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CASO GRILLO.
Un artista
ricchissimo
documenta
"ItaliaOggi"

Lorenzo Del Boca
ed Enzo Iacopino:
“Le parole possono
diventare armi”

Roma, 21 settembre 2007. Il Presidente Lorenzo Del Boca ed il Segretario Enzo Iacopino del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti hanno così commentato le affermazioni fatte ieri dal comico Beppe Grillo a Codropio:


“Beppe Grillo ha certamente il diritto di manifestare il suo dissenso politico. Glielo garantisce la Costituzione approvata da quelle istituzioni democratiche – fatte da uomini – che quotidianamente ormai copre di insolenze. Può farlo con il linguaggio che gli è proprio, rispondendo al suo personale gusto e, se qualcuno lo riterrà opportuno, ai Tribunali della Repubblica che hanno il dovere di tutelare l’onorabilità di tutti, singoli cittadini e istituzioni.


Quel che Grillo non può fare – almeno non nel silenzio dell’Ordine dei giornalisti – è auspicare che qualcuno una mattina “spari nel culo” di Mauro Mazza. Il direttore del Tg2 seguirà le strade che crede. L’Ordine dei giornalisti non solo sente il bisogno di solidarizzare con Mazza per questa aggressione personale, ma auspica che la satira, vera o presunta, non cancelli la memoria e abbia sempre presente che le parole a volte hanno determinato conseguenze irreparabili. Le lacrime di coccodrillo, troppo spesso versate dopo essere stati concausa di episodi dolorosi,  non tacitano neanche la coscienza dei responsabili.


 ...........................................................................


NEL 2000 ERA IL 231° CONTRIBUENTE


ITALIANO (UN POSTO SOPRA BARILLA)


PER DUE VOLTE È RICORSO AL


CONDONO TOMBALE – LA BARCA


INABISSATA - DICE DI POSSEDERE


SOLO DUE CASE (AL CATASTO


NE RISULTANO MOLTE DI PIÙ)


 


 


1 - NEL 2000 RISULTAVA ESSERE IL 231° CONTRIBUENTE ITALIANO (UN POSTO SOPRA BARILLA), MA PER DUE VOLTE È RICORSO AL CONDONO TOMBALE, DA LUI TANTO VITUPERATO


 


Fosca Bincher per “Italia Oggi”  del 21 settembre 2007


 


Beppe Grillo si è messo alla guida del popolo dell'antipolitica. L'ho detta. E adesso cercate un ferro, un cornetto, e se non siete maschietti, fate finta di non avere sentito la notizia. Tutti gli altri tocchino l'amuleto in fretta. Perché a Beppe Grillo potete concedere tutto, non la guida. Si schiantò in auto (lui si salvò, gli altre tre a bordo no) nel 1981, e fino al 1988, quando gliela restituì la Corte di Cassazione, fu revocata la sua patente. Con un precedente così uno avrebbe timore anche di guidare un triciclo. Grillo no. Riavuta la patente prese in mano perfino il timone di un panfilo. E il risultato non fu diverso: naufragato sulle coste della Sardegna davanti alla villa di Berlusconi.


Fategli fare tutto, ma non guidare. C'è chi ha temuto potesse saltargli il ghiribizzo perfino di mettersi alla cloche di un aereo. Era il 1984. Grillo era in Egitto per girare “Scemo di guerra” di Dino Risi. Non voleva più continuare. Disse che era stato colpito dalla maledizione di Tuthankamon. E scappò via. Poi gli venne in mente che mettersi alla cloche poteva essere caro, argomento non indifferente per un genovese come lui. Sia per il costo dell'aereo, sia per i rischi di penale da pagare al produttore cinematografico per la fuga dal set. Così si fece venire a prendere da un aereo speciale da Europe Assistance, con tanto di dottore a bordo, Giuseppe Papinutto, spesato dalla compagnia.


Una tragedia? No, per il dottore si trattò «di un colpo di sole accompagnato da un'infezione alimentare». L'episodio è stato così ricordato nei giorni scorsi dallo stesso Risi con un'intervista al Corriere della Sera: «Già depresso perché ridotto al ruolo di spalla, Beppe a un certo punto si ingelosì del rapporto speciale che avevo con Coluche. E così, per ripicca, fece la mossa classica dell'attore indispettito: si diede malato. Per due mesi dovemmo sospendere le riprese. Finché qualcuno non gli fece sapere che se non fosse tornato avrebbe dovuto pagare una penale. Parola magica: da buon genovese si ripresentò sul set».


Non si mise alla guida, per sua fortuna, anche della società che rilevò dal fratello Andrea, la Gestimar di Genova. Una immobiliare di cui il comico-politico detiene la maggioranza assoluta delle azioni (al fratello è restata una quota simbolica), ma di cui Andrea è restato amministratore unico. Per fortuna, perché così mentre Beppe tuonava negli spettacoli-comizio contro i condoni fiscali del governo di Silvio Berlusconi destinati a ladri e malfattori, l'amministratore della sua società vi aderiva con entusiasmo cercando così di evitare inutili diatribe con il fisco.


Scrisse Andrea nella relazione al bilancio 2002 della Gestimar: «In considerazione della possibilità concessa dalla legge finanziaria 2003 di definire la propria posizione fiscale con riferimento ai periodi di imposta dal 1997 al 2001, fermo restando il convincimento circa la correttezza e la liceità dell'operato sinora eseguito, si è ritenuto opportuno di avvalersi della fattispecie definitoria di cui all'articolo 9 della predetta legge (condono Tombale)». L'anno successivo Giulio Tremonti aveva prorogato al 2002 la copertura del condono.


E la Gestimar di Grillo l'ha rifatto. Sempre tombale, sempre per non avere inutili discussioni con il fisco. Unica differenza: versando qualcosa in più dell'anno precedente. La comunicazione fra i fratelli non deve avere funzionato al meglio. Perché due anni dopo, era il 2004, Grillo Beppe (il comico), che del condono aveva appena usufruito per due anni, scrisse una lunga lettera a Repubblica e così si rivolse provocatorio ai parlamentari della Casa delle Libertà: «Mettiamo, per ipotesi, che costoro non abbiano mai rubato, evaso le tasse, corrotto un finanziere o un giudice, maneggiato fondi neri, società offshore, P2, tangenti e condoni...».


Un guaio quella società. Perché sul piano personale se c'è uno che di condoni non ha mai avuto bisogno è sempre stato Grillo: di tasse ne ha pagate a montagne. Basti guardare la lista dei 500 contribuenti 2001 (relativa al 2000) diffusa due anni dopo dalla Agenzia delle Entrate. Grillo risultava il 231° contribuente in tutta Italia, dichiarando un reddito (allora in lire) di 5 miliardi e 289 milioni. Alle sue spalle, 232° posto, c'era il primo industriale della pasta italiana, Guido Barilla. Ancora oggi sembra che sia così. Lui dice di essere il primo contribuente di Genova (all'epoca era Franco Bonelli) e fra i primi 30 di Italia. Farà incazzare tutti i politici. Non Vincenzo Visco, che dovrebbe fargli un monumento.


C'è una sola guida che riesce a Grillo: quella delle notizie. Lui è sempre stato così popolare che giornali, giornalini e giornaloni si sono sempre bevuti tutto quel che ha detto e fatto senza farsi troppe domande. Così l'Ansa il 21 dicembre 1996 digitò- e la stampa si bevve- la notizia del suo matrimonio con Parvin Tadjk 8 che due anni prima gli aveva già dato un bimbo, Rocco), nella chiesa di Sant'Ilario, sulle colline di Genova, celebrate dal parroco, don Glauco Salesi.


La notizia era accompagnata da una rapida biografia degli sposi. Grillo, da tempo divorziato da Sonia Toni (che gli aveva già dato 16 anni prima una figlia, Valentina e tre anni dopo un figlio, Davide. E Parvin, già sposata con il calciatore della Roma e del Milan, Roberto Scarnecchia, con cui aveva avuto due figli, Luna (16 anni all'epoca) e Davide (14 anni all'epoca). Divorziato lui, divorziata lei. Risposati in chiesa e nessuno che si sia chiesto come fosse possibile. Ma Grillo è Grillo, e non si discute. Se non se lo è chiesto nemmeno l'allora cardinale Joseph Ratzinger, figurarsi se la domanda ce la possiamo fare oggi noi.


Non c'è dubbio che almeno di una guida Grillo oggi si sia impadronito: la guida della rete. E' un paladino di Internet, dei blog, dell'informazione fatta con il computer. Ma prima di arrivarci deve avere sbandato non poco. Non è poi passato troppo tempo da quel 4 maggio 2000, quando Grillo tuonò in un teatro di Roma: «Ma lo sapete che Internet, anzichè semplificarci la vita, ci fa lavorare di più?».


