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(Le “pensioni d’oro” e) IL GATTO DI TRILUSSA.

di FURIO PASQUALUCCI
Presidente on. della Corte dei Conti

Il testo della Legge di stabilità, recentemente approvato dal Senato, prevede un contributo di solidarietà del 6%, del 12% e del 18%, rispettivamente a carico delle pensioni superiori ai 90.000, 128.000 e 190.000 Euro lordi; tale contributo è destinato in parte alle gestioni previdenziali obbligatorie per finanziare alcune prestazioni in deroga ed in parte al finanziamento della nuova Social Card rafforzata.


Quale cittadino rientrante in tali parametri non potrei che sentirmi onorato da una chiamata alla solidarietà per sì nobili scopi; tuttavia una domanda si impone: perché tale onore non si estende ai titolari di redditi uguali ed anche di gran lunga superiori? Penso agli alti burocrati, ai dirigenti di aziende pubbliche e private, agli alti magistrati, ai professionisti dalle ricche parcelle (quando rilasciano le ricevute), alle star dello sport e della TV, ai politici di professione (pare addirittura che neanche i vitalizi dei parlamentari vi rientrino) e così via……


Si pensi quanto più sostanzioso potrebbe essere il contributo se esteso a tutte le ricordate categorie e come sarebbe possibile soccorrere una ben più ampia fascia di cittadini indigenti!


Quindi, perché solo i pensionati? Mi vengono in mente due risposte: la prima riguarda la nota polemica sulle “pensioni d’oro”: sotto tale termine sono ricondotte varie, ben differenti fattispecie: si va da chi ha fruito in modo sproporzionato del sistema retributivo, a chi si è visto beneficiare per legge di anzianità fittizie, a chi, sempre per legge, ha visto rivalutate e moltiplicate le proprie prebende, ma anche a chi ha alle spalle una solida base contributiva ed a chi, come chi scrive, dopo cinquant’anni di contributi e collocato a riposo a 75 anni, ha accantonato tali somme da coprire più che ampiamente i non molti anni che la normale aspettativa di vita prevedibilmente gli riserba; insomma si è sparato nel mucchio!


Vi è, però, un’altra risposta ancor più mortificante, i pensionati non lavorano, non possono protestare con scioperi più o meno selvaggi, tutto sommato sono un peso cui ben si può applicare la rottamazione ormai di moda.


Se queste sono le motivazioni, debbo dire che più che di un onore si tratta di una inaccettabile discriminazione!


Suvvia, quindi, concorriamo tutti solidariamente, senza imitare il famoso gatto di Trilussa che, chiamato in causa, ”trovò subbito la porta, scappò in soffitta e disse: Pe' 'sta vorta so’ solidale, sì, ma nun insisto!”.


 


 


 





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