Ci sono deputati che, pervasi dall'odio sociale e dal qualunquismo, continuano a prendersela sempre con la categoria notoriamente più debole ma che non evade le tasse, cioé i pensionati, ignorando persino norme di legge già da tempo in vigore.
E' il caso dell'onorevole Maria Anna Madia (Pd), che ha presentato alla Camera uno stravagante emendamento al disegno di legge di stabilità per il 2014 del governo Letta con cui inventa il divieto di cumulo della pensione con qualsiasi reddito di lavoro autonomo, dipendente o libero professionale, pena il dimezzamento del vitalizio. In pratica tutti i giornalisti in pensione non potrebbero più collaborare.
Peccato che l'onorevole Madia non sappia, però, che l'art. 18, comma 11, del Decreto legge varato dal governo Berlusconi il 6 luglio 2011 n. 98 e convertito in legge 15 luglio 2011 n. 111 (tuttora in vigore) faccia obbligo - a partire dal 1° gennaio 2012 - a tutti i pensionati di oltre 65 anni di età iscritti in albi professionali che percepiscono redditi derivanti da collaborazioni nello svolgimento delle loro attività professionali a versare i contributi alla loro Cassa previdenziale privatizzata di categoria. Nel caso dei giornalisti ultra 65enni é la Gestione Separata INPGI (o INPGI 2) cui va pagato complessivamente il 7% (5% quota del giornalista, cioé la metà di quanto dovuto da giornalisti non andati in pensione, più il 2% di quota fissa dovuta dall'editore, che spesso viene, però, versata sempre dallo stesso giornalista) dell'importo della collaborazione. Cliccare su:
http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:2011-07-06;98!vig=
La proposta Madia spazzerebbe via questa disposizione di legge che lei stessa, però, dimostra di non conoscere.
Ha quindi perfettamente ragione il collega Franco Abruzzo a lanciare qui appresso l’ennesimo allarme su proposte di legge bizzarre e senza senso come questa. L'onorevole Madia l'ha sparata davvero grossa e si meriterebbe un bel tapiro d'oro!
Roma, 7 dicembre 2013
Pierluigi Roesler Franz
Presidente del Gruppo Romano Giornalisti Pensionati presso l'Associazione Stampa Romana
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Spaventosa incultura giuridica nel Parlamento. Rinnegato il principio costituzionale del diritto al lavoro (che vale anche per i cittadini pensionati in una Repubblica fondata sul lavoro). Il Pd, smentendo ancora una volta e prendendo a schiaffi Costituzione e Corte costituzionale, condanna i pensionati all’inedia e/o al lavoro nero (e anche a pagare tasse più cospicue a parità di reddito rispetto ai cittadini attivi). Nell’emendamento alla legge di stabilità 2014, firmato da Maria Anna Madia (Pd), si legge: “I vitalizi di importo complessivo superiore a sei volte il trattamento minimo dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) non sono cumulabili con i redditi da lavoro autonomo, dipendente, o libero professionale”.
di Franco Abruzzo–presidente dell’Unp@it
http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=13449