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Camera dei Deputati. Verbale stenografico di alcuni interventi di deputati (Sergio Pizzolante, Giovanni Mottola e Cesare Damiano) nella serata del 5 febbraio 2014 in cui si è discussa la proposta di legge Giorgia Meloni ed altri (Fratelli d’Italia): “Disposizioni in materia di pensioni superiori a dieci volte l'integrazione al trattamento minimo INPS (A.C. 1253-A)”. Attraverso i tre interventi, distrutte radicalmente le proposte della Meloni. “Quando si dice che la proposta si può sempre emendare mi domando: ma l'architettura di questa proposta contiene errori così grossolani che noi dovremmo lasciare soltanto la buccia; dovremmo svuotare il melone e mettere un altro contenuto. Come si fa, in modo così superficiale, a passare dalla definizione della soglia, 5 mila euro, prima lordi e poi netti? Sono due concetti profondamente diversi”.


1.INTERVENTO DELL’ONOREVOLE SERGIO PIZZOLANTE (NUOVO CENTRO DESTRA)



Signor Presidente, colleghi, voglio dire in premessa di questo mio intervento che sono contrario ad ogni manifestazione palese di demagogia. Io sono contrario alla proposta Meloni, perché la considero semplicemente un pessimo spot elettorale: legittimo per la collega Meloni fare gli spot elettorali in questo modo, ma penso che sia legittimo anche per me e per le altre forze politiche non aderire agli spot elettorali della Meloni, mi sembra che questo sia assolutamente legittimo. Ma, parlando di demagogia, però non posso non dirlo, e mi dispiace, che trovo anche demagogico l'argomentare di qualche esponente del Partito Democratico, secondo il quale noi vogliamo rimandare questa proposta in Commissione: siamo contrari a questa proposta – han detto -perché noi in realtà vogliamo tagliare di più, perché vogliamo tagliare i vitalizi, perché vogliamo fare come in Emilia. No, come in Emilia no: un velo pietoso, visti i procedimenti giudiziari aperti sull'Emilia-Romagna e sul consiglio regionale dell'Emilia Romagna. Questo atteggiamento è un atteggiamento falso, è un atteggiamento menzognero, che fa il pari con la demagogia della Meloni. Detto questo, entrando nel merito, bisogna dire agli italiani delle cose chiare, precise. Noi soltanto un mese fa abbiamo approvato la legge di stabilità, e nella legge di stabilità abbiamo inserito un prelievo di solidarietà delle pensioni più alte verso le pensioni più basse che è un prelievo cospicuo. È un prelievo per esempio che aggiunge una percentuale di imposizione in più pari al 18 per cento per i redditi alti e altissimi, che complessivamente per la parte accessoria arrivano ad una pressione fiscale superiore al 71 per cento. Non mi sembra poca cosa! Non mi sembra poca cosa! Poi abbiamo detto due settimane fa, quando abbiamo discusso sulla questione delle pensioni qui in Aula, la mozione firmata dall'onorevole Gnecchi e dal sottoscritto, che noi confermavamo l'impostazione del prelievo di solidarietà che avevamo deciso nella legge di stabilità, che era previsto per i prossimi tre anni; che noi con la mozione prendevamo anche in considerazione di andare oltre i tre anni, e davamo mandato al Governo di predisporre uno studio sulle pensioni per vedere come si potevano andare a colpire alcune distorsioni che ci sono nel sistema e alcuni privilegi che ci sono del sistema, e per avere una base di dati sulla quale fare un lavoro serio, scientifico.


