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CASSE previdenziali privatizzate.
Dopo la sentenza del Consiglio
di Stato che le ha trasformate
in pubbliche amministrazioni.
CAMPORESE: “La battaglia
giudiziaria continua. In gioco
c’è la nostra autonomia.
Sposteremo la battaglia alla
Consulta e alla Corte Ue di Giustizia”

“Il nodo della privatizzazione va sciolto – dice Andrea Camporese (presidente Adepp e Inpgi) – attraverso una norma di sistema, finalmente liberale, che ponga fine ad una diatriba contraria al bene comune. La sofferenze dei giovani professionisti, le difficoltà di oltre due milioni di persone che generano quote importanti del PIL in assenza di qualsiasi ammortizzatore sociale, non possono essere superate soltanto da un atto giudiziario. La nostra responsabilità resta in campo in un Paese che si avvia alla consultazione elettorale. Le ragioni del lavoro sono anche le ragioni del mondo delle professioni”.

di www.adepp.info

Roma, 29 novembre 2012.  “Una sentenza contraddittoria, che ci trova in totale dissenso, che si inserisce in modo non omogeneo nell’impianto normativo generale che sovraintende al sistema degli enti pensionistici privati e privatizzati”. E’ questo il primo commento del presidente dell’AdEPP Andrea Camporese alla sentenza  n. 6014  del Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso contro l’inclusione delle Casse nell’elenco elaborato dall’Istat. “E’ ovvio che le sentenze vanno rispettate – continua Camporese – ma è anche evidente che la battaglia giudiziaria in difesa del perimetro di autonomia non si può arrestare. Andremo in Corte Costituzionale a sostenere i nostri diritti sanciti dalle leggi di privatizzazione e percorreremo anche la via della Corte di Giustizia Europea. Da troppi anni sosteniamo la necessità di chiarire i confini della nostra responsabilità a tutela degli iscritti”.


Nel merito, il Consiglio di Stato ha ribaltato due sentenze del Tar favorevoli agli Enti di previdenza privati. Sostenere, come fa il Consiglio di Stato, che le Casse conservano una funzione strettamente correlata all’interesse pubblico, costituendo la privatizzazione una innovazione di carattere essenzialmente organizzativo, confligge con l’attività di autogoverno chiaramente evidenziata nelle leggi di privatizzazione 509 e 103.  “Gli Enti deliberano su contributi e prestazioni, sugli investimenti, su una miriade di altri aspetti – continua Camporese – e proprio in virtù della loro ampia facoltà di determinazione vengono vigilati da innumerevoli soggetti, Ministeri del Lavoro e dell’Economia in testa. Se il carattere pubblicistico della nostra attività è indiscutibile, l’associarci alle Pubbliche Amministrazione crea una evidente contraddizione giuridica. La finalità statistica dell’elenco Istat non è mai stata in discussione, mentre è sempre più evidente l’utilizzo improprio fatto dal legislatore nel richiamare l’elenco con finalità diverse ed estranee”.


L’Assemblea dei Presidenti aderenti all’AdEPP non si è mai sottratta ad un ragionamento sul bene e sul futuro del Paese. Gli interventi a sostegno del debito pubblico, dell’housing sociale, le stesse aperture verso strumenti economici concordati a sostegno della crescita sono stati ripetutamente sottovalutati.


“Applicarci la revisione della spesa pubblica, incidere nei contratti privatistici sottoscritti con le organizzazioni sindacali, prevedendo di versare allo Stato il risultato del risparmio, rischia di essere inefficace nelle quantità e controproducente nella gestione dei servizi, mentre noi restiamo dei grandi contributori dello Stato, attraverso livelli di tassazione unici in Europa, senza nulla chiedere in cambio.


Il nodo della privatizzazione va sciolto – conclude Camporese – attraverso una norma di sistema, finalmente liberale, che ponga fine ad una diatriba contraria al bene comune. La sofferenze dei giovani professionisti, le difficoltà di oltre due milioni di persone che generano quote importanti del PIL in assenza di qualsiasi ammortizzatore sociale, non possono essere superate soltanto da un atto giudiziario. La nostra responsabilità resta in campo in un Paese che si avvia alla consultazione elettorale. Le ragioni del lavoro sono anche le ragioni del mondo delle professioni”. 


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Clamorosa sentenza del Consiglio di Stato:


le 20 Casse privatizzate (tra


le quali l’Inpgi) sono


classificate pubbliche


amministrazioni secondo


l’elenco compilato ogni


anno dall’Istat (che aveva


impugnato tutte le sentenze


del Tar Lazio contrarie).


Ha vinto con l’Istat il Governo


che aveva presentato ricorso


contro le sentenze del Tar.


(In allegato la sentenza del CdS).


