputato" nel nominare i vari membri dell'assemblea.
Valendosi della collaborazione di consulenti legali e di esperti nei vari settori, intensificò la propria attività, proponendosi come esempio di "cittadino scomodo", e dimostrando con il proprio operato l'utilità per chiunque di conoscere le leggi e le norme costituzionali, per servirsene ed esigere il loro rispetto da parte dei rappresentanti del potere. Forte del consenso di un numero sempre crescente di «onorevoli cittadini» (questi sì "onorevoli", secondo Bertuzzi), intraprese nuove battaglie, ampliando la sfera del proprio intervento e impegnandosi anche in azioni di disobbedienza civile con lo scopo di promuovere la modifica di leggi ritenute ingiuste o anticostituzionali. Il suo libro "Scusate signori del Palazzo" è annoverato come uno dei testi fondamentali di educazione civica.
Nel 1987 venne anche eletto deputato come indipendente nelle liste dell'allora Partito Radicale, un'esperienza che però si rivelò amara.
Il Partito Radicale infatti lo mise in lista sicuro che non sarebbe mai stato eletto in quella circoscrizione (e in ogni caso, essendoci allora, un sistema elettorale proporzionale, erano solo le segreterie dei partiti a decidere chi veniva eletto parlamentare facendo dimettere chiunque avesse eventualmente preso più voti del prescelto dal partito o cooptando quest'ultimo attraverso le candidature in più circoscrizioni dei capilista).
In quel caso il Partito Radicale aveva deciso che nella circoscrizione Milano-Pavia dovesse essere eletto il tesoriere del partito Giuseppe Calderisi ma, a sorpresa, Alberto Bertuzzi prese quasi 5 000 voti contro i poco meno di 3 000 di Calderisi.
Scattò a questo punto nella dirigenza radicale la prassi partitocratica di costringere alle dimissioni Alberto Bertuzzi ma quest'ultimo (caso più unico che raro) non si dimise ("gli onorevoli cittadini hanno eletto me e non Calderisi" commentò) scatenando così le ire dei dirigenti del Partito Radicale.[1]
Fu orchestrata allora una campagna di attacchi violenti e ingiuriosi a Bertuzzi su ogni media da parte dei leader radicali (in particolare da Marco Pannella e Marco Taradash) con tanto di conferenze stampa e annunci sulla televisione pubblica di dossier in preparazione che avrebbero dovuto raccogliere tutte le presunte malefatte di Bertuzzi (oramai soprannominato da Marco Pannella come "il truffatore civico").[2] Il tutto per convincere Bertuzzi a dimettersi per lasciar spazio a Calderisi.
Gli attacchi veementi da parte della dirigenza radicale si fermarono solo quando, dopo qualche settimana dallo svolgimento delle elezioni, vennero a sapere che Bertuzzi era ammalato di cancro e aveva ancora pochi mesi di vita. Calderisi subentrò comunque a Bertuzzi il 17 febbraio del 1988, dopo la sua scomparsa.
Nel 2001 il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), che sin dal 1999 aveva istituito il premio giornalistico "In difesa della Ragione", ha deciso di intitolare il premio alla memoria di Alberto Bertuzzi, in accordo con il figlio Massimo, cambiandone la denominazione in "Premio Alberto Bertuzzi, in difesa della Ragione".[3]
Frasi dal suo libro "Scusate signori del Palazzo" [modifica]
- «Il mestiere meno conosciuto in Italia è certo quello di cittadino»
- «Solo esercitando sempre e in ogni occasione il mestiere di cittadino, si costruisce il paese e si diviene protagonisti della democrazia»
- Alberto Bertuzzi e Alvise Baro. La città dai mille colori sta morendo? Per Venezia e giunta l'ora della verità. Milano, 1971.
- Alberto Bertuzzi. La legge per Venezia: un atto d'amore e di cultura e non soltanto di salvaguardia. 1972.
- Giorgio Medail. L'onorevole cittadino ed il suo segreto potere. Milano, SugarCo, 1978.
- Alberto Bertuzzi. Scusate signori del Palazzo. Milano, Rizzoli Editore, 1979. (pubblicato nel periodico settimanale "Biblioteca Universale Rizzoli" n. 252)
- Alberto Bertuzzi. La Costituzione comoda. Milano, Rizzoli Editore, 1981.
- Alberto Bertuzzi e Giorgio Medail. Il caso Rapotez: un caso drammatico accaduto in Italia e che potrebbe ripetersi. Milano, 1981.
- Alberto Bertuzzi; Pierluigi Ronchetti; Giorgio Medail. Il pianeta dei cittadini: corso di educazione civica. Bergamo, 1982.
- Alberto Bertuzzi. Disobbedisco: la disobbedienza civica in democrazia. Milano, 1983.
- Alberto Bertuzzi. Dubitare, disobbedire, combattere: un'autobiografia esplosiva, una guida per farsi rispettare. Milano, 1985.
- Alberto Bertuzzi. Il mestiere di ciarlatano: ovvero l'arte di gabbare il prossimo. Milano, 1986.
- Giorgio Medail (a cura di). Alberto Bertuzzi. Il cittadino scomodo. Milano, 1980.
- ^ come si dimette un " incompatibile " ? non è semplice
- ^ :: Radicali.it ::
- ^ Un uomo contro i ciarlatani
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