Roma, 10 gennaio 2014. Nella riunione di ieri la Conferenza dei presidenti di gruppo di Montecitorio ha predisposto il calendario dei lavori per il mese di gennaio. Emerge, e desta stupore, che fra il 27 gennaio e il 5 febbraio sia previsto il dibattito in aula sulla Pdl (Proposta di legge) “GIORGIA MELONI ed altri: Disposizioni in materia di pensioni superiori a dieci volte l'integrazione al trattamento minimo INPS (Atto 1253)”. Lo stupore nasce dalla circostanza che l’argomento è stato affrontata nella stessa aula di Montecitorio appena tre giorni fa (l’8 gennaio), quando l’assemblea ha bocciato senza scampo la “mozione Meloni” articolata sugli stessi argomenti racchiusi nella Pdl (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=13643). Il cuore del discorso di Giorgia Meloni è questo: “Stabiliamo che se hai pagato i contributi, esattamente come accade oggi per noi, per prendere una pensione da 7 mila, 8 mila, 9 mila, 10 mila euro al mese la pensione è tua, nessuno te la può togliere. Ma se non li hai versati quei contributi non puoi prendere una pensione più alta di 5 mila euro al mese, non la puoi prendere a fronte di quella che oggi è la realtà italiana”. La leader dei “Fratelli d’Italia punta, con una legge retroattiva, a ricalcolare le vecchie pensioni retributive con il metodo contributivo. La proposta di legge è strutturata in un articolo unico con tre commi:
1. I trattamenti pensionistici obbligatori, integrativi e complementari, i trattamenti erogati da forme pensionistiche che garantiscono prestazioni definite in aggiunta o ad integrazione del trattamento pensionistico obbligatorio, ivi comprese quelle di cui ai decreti legislativi 20 novembre 1990, n. 357, 16 settembre 1996, n. 563, e 5 dicembre 2005, n. 252, nonché i trattamenti che assicurano prestazioni definite per i dipendenti delle regioni a statuto speciale e degli enti di cui alla legge 20 marzo 1975, n. 70, ivi compresi quelli derivanti dalla gestione speciale ad esaurimento di cui all'articolo 75 del decreto del Presidente della Repubblica 20 dicembre 1979, n. 761, e quelli erogati dalle gestioni di previdenza obbligatorie presso l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) per il personale addetto alle imposte di consumo, per il personale dipendente dalle aziende private del gas e per il personale già addetto alle esattorie e alle ricevitorie delle imposte dirette, con esclusione delle prestazioni di tipo assistenziale, degli assegni straordinari di sostegno del reddito, delle pensioni erogate alle vittime del terrorismo e delle rendite erogate dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, i cui importi, alla data di entrata in vigore della presente legge, risultino superare complessivamente, anche in caso di cumulo di più trattamenti pensionistici, dieci volte l'integrazione al trattamento minimo dell'INPS, sono ricalcolati e corrisposti secondo il sistema contributivo di cui alla legge 8 agosto 1995, n. 335. - 2. I trattamenti pensionistici ricalcolati a seguito dell'applicazione delle disposizioni del comma 1 non possono essere comunque inferiori a dieci volte il trattamento minimo dell'INPS. - 3. I risparmi di spesa conseguiti attraverso l'applicazione delle disposizioni dei commi 1 e 2 sono destinati a misure di perequazione dell'integrazione al trattamento minimo dell'INPS, dell'assegno sociale e dei trattamenti corrisposti ai sensi della legge 12 giugno 1984, n. 222.
Marialuisa GNECCHI (PD), relatore, ha proposto l’8 gennaio (alla Commissione Lavoro pubblico e privato) “di adottare, come testo base per il prosieguo dell'esame in sede referente, il testo della proposta di legge ‘C. 1253 Giorgia Meloni’, tenuto conto che tale provvedimento è stato iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea in ‘quota opposizione’. Ritiene, peraltro, che tale testo possa costituire una valida base di partenza per l'elaborazione di un provvedimento il più possibile efficace, dovendosi comunque considerare come un testo aperto al contributo emendativo di tutti i gruppi”. Il sottosegretario Carlo DELL'ARINGA si è rimessso alle valutazioni della Commissione. Cesare DAMIANO, presidente, rileva in ogni caso che l'iter parlamentare sia ancora aperto al contributo da parte di tutti i gruppi, che, qualora lo ritengano opportuno, potranno formulare apposite proposte di modifica, sotto forma di emendamenti, al testo assunto come base per il seguito dell'esame”. Questa operazione per diversi profili abnorme e illegittima presuppone che: a) l’Inps e gli enti sostitutive abbiano conservato negli archivi le carte dei singoli pensionati magari di 40/60 anni fa; b) e che queste carte siano messe a disposizione dei singoli cittadini sotto tiro perché si possano difendere e possano partecipare al procedimento amministrativo di riesame della loro posizione. La difesa (art 24 Cost) è un diritto inviolabile della persona. La violazione di questo solenne precetta determina la nullità del procedimento. Va osservato anche che la proposta di legge Meloni confonde (al comma 3) assistenza e previdenza, mentre da sempre l’assistenza ai cittadini in difficoltà ricade sulla fiscalità generale e non su una categoria di cittadini (i pensionati) discriminati rispetto ai cittadini attivi, che resterebbero esenti dai nuovi tributi. Questa impostazione, censurata dalla Corte costituzionale con la sentenza 116/2013, si scontra nelle finalità con la mozione approvata dall’aula l’8 gennaio. La mozione approvata l’8 gennaio della maggioranza politica (Pd, Scelta civica, Nuovo centro destra e Per l’Italia) impegna il Governo sostanzialmente a prelevare i fondi per gli esodati dai cosiddetti “assegni d’oro”, ma “nel rispetto dei principi indicati dalla Corte costituzionale, sempre in un'ottica di solidarietà interna al sistema pensionistico”. La mozione è contraddittoria. La sentenza 116/2013 della Consulta dice che “la solidarietà – come ha ricordato l’onorevole Giampaolo Galli (Pd) intervenuto nel dibattito - dev’essere a carico di tutti i redditi, quale che ne sia l’origine, pensione, rendite immobiliari, lavoro e così via. Quella sentenza indica la via maestra da seguire per sviluppare davvero la solidarietà a favore delle persone e dei gruppi sociali più deboli”. FRANCO ABRUZZO, presidente della “Unione nazionale pensionati per l’Italia” (UNP@it) sul punto ha dichiarato: “La mozione approvata l’8 novembre recupera il rispetto per le sentenze della Corte costituzionale come ho auspicato a nome dell’Unp@it. Gli enti previdenziali non hanno le ‘carte’ e non è possibile, per difficoltà tecniche collegate appuntro alla disponibilità delle “carte”, ricalcolare le vecchie pensioni retributive con il metodo contributivo afferma Stefano Fassina, ex viceministro all’Economia. Anche l’UNP@it, sfidando Giorgia Meloni, chiede il ricalcolo delle pensioni: non è vero che, - è il parere di Sel -, un sistema retributivo, come quello adottato fino al 1995, sia necessariamente più generoso del sistema contributivo; anzi il contributivo penalizza i poveri. Verrà dimostrato che ci perderanno i cittadini deboli, coloro che percepiscono pensioni di 500/700 euro privi di consistenti contributi alle spalle”. Pubblichiamo l’intervento di GIORGIA MELONI pronunciato nel dibattito dell’8 gennaio alla Camera così come stenografato dal personale di Montecitorio: “Le forze politiche si trovano a confrontarsi in Parlamento, vi sono mozioni praticamente di tutte le forze politiche e tutti quanti ritengono che la questione vada in qualche maniera affrontata. Poi, su come si debba affrontare, le posizioni in campo sono molto diverse.Però, io sono molto contenta che si sia raggiunto questo risultato, perché, vedete, qualche anno fa, quando mi è capitato di cominciare a porre questa questione, magari in qualche trasmissione televisiva anche di livello, mi è capitato, anche e spesso, di trovarmi fior fiore di economisti, di giornalisti, perfino di politici, che negavano l'esistenza stessa in Italia di un fenomeno chiamato «pensioni d'oro» o che dicevano: «Va bene, ma è una roba che riguarda qualche decina di italiani, non influisce sul bilancio dello Stato. Non è una questione della quale valga davvero la pena di occuparci. Occupiamoci, piuttosto, di qualcos'altro». E guardate, mi ha colpito tanto in questi anni, in questi mesi, quante cose si muovano e quante persone si muovano, perlopiù non alla luce del sole, per cercare di mettere i bastoni tra le ruote quando si tenta di affrontare questa questione. Dirò anche – perché è un problema che ho ampiamente posto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, il Vicepresidente Di Maio se lo ricorderà – che trovo bizzarra francamente anche la trattazione di queste mozioni oggi, perché noi sappiamo che vi è una serie di proposte di legge in discussione in Commissione lavoro, una richiesta di calendarizzazione di una proposta di legge di Fratelli d'Italia che è iniziata sei mesi fa: finalmente si riesce a calendarizzare il provvedimento in Commissione e contestualmente, curiosamente, si calendarizza una mozione in Aula. Perché lo dico ? Perché di solito non si fa ! Lo sanno tutti: non si calendarizza una mozione, che prevede cioè un atto di indirizzo al Governo, su una materia sulla quale la stessa Camera sta nello stesso tempo legiferando, a meno che non si vogliano creare problemi. Complice, devo dire, anche una certa ostinazione dei colleghi del Movimento 5 Stelle, che non hanno voluto, diciamo, continuare a lavorare in Commissione prima di trattare le mozioni e quindi tentare di arrivare a una proposta di legge complessiva, anche magari lavorata insieme, su questo tema; si sono ostinati per portare la mozione in Aula, una ostinazione che sicuramente rende sul piano della comunicazione, ma – attenzione ! – potrebbe non rendere se invece si avesse davvero l'obiettivo di arrivare a risolvere i problemi. E questo è anche il motivo per il quale sia io che il collega Fedriga abbiamo riformulato le nostre mozioni mettendo all'inizio dei nostri impegni una formulazione che dice che impegniamo il Governo nel caso in cui entro la data del 31 marzo il Parlamento non abbia adottato un provvedimento proprio; cosa che si spera…... Io non penso che noi dobbiamo tassare le pensioni d'oro per un anno, per due anni, che dobbiamo continuare a ragionare di contributi di solidarietà una tantum, che dobbiamo continuare a ragionare di provvedimenti emergenziali. Io credo che in Italia serva un provvedimento strutturale che revochi le «pensioni d'oro», cioè che dica che non può essere venduto come un diritto – e segnatamente un diritto acquisito – il fatto che c’è gente che oggi prende una pensione da 40 mila euro al mese pagata con i contributi di qualcun altro che gli siede a fianco e non avrà mai una pensione decente. Ma è così impossibile sancire in Italia la fine del tempo in cui ci sono gli ipergarantiti e gli esclusi da qualunque forma di garanzia, in cui ci sono generazioni che hanno avuto più di quello che c'era da dividersi e generazioni che non avranno mai niente perché qualcuno si è speso anche i soldi loro ? Perché non si può sancire una cosa definitiva ? Le «pensioni d'oro» non possono esistere perché sono incostituzionali, queste sì ! Non il tentativo di metterci le mani, perché non mi si venderà mai come un diritto acquisito quello che, di fatto, è un sopruso. Se io prendo una pensione che sta pagando qualcun altro, per cui non ho pagato io i contributi e qualcun altro che sta pagando la mia pensione non la prenderà mai non è un diritto ! È un sopruso ! E un Parlamento decente direbbe basta a un sopruso ! Allora qual è la proposta ? E cerco di calmarmi. La proposta è semplice, colleghi, vi prego datemi un minuto di attenzione. Stabiliamo un tetto, noi abbiamo detto dieci volte la pensione minima: sono 5 mila euro al mese, non è poco. Fino a quel tetto noi le pensioni non le tocchiamo, nessuna. Però, per la parte che eccede quel tetto calcoliamo i contributi che si sono versati, perché questo è l'unico strumento che non discrimina nessuno. Vedete il paradosso? Ci sono anche proposte di colleghi che dicono: «Stabiliamo un tetto e tutto il resto via». Però se uno ha pagato i contributi per avere una pensione più alta di quel tetto perché io la devo tagliare? Perché dobbiamo sempre ragionare per tagli lineari? Stabiliamo che se hai pagato i contributi, esattamente come accade oggi per noi, per prendere una pensione da 7 mila, 8 mila, 9 mila, 10 mila euro al mese la pensione è tua, nessuno te la può togliere. Ma se non li hai versati quei contributi non puoi prendere una pensione più alta di 5 mila euro al mese, non la puoi prendere a fronte di quella che oggi è la realtà italiana. Allora io su questa proposta, che è la proposta di Fratelli d'Italia che si sta discutendo in Commissione Lavoro – l'ho formulata con estrema semplicità: spero che una volta tanto mi si dedichi su questo un minuto di tempo –, ho anche scritto una lettera aperta a Matteo Renzi e a Beppe Grillo, perché ? A Matteo Renzi perché abbiamo parlato tanto della generazione dei quarantenni, di quelli che in qualche maniera possono segnare una discontinuità rispetto all'Italia dei garantiti e dei non garantiti. Matteo Renzi si è speso su questo tema. Mi piacerebbe sentirgli dire che è d'accordo su una proposta come questa, che ce la voterà, che il Partito Democratico convergerà con Fratelli d'Italia. E l'ho detto ho fatto un appello a Beppe Grillo perché insomma le battaglie anticasta, contro i privilegi che abbiamo visto in questi anni, secondo me, si sposano perfettamente con una proposta di questo tipo. Il punto è: possiamo dire una volta che questo Parlamento è capace di approvare qualcosa non sulla base di chi lo presenta, non sulla base dello scontro acritico, non sulla base di come venderselo su Facebook, su Twitter o sui comunicati stampa, ma sulla base di quello che è giusto? Perché solamente quando noi cominceremmo a fare cose giuste la gente comincerà a credere in noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)”.
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9.1.2014 - PENSIONI. La mozione approvata l’8 gennaio della maggioranza politica (Pd, Scelta civica, Nuovo centro destra) impegna il Governo sostanzialmente a prelevare i fondi per gli esodati dai cosiddetti “assegni d’oro”, ma “nel rispetto dei principi indicati dalla Corte costituzionale, sempre in un'ottica di solidarietà interna al sistema pensionistico”. La mozione è contraddittoria. La sentenza 116/2013 della Consulta dice che “la solidarietà – come ha ricordato l’onorevole Giampaolo Galli (Pd) intervenuto nel dibattito - dev’essere a carico di tutti i redditi, quale che ne sia l’origine, pensione, rendite immobiliari, lavoro e così via. Quella sentenza indica la via maestra da seguire per sviluppare davvero la solidarietà a favore delle persone e dei gruppi sociali più deboli”. Vittoriosa la battaglia per il rispetto dei giudicati costituzionali condotta con forte determinazione dall’”Unione nazionale pensionati per l’Italia” (Unp@it). “Adesso si apre un nuovo fronte di impegno: la perequazione per tutti i pensionati”. /di Franco Abruzzo-presidente Unp@it /IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=13648