 


L’Istat ha provveduto alla compilazione dell’elenco, assumendo come regole classificatorie quelle proprie del sistema statistico comunitario. L’inclusione nell’elenco Istat comporta per le Casse, come è avvenuto con dl Dl 78/2010, una limitazione nella loro autonomia finanziaria e gestionale. Le amministrazioni pubbliche concorrono al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica definiti in ambito nazionale in coerenza con le procedure e i criteri stabiliti dall'Unione europea. Agli istituti previdenziali compresi nell'elenco fanno riferimento tutte le misure che il governo ha varato per attuare i tagli della spending review. Scatta così la tagliola su auto di servizio, convegni, tetto ai salari e, soprattutto, sulle spese intermedie (quelle per beni e servizi) con riduzioni lineari del 5 e del 10% da versare su un apposito conto dello Stato. La trasformazione operata dal dlgs 509/1994 ha lasciato immutato il carattere pubblicistico dell'attività istituzionale di previdenza ed assistenza svolta dalle Casse, che conservano una funzione strettamente correlata all’interesse pubblico, costituendo la privatizzazione una innovazione di carattere essenzialmente organizzativo.  - di www.adepp.info  - (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=10691)


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CASSE – CAMPORESE


CONTRO MONTI. L’ADEPP


RICORRE ALLA CORTE


DI GIUSTIZIA EUROPEA. NEL


MIRINO SPENDING REVIEW


E DOPPIA TASSAZIONE.


Chiesto incontro al premier.


 


“Le Casse non possono essere considerate come parte della Pubblica Amministrazione perché non lo sono né per forma giuridica né per sostanza. Non costiamo un euro allo Stato in quanto privati, facciamo fronte ad una richiesta di welfare sempre più pressante a causa della crisi in atto facendo affidamento unicamente sulle nostre forze, ci viene chiesta la sostenibilità a 50 anni, e lo faremo, non capisco perché si continui ad inserirci in provvedimenti che riguardano solo la Pubblica Amministrazione alimentando, così, la confusione tra natura pubblica e natura privata degli Enti”.


Roma, 6 settembre 2012. L’assemblea dell’Adepp ha deciso all’unanimità di ricorrere alla Corte di Giustizia Europea per chiedere di deliberare sulla evidente inapplicabilità della spending review agli Enti di previdenza privatizzati.


La spending review – spiega il presidente dell’Adepp, Andrea Camporese, incaricato dall’assemblea di rappresentare le Casse in sede europea – non solo è di difficile e dubbia applicabilità nel nostro sistema ma va contro il principio di autonomia stabilito con leggi dello Stato. Un principio ribadito anche lo scorso marzo, dopo le due sentenze del Tar, da un’ordinanza della Cassazione a Sezioni Unite, la quale, rifacendosi ad un pronunciamento della Corte Costituzionale, ribadisce il carattere pubblicistico dell’attività istituzionale di previdenza e assistenza svolta dagli Enti in quanto rimane pubblica la natura dei contributi previdenziali in denaro dovuti dagli iscritti alla Cassa, e l’altrettanto pacifica natura privatistica degli Enti in quanto il rapporto previdenziale è esclusivamente tra la Cassa e il proprio iscritto. Le Casse non possono essere considerate come parte della Pubblica Amministrazione perché non lo sono né per forma giuridica né per sostanza. Non costiamo un euro allo Stato in quanto privati, facciamo fronte ad una richiesta di welfare sempre più pressante a causa della crisi in atto facendo affidamento unicamente sulle nostre forze, ci viene chiesta la sostenibilità a 50 anni, e lo faremo, non capisco perché si continui ad inserirci in provvedimenti che riguardano solo la Pubblica Amministrazione alimentando, così, la confusione tra natura pubblica e natura privata degli Enti”.


“Come più volte ribadito – continua Camporese – sui costi di gestione rispondiamo ai nostri iscritti, per questo da tempo i 20 Enti aderenti all’Adepp hanno messo in campo politiche di risparmio che devono però essere finalizzate alla gestione dell’Ente stesso, anche attraverso opportune sinergie tra Enti. Siamo consapevoli della situazione drammatica in cui versa il nostro Paese, più volte abbiamo offerto il nostro aiuto e le nostre idee per rilanciarne la crescita, ma nel rispetto della nostra autonomia e natura”.


“E venendo al secondo punto del nostro ricorso alla Corte di Giustizia Europea – denuncia il presidente dell’Adepp – voglio sottolineare come l’Italia sia l’unico Paese dell’Unione a gravare gli Enti di previdenza privatizzati di un doppio balzello che tocca sia la pensione erogata sia i rendimenti dei patrimoni accantonati dagli Enti. Questo mentre nel resto dell’Europa si fanno scelte ben diverse . In Germania, ad esempio, i contributi versati sono esentasse. Nel nostro Paese, oltre alla doppia tassazione, si alza l’aliquota sulla tassazione delle rendite finanziarie al 20% che per noi si traduce in un maggior costo annuo stimato tra i 60 e i 70 milioni di euro. Una situazione insostenibile e che, anche alla luce delle ultime scelte legislative, ci costringe a rivolgerci alla Corte di Giustizia Europea”.


Il Presidente dell’Adepp, Andrea Camporese, su mandato dell’Assemblea, presenterà una richiesta di incontro al Presidente del Consiglio, Mario Monti, sui temi della crescita e dello sviluppo del Paese, a conferma di una disponibilità dei professionisti al bene collettivo, più volte dimostrata anche attraverso il massiccio acquisto dei titoli pubblici. Una condivisione di responsabilità ed un chiarimento definitivo sul profilo dell’autonomia – conclude Camporese – rappresenta il viatico per una collaborazione reale a beneficio del Paese”. (in www.inpgi.it e In http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=9802)


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L'Istat pubblica l'elenco 2012


delle amministrazioni pubbliche


inserite nel conto economico


consolidato dello Stato.


Ci sono le Casse, che


contestano la loro inclusione


e sulla quale si pronuncerà


il 30 ottobre il Consiglio di Stato.


in  http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=10080


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