Roma, 24 gennaio 2014. Pubblichiamo la lettera che il segretario dell’Associazione Stampa Romana (ASR), Paolo Butturini, ha trasmesso oggi a Enzo Iacopino (presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti), ad Andrea Camporese (Presidente dell’Inpgi) e a Giovanni Rossi (presidente della Fnsi).
Cari colleghi, Vi scrivo in quanto presidenti dei nostri Enti di Categoria e membri della Commissione per l’Equo Compenso Giornalistico. I lavori della commissione sono entrati in una fase decisiva e si avvicina a grandi passi il 28 di febbraio, termine ultimo per approvare, con parere condiviso fra i componenti, il provvedimento che darà attuazione alle norme a tutela della parte più debole della categoria. Lo faccio in seguito all’incontro della delegazione Asr con il sottosegretario Giovanni Legnini, nella quale abbiamo avuto la nitida impressione che si possa vincere questa battaglia a patto che la categoria si presenti unita e decisa a portare a casa il risultato. Non devo dire a voi quale sia lo stato di sofferenza delle giornaliste e dei giornalisti italiani e, in particolare, di quella parte che da anni chiede di vedere riconosciuto il diritto alla dignità lavorativa e professionale. Siamo usciti dall’incontro col sottosegretario con la netta percezione che questo risultato sia a portata di mano. Ma con l’altrettanto netta sensazione che, senza gettare la croce addosso a nessuno, l’ostacolo vero risieda in una divisione al nostro interno che risulterebbe poco comprensibile alla maggior parte dei colleghi. Nell’incontro la delegazione Asr ha presentato a Legnini, ottenendo il confortante apprezzamento del sottosegretario, le proposte della Asr che mirano a fare sintesi delle riflessioni e delle idee finora rese note (da quella della Clan a quella dell’Ordine, alle varie proposte di delibera e, persino, del parere di Treu). Per comodità ve le allego in calce a questa lettera. Senza alcuna presunzione o voglia di primazia, penso che siano una buona base su cui fondare un testo condiviso fra voi da sottoporre alla Commissione e da proporre, e se necessario da imporre, agli editori. Lo rimetto alla vostra attenzione con la preghiera di accantonare qualsiasi elemento di divisione per ritrovare il comune senso di appartenenza a una categoria fondamentale per la tenuta democratica del Paese. Una comunità che si aspetta di vedere i propri Enti misurarsi e, se fosse il caso dividersi, ma sulla concretezza delle proposte e con l’obiettivo di ottenere un risultato che rappresenti un avanzamento a tutela dei diritti dei giornalisti italiani. Grazie per l’attenzione e buon lavoro
Paolo Butturini - Segretario dell’Associazione Stampa Romana
LE PROPOSTE DELLA ASR ALLA COMMISSIONE EQUO COMPENSO
1. Mantenere l’universalità dei destinatari previsti dall’ art. 1 della Legge n. 2333/12, ovvero “i giornalisti iscritti all’Albo titolari di un rapporto di lavoro non subordinato”
2. Rispetto all’applicazione della norma, distinguere due arre: quella dei “lavoratori economicamente dipendenti” e dei veri autonomi
3. Per definire poi la platea dei realmente autonomi fare chiaro riferimento ai criteri previsti dalla legge n. 92 /2012 per la presunzione di rapporto di lavoro subordinato. Ovvero: reddito inferiore ai 18mila euro annui, monoreddito che costituisca l’80% della retribuzione di un biennio, utilizzo dei mezzi aziendali e postazione interna alla sede di lavoro. Criteri da adottare anche singolarmente presi
4. Devono rientrare nella legge tutte le tipologie di collaborazione previste per i giornalisti, come per esempio la cessione dei diritti d’autore e le collaborazioni occasionali
5. Una volta distinte le platee, a quella dei “lavoratori economicamente dipendenti” va applicata la formulazione dell’equo compenso che ci auguriamo sia il frutto di un accordo tra le parti
6. Ai realmente autonomi verranno applicati “criteri per la fruizione di un equo compenso” secondo linee guida dettate dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti, così come esistono anche negli ordinamenti di altre professioni
7. Rafforzare l’attribuzione del potere ispettivo in capo all’Inpgi per garantire il rispetto dei criteri indicati dalla delibera.