Lo spettacolo («Time out») era iniziato con la distruzione rituale di due computer. Con questa considerazione: «Ho comprato tutti i computer possibili. Ma oggi nessuno legge un floppy disc dell' 85, mentre io posso ancora gustare un libro del '600...». Curioso che sia diventato il re delle tecnologie il Savonarola che le voleva distruggere e bruciare. Ma Grillo è così. Fece il testimonial della campagna contro gli sprechi energetici. E Chicco Testa, presidente dell'Enel, osservò beffardo: «Grillo ha in casa 20 kw installati, contro i 3 delle famiglie italiane. Consuma come 7 famiglie. E' il testimonial perfetto»...


 


2 - SUL SUO BLOG HA SCRITTO DI AVER AVUTO UN INCIDENTE STRADALE NEL 1980 (ERA IL 1981), DI NON AVERE UNA BARCA PERCHÉ L’HA VENDUTA (INVECE SI È INABISSATA), E DI POSSEDERE SOLO DUE CASE (AL CATASTO NE RISULTANO MOLTE DI PIÙ)…


 


Stefano Sansonetti per “Italia Oggi” del 21 settembre 2007


 


Dalle colonne del suo blog, due anni fa, decise di fare un'operazione di trasparenza. Esattamente la caratteristica che, secondo le vibranti accuse lanciate in questi anni, manca troppo spesso alla classe politica italiana. Beppe Grillo, che già nel 2005 si era ritagliato il ruolo di fustigatore dei costumi del parlamento nostrano, intendeva con quell'atto fugare una volta per tutte le voci che iniziavano a rincorrersi sul suo conto. «Parlo adesso e poi basta», annunciò il comico mostrandosi disponibile a vuotare il sacco. Nella sua confessione on-line, però, come dimostrano le schede che seguono, si sono persi alcuni dettagli di non poco conto. Lui scrive che ebbe un incidente d’auto nel 1980, che non ha una barca perché l’ha venduta, e che ha due case, a Genova e in Toscana. Le cose non stanno proprio così...


 


1 - LA TRAGEDIA DI CUI NON RICORDA L’ANNO…


L'evento è stato tragico. Una gita in montagna trasformatasi in un dramma che ha visto la morte di tre persone, tra cui un bambino di 8 anni. Beppe Grillo, dalle pagine on line del suo blog, nel 2005 ricordò agli internauti quel terribile evento. Con una imprecisione, però. L'anno in cui fu protagonista della vicenda che lo avrebbe segnato per sempre, infatti, era il 1981. E non il 1980, come riferì erroneamente il comico genovese sul suo sito.


Sta di fatto che il 7 dicembre del 1981, Grillo stava facendo una gita sulle montagne intorno a Limone Piemonte. Si trovava alla guida del suo fuoristrada, una Chevrolet Blazer, in compagnia di due amici genovesi, ovvero i coniugi Renzo Giberti (45 anni) e Rossana Guastapelle (33), e di uno dei loro due figli, Francesco (8 anni). A un tratto l'autovettura slittò su un lastrone di ghiaccio facendo perdere del tutto il controllo al comico. Il fuoristrada precipitò in un burrone causando la morte dei tre componenti della famiglia Giberti. Grillo riuscì a salvarsi per miracolo, come lui stesso ha ricordato più volte, saltando fuori dall'abitacolo prima che l'auto venisse proiettata fuori dalla strada.


L'evento provocò all'attore uno choc tremendo, a cui seguì tutto il periodo delle indagini e del processo. Grillo, infatti, venne rinviato a giudizio il 14 giugno del 1983 con l'accusa di omicidio colposo plurimo. Il tribunale di Cuneo, con sentenza del 21 marzo del 1984, assolse il comico genovese per insufficienza di prove. Venne invece concordato un risarcimento di 600 milioni di lire, per metà pagati dall'assicurazione e per metà rifusi dallo stesso Grillo, gran parte dei quali messi a disposizione della piccola Cristina, 9 anni, superstite della famiglia Giberti. Il verdetto, però, venne capovolto dalla Corte d'appello di Torino il 13 marzo del 1985, con una decisione che condannò l'attore a un anno e due mesi con il beneficio della condizionale. Sentenza di condanna che venne confermata dalla Cassazione l'8 aprile del 1988.