Ora io aspetto che il Governo faccia questo lavoro per poterci permettere di lavorare su delle basi serie, su delle analisi serie e per vedere anche l'effetto che fa, diciamo, questa decisione che abbiamo preso sul prelievo di solidarietà che, ripeto, non è poca cosa. E veniamo alla proposta della Meloni la quale dice che sopra i 5 mila euro lordi comprensivi sia della pensione ma sia anche della pensione integrativa privata, che uno si è pagato per intero, noi andiamo a fare il ricalcolo della pensione. Intanto bisogna dire che questa cosa, per essere seri, non c'entra nulla con le «pensioni d'oro», non c'entra nulla con lo scandalo che abbiamo visto nei mesi passati delle pensioni di 90 mila euro al mese o di 50 mila euro al mese, non c'entra nulla. Qui stiamo parlando di pensioni che stanno intorno ai tremila euro al mese che, per carità, non è poca cosa ma riguarda centinaia di migliaia di persone, riguarda come dire il quadro intermedio che poi è diventato dirigente e magari prima era impiegato, riguarda il medico, riguarda il professionista, riguarda il dirigente della pubblica amministrazione, riguarda il giornalista, riguarda il magistrato, riguarda il ceto medio italiano e, quindi, una popolazione molto ampia non riguarda i ricconi da 90 mila euro al mese. Questi signori sono già coinvolti nel prelievo di solidarietà di cui parlavamo prima; cioè sono già soggetti che pagano sino al 70 per cento di tasse sulla parte accessoria della propria pensione; sono già toccati, siamo già intervenuti, abbiamo già fatto cose importanti su questi progetti. Poi noi non possiamo legiferare al buio, abbiamo bisogno dei dati che appunto abbiamo chiesto al Governo e i dati potrebbero riservare delle sorprese. Alcuni studiosi che non appartengono alla mia parte politica ma che appartengono, per esempio, a Lavoce.info, studiosi della sinistra italiana, sostengono che il ricalcolo, come vuole la Meloni e come vuole – mi dispiace dirlo – la collega Tinagli ed altri, delle pensioni avvantaggerebbe le pensioni alte-altissime a dispetto delle pensioni medie le cui cifre sono quelle di cui ho parlato prima. Allora vogliamo fare questi calcoli? Perché la fretta di legiferare subito al buio prima di fare questi calcoli ? Noi abbiamo detto in Commissione «andiamo a fare questi calcoli», vediamo di avere una base di lavoro, di ragionamento, di numeri che ci permettono di non legiferare al buio. Poi c’è un problema che per me è il problema centrale per il quale io sono contrario a questa proposta: io non sono disponibile a rompere un principio. Cioè quando lo Stato ha fatto un patto con il cittadino lo Stato non può venire retroattivamente meno al patto che ha fatto con il cittadino. Questo è un principio che riguarda chi guadagna 5 mila euro come chi guadagna mille euro e se noi rompiamo questo principio con il meccanismo del ricalcolo ci inoltriamo in una via che è molto pericolosa che oggi riguarda chi guadagna 3 mila euro al mese e domani riguarda chi guadagna 800 euro al mese, mille euro al mese perché la bestia della demagogia – noi lo sappiamo – è sempre affamata, molto affamata. Allora io questo principio non lo voglio rompere, oltre agli altri argomenti questa è la questione centrale sulla quale io baso il mio ragionamento e anche la mia scelta. E poi diciamoci la verità, se passasse il principio per il quale – non dico per il futuro perché è già così, ma per il passato – uno prende la pensione in base a tutti i contributi che ha versato, ripeto, per il futuro è già così perché l'abbiamo corretto ma io guardo e ragiono sul passato, se passasse questo principio milioni di pensioni sotto i mille euro o intorno ai mille euro verrebbero tagliate da un provvedimento di questo tipo, da una iniziativa di questo tipo. Questo riguarda, ripeto, il passato, ma penso alle pensioni di 800 euro, di mille euro, di 1.200 euro. Come dire, si creerebbe il panico nel sistema pensionistico e lo Stato non farebbe bene il suo mestiere perché non mantiene i patti con i cittadini. Devo dire anche un'altra cosa, un'altra demagogia, mi riferisco ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che oggi, come dire, parlano degli anziani che rovistano nell'immondizia, fanno demagogia al cubo e parlano dei redditi alti, delle pensioni alte. Ma loro hanno presentato una mozione parlamentare che noi abbiamo bocciato quando quindici giorni fa abbiamo discusso le mozioni parlamentari sulle «pensioni d'oro» che prevedeva prelievi anche per le pensioni sopra i 1.000 euro. Diciamoci la verità. Proporzionale certo, ma comunque partiva da quelle cifre lì, quindi quando io dico che la bestia della demagogia è sempre affamata mi riferisco a voi, per essere chiaro. Ora noi sulle pensioni abbiamo molti problemi e quindi – concludo – noi abbiamo il problema che le pensioni sono troppo basse e quindi superato questo momento di crisi spero che noi sapremo mettere mano alle pensioni molto basse e all'adeguamento delle pensioni troppo basse. Abbiamo un problema che con la Fornero noi siamo diventati il Paese che manda le persone in pensione all'età più tarda, nell'arco di pochi giorni siamo passati dal Paese che mandava le persone in pensione a un'età troppo bassa e poi di colpo passiamo da un eccesso all'altro come spesso succede in questo Paese, e anche questa cosa quando ci saranno le condizioni per farlo è una cosa che va corretta. Io penso che non bisogna inserire un terzo elemento rispetto a questi due che ho detto prima, pensioni troppo basse e si va in pensione troppo tardi, e con l'attuale sistema i nostri ragazzi andranno in pensione prendendo meno del 50 per cento di quanto guadagnavano prima. Questi sono i veri grandi problemi del sistema pensionistico, se noi a questi problemi aggiungiamo una cosa di questo tipo, aggiungiamo il principio del ricalcolo e facciamo saltare il patto fra il cittadino e lo Stato creiamo un terzo enorme problema, creeremmo un meccanismo di panico sociale e di insicurezza che noi non ci possiamo permettere. 



2. INTERVENTO DELL’ONOREVOLE GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA (FORZA ITALIA).


Signor Presidente, colleghi, il sistema previdenziale italiano ha subito negli ultimi anni dei duri colpi che ne hanno messo in serio pericolo la sicurezza. Ancora oggi è sui giornali l'allarme per i conti andati pesantemente in rosso dopo l'aggravio derivato dalla confluenza dell'INPDAP nell'INPS. Di questo penso sarebbe giusto occuparci per dare maggiore sicurezza a tutti i pensionati che per anni e anni hanno affidato i loro contributi allo Stato. Ma negli ultimi tempi, e di questo si occupa la proposta di legge a firma Meloni, che vedo che però ha pensato bene di sentire soltanto tre interventi, poi evidentemente aveva qualcosa di meglio da fare, mentre noi siamo qua da stamattina alle 9, e volevo anche dire alla collega Meloni che forse c’è qualche giornalista, io per primo, che non è d'accordo con il suo atteggiamento e con il suo modo di presentare questa proposta di legge, però evidentemente non tutti, perché oggi il Fatto Quotidiano ha dedicato due articoli con due foto, due ampi articoli, alla Meloni, e in campagna elettorale tutto questo un peso ce l'ha. Ma continuiamo a parlare di questa proposta. Partendo quindi da questa sacrosanta richiesta della collega Meloni, ma non solo della collega Meloni, di porre fine alle anomalie che hanno permesso questo fenomeno, si chiede di intervenire sulle pensioni cosiddette d'oro con provvedimenti molto discutibili e, a mio avviso, in alcuni casi incostituzionali. È giusto ribadire ancora una volta che l'importo di quelle pensioni è scandaloