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GIORNALI E INFORMAZIONE LIQUIDA. ATTENTI A NON FARE LA FINE DELLE MAJORS MUSICALI COSTRETTE, DOPO ANNI DI LOTTE LEGALI E DI MERCATO, A DOVER VENDERE MUSICA MP3

di Claudia Cascone-Desk

Ci sono dei segnali molto significativi sul fatto che l’informazione dominante viaggia ormai su rete e non più attraverso quotidiani e riviste cartacee. E’ in difficoltà anche la superstar degli ascolti, la tv. Eppure le più importanti case editoriali italiane si ostinano a privilegiarsi dello spazio in edicola o in libreria per informare. In realtà è in atto una grande trasformazione del mondo dell’informazione che non può essere ignorata dalle società più importanti e dai maggiori giornali cartacei.


Ci sono dati chiari e indiscutibili che dimostrano questa tendenza. In primis gli investimenti pubblicitari. La pubblicità è il pilastro portante della carta stampata, le altre entrate provengono dal tipo di diffusione, dalle copie vendute e dalle vendite congiunte (libri, cd, dvd, gadget). Consultando il sito di borsaitalia.it si hanno dati sulla previsione di un ulteriore calo degli investimenti pubblicitari su carta stampata nel 2013. Si parla per il 2013 di 7,5 miliardi di euro di investimenti in pubblicità su giornali cartacei. Il 2012 non è stato molto diverso. Questi dati dimostrano un calo che riporta a dati di dieci anni fa.


Se si parla di periodici la situazione è devastante. Secondo i dati del Fcp (Federazione concessionarie pubblicità) sui primi dieci mesi del 2012 gli investimenti in pubblicità sono calati del 16,4%.


Se si guarda alle vendite di copie la situazione non migliora. Fra il 2006 e il 2010, secondo un rapporto Fieg (Federazione italiana editori giornali), la diffusione dei quotidiani ha vissuto un costante peggioramento con vendite medie giornaliere passate da 5,5 milioni di copie a 4,6. Nel quadriennio, le flessioni più consistenti sono state subite dalle testate economiche (-10,6%), nazionali di informazione generale (-9,4%), sportive (-8,4%) e pluriregionali (-5,9%). Sempre in calo ma con una qualche capacità di tenuta è la diffusione dei quotidiani più radicati nel loro territorio di appartenenza come i provinciali (-0,9%) e i regionali (-1,5%).


Il problema è che questi cali di investimenti pubblicitari e di vendite di copie sono stati attribuiti alla crisi che dal 2008 ha investito un po’ tutti campi finanziari. In realtà c’è un fattore determinante che non è legato alla crisi ma all’informazione liquida.


La grande svolta in atto che sta spostando i lettori e fruitori di informazione quotidiana e periodica dalla carta stampata alla rete può essere compresa paragonando l’editoria attuale al mercato della musica della fine degli anni ’90 e degli inizi del 2000.


Dal 1995 al 2007, infatti, abbiamo assistito ad una progressiva trasformazione del mercato della musica, passato dalla vendita dominante dei cd a quella della musica liquida. Ci sono voluti 12 anni affinché le grandi majors del mercato musicale (Sony, Universal, Bmg, Emi e Warner) si adeguassero alla domanda di musica liquida che ormai viaggiava in rete a costi bassissimi e con una grande praticità di ascolto. Il formato digitale della musica mp3 nasce nel 1995. Non trovando mercato legale approda nella pirateria. Un giovane studente nel 1999 crea un server per la diffusione degli mp3 libero dal potere delle grandi case musicali, Napster. Con una causa legale da parte delle majors sarà costretto a chiudere ma lo sviluppo tecnologico non libererà queste dall’imbarazzo di dover adeguarsi al mercato della musica liquida, ormai vincitore su quello dei cd. Dal ’98 in poi, infatti, le multinazionali perdono privilegi gradualmente, un po’ come sta accadendo ora con le grandi case editoriali italiane.


La nascita di lettori di musica liquida, che con il tempo diventavano sempre più accessibili, funzionali e sofisticati, dava la possibilità di ascoltare più facilmente e a prezzi decisamente migliori la musica non dovendo più ricorrere ai costosi e ingombranti cd.


Apple riuscì, grazie al genio di Steve Jobs, a creare un monopolio del settore. Fu solo allora che le grandi case musicali, dopo qualche imbarazzante tentativo di gestire le vendite con server centrali che controllassero il mercato grazie a formati particolari di musica liquida - per lo più mal funzionanti, vedi il caso Sony -, si arresero al nuovo evidentissimo mercato dominante di musica online. Nel 2007 infatti le majors fecero un accordo con Amazon per creare il loro mercato di musica liquida in rete.


Il paragone con la trasformazione del mercato editoriale italiano non è azzardato. Non bisogna giustificare la perdita di lettori solo con la crisi ma bisogna assolutamente guardare all’informazione liquida, ormai dominante. In tempi in cui si può leggere il quotidiano sullo smartphone, sebbene in formato un po’ più ridotto, o sul tablet, che ne conserva tutto il contenuto del cartaceo offrendo in più una possibile interattività, se prevista dalla testata, non ci si può più arroccare in edicola e nel formato cartaceo.


In una recente intervista, Franco Abruzzo, osservatore esperto dei media, ha dichiarato che la carta stampata non morirà ma resterà un mezzo di nicchia prezioso per il famoso “approfondimento” garantito fino ad oggi dai quotidiani. E’ una affermazione veritiera ma sembra di ascoltare i grandi amanti della musica parlare di vinile e particolari confezioni cd. Il cartaceo non morirà, così come non è morto il cinema dopo l’avvento della tv, ma se si vuole fare qualcosa per il mercato dell’editoria e per il giornalismo non si può prescindere dalla presa d’atto che ormai l’informazione dominante è liquida.


Lo insegna, seppure scomodamente, Beppe Grillo con il suo Movimento a cinque stelle. Questo movimento politico non ha mai avuto un organo di stampa. Ha fatto dell’informazione liquida la sua forza e i risultati sono evidenti. Le sue campagne elettorali viaggiano più in rete che in televisione o nelle piazze. Senza voler dargli consenso, si deve ammettere che ha saputo sfruttare la potenzialità dei nuovi canali digitali della propaganda.


Ancora, a favore della tesi sull’informazione liquida si possono citare i twitter del Papa.


Gli esempi sono molteplici e a conferma di quanto detto arrivano delle manovre editoriali importanti da parte di testate storiche. Il Newsweek, la rivista generalista statunitense, fondata nel 1933, pubblicata a New York e diffusa in 3 milioni di copie negli Stati Uniti e 4 milioni nel resto del mondo, nel mese di ottobre 2012 ha annunciato la cessazione della pubblicazione dell'edizione cartacea, per passare completamente al digitale. Il Secolo d'Italia è oggi un quotidiano online nazionale, sebbene, fondato a Roma nel 1952, sia stato per decenni il quotidiano cartaceo di partito prima del Movimento sociale italiano, poi di Alleanza nazionale, infine del PdL, divenendo così testata storica. Liberazione. Giornale comunista è il quotidiano italiano organo di stampa ufficiale del partito di Rifondazione Comunista. Fondato nel 1991, il giornale è uscito in edicola fino al 20 gennaio 2012. Dal 7 gennaio 2013 è in versione online.


Questa tendenza continuerà a trasformare il mondo dei media, dell’editoria e del giornalismo non a causa della crisi ma per la posizione sempre più dominante che avrà l’informazione liquida. Attenti a non fare brutte figure.


 





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