 


2 – IL SUO PANFILO SI INABISSO’ IN SARDEGNA…


Fu un corpo sommerso, presumibilmente una bombola, a danneggiare la barca di Beppe Grillo e a causarne l'affondamento nel mare della Costa Smeralda l'8 agosto del 1997. È con questa valutazione che si concluse un'altra inchiesta che coinvolse il comico 10 anni fa e che lo vide per qualche tempo indagato per naufragio colposo. Il pubblico ministero, dopo l'esito delle perizie svolte sullo scafo dalla guardia costiera della Maddalena, chiese però l'archiviazione e il proscioglimento dell'attore.


Quel giorno sul panfilo «Jo II», il magnum di 12 metri all'epoca di proprietà di Grillo, si trovavano diverse persone. Oltre al comico c'erano sua figlia Parvin, la madre Valeria Carlucci, il presentatore Corrado Tedeschi e la compagna di quest'ultimo, Corinne Sommaruga. A un certo punto, almeno secondo le ricostruzioni che furono offerte in un primo momento, lo yacht si incagliò in una secca, nella zona prospiciente l'isoletta di Mortorio, a largo di Porto Cervo. L'incidente provocò un danno non da poco allo scafo del «Jo II», costringendo il comico genovese a lanciare l'allarme. E così gli occupanti vennero soccorsi da una motovedetta della guardia costiera che li ricondusse a riva. Tra l'altro, proprio al momento dell'incidente, nei pressi della barca di Grillo si trovava anche il panfilo «Romantica», di proprietà dell'editore Rusconi.


A ogni buon conto il giorno successivo, il 5 agosto del 1997, iniziarono le operazioni di recupero del magnum dell'attore genovese che nel frattempo si era inabissato nel fondale di otto metri. Di qui partì una girandola di perizie, prima da parte della stessa guardia costiera, poi da parte della commissione amministrativa d'inchiesta sui sinistri navali. Quello che emerse, secondo quanto riferì il pm di Tempio Pausania nella richiesta di archiviazione e di proscioglimento, fu appunto che lo scafo era stato danneggiato dall'urto di un corpo sommerso, presumibilmente una bombola.


 


3 – I SUOI MATTONI, DA AOSTA E RIMINI…


Altro che due case. Basta fare un salto negli archivi del catasto per vedere che quella del mattone, per Beppe Grillo, se non è una passione poco ci manca. Che abbia una casa in Toscana, come ha riferito dalle colonne del suo blog nel 2005, non ci sono dubbi. E che casa. Il comune è Bibbona, in provincia di Livorno, e lì si erge una villa di 21 vani, per una superficie catastale complessiva di 379 metri quadri, con relativa rimessa di 70 metri quadri e terreno di 5.600. Poi si passa a Rimini. In questo caso al comico genovese risulta intestata un'abitazione di sette vani con annesso garage di 16 mq. Dal mare alla montagna.


Si arrivi dritti in Valle D'Aosta dove Grillo ha un garage, o comunque una rimessa di 14 metri quadri. Chissà, probabilmente utilizzata per riporre gli sci dopo il weekend sulla neve. Il fatto è che non finisce qui. Perché l'attore, insieme al fratello Andrea, risulta titolare di una società immobiliare che ha in pancia un bel po' di cosette, tra case, uffici e negozi. La società in questione si chiama Gestimar, e in essa Beppe Grillo fece il suo ingresso l'8 aprile del 1997, quando di fronte al notaio Rosetta Gessaga di Genova venne perfezionato l'atto di cessione con cui Andrea cedeva al fratello una quota pari al 9% del capitale sociale della società.


Il tutto a un prezzo complessivo di 348 milioni di lire. Successivamente Beppe è salito in cattedra all'interno della srl, di cui oggi controlla il 99% del capitale. Se si dà un'occhiata al bilancio della Gestimar, però, si scopre che alla srl sono intestati diversi immobili. Ce ne sono tre nel villaggio di Marineledda-Golfo Aranci e uno a Porto Cervo. Poi seguono un piccolo appartamentino di due vani a Genova con annesso garage, quattro uffici e quattro cantine in uno stesso stabile sempre nel capoluogo ligure e un negozio da 160 mq a Caselle (Ge). Infine figura ancora un negozio da 11 vani sempre all'ombra della lanterna.


 


Dagospia 21 Settembre 2007


 


 


 


 





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