8. 1. 2014. .PENSIONI COSIDDETTE D’ORO. Dibattito a Montecitorio: “La Camera impegna il Governo a monitorare gli effetti e l'efficacia delle misure introdotte con la legge di stabilità; a valutare, agli esiti di questo monitoraggio, l'adozione di interventi normativi che, nel rispetto dei principi indicati dalla Corte costituzionale, sempre in un'ottica di solidarietà interna al sistema pensionistico, siano tesi a realizzare una maggiore equità per ciò che concerne le cosiddette «pensioni d'oro» e correggano per queste ultime eventuali distorsioni e privilegi derivanti dall'applicazione dei sistemi di computo retributivo e contributivo nella determinazione del trattamento pensionistico”. Questo è il cuore dalla mozione approvata, con 310 voti, dalla maggioranza (Pd, Nuovo centro destra e Scelta civica) al termine del dibattito sulle cosiddette pensioni d'oro. La mozione appare prudente quando afferma: “Appare utile che il Governo proceda nell'esame della delicata materia, prestando comunque la massima attenzione alla giurisprudenza della Corte costituzionale”. FRANCO ABRUZZO: “La mozione approvata recupera il rispetto per le sentenze della Corte costituzionale come ho auspicato a nome dell’Unp@it. Gli enti previdenziali non hanno le ‘carte’ e non è possibile ricalcolare le vecchie pensioni retributive con il metodo contributivo afferma Stefano Fassina, ex viceministro all’Economia, mentre secondo Sel “non è vero che un sistema retributivo, come quello adottato fino al 1995, sia necessariamente più generoso del sistema contributivo”; anzi il contributivo “penalizza i poveri”. “In favore degli esodati è certamente opportuno ed equo destinare una parte delle risorse derivanti dall'applicazione di misure di solidarietà a carico dei percettori di importi pensionistici ingiustificatamente elevati”. Bocciate le mozioni di M5S, Sel, Fdi e Lega. Forza Italia si è astenuta. - IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=13643
.8 gennaio 2014. Camera dei deputati. Dibattito sulle mozioni relative alle “pensioni d’oro”. Intervento di Giampaolo Galli (Pd, ex direttore generale di Confindustria): “E’ vero che il ricalcolo con il nuovo sistema contributivo darebbe luogo a valori generalmente più bassi di quelli del sistema retributivo. Ma a coloro che propongono questo ricalcolo mi permetto di suggerire una riflessione: facciamo attenzione, perché lo squilibrio è molto elevato per le pensioni medie e medio-basse, diciamo fra 1.500 e 3-4.000 euro, ma si riduce fino tipicamente ad azzerarsi per le pensioni più alte, perché il vecchio sistema retributivo conteneva in sé un forte meccanismo di solidarietà. Per cui il ricalcolo che è stato proposto rischia in pratica di avere effetti fortemente regressivi dal punto di vista della distribuzione del reddito. La sentenza 116/2013 della Consulta non dice affatto che non si deve fare solidarietà. Al contrario: quella sentenza dice che la solidarietà dev’essere a carico di tutti i redditi, quale che ne sia l’origine, pensione, rendite immobiliari, lavoro e così via. Quella sentenza indica la via maestra da seguire per sviluppare davvero la solidarietà a favore delle persone e dei gruppi sociali più deboli”. IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=13647
8.1.2014 - Lettera a Franco Abruzzo: “Sono un ex Direttore INPS. Dopo 43 anni di servizio effettivo e 4 di oneroso riscatto laurea, sono pensionato (d'oro?). Leggo allibito (e purtroppo quotidianamente) le tante corbellerie che vengono scritte a riguardo della liquidazione delle pensioni! Non tutti sanno che la maggior parte delle pensioni minime (e non solo quelle) sono frutto di una "fictio" che ha consentito erogazioni populistiche e demagogiche che stanno portando il sistema allo sfascio. Basti solo pensare alla contribuzione figurativa (finta) della cassa integrazione e non solo! Nel 1952 è bastata la contribuzione di una sola settimana per liquidare negli anni 70 una pensione di vecchiaia (ed a goderne è forse un padre di questi nuovi paladini)”.
.Tutte le più recenti vicende in tema di pensioni sono in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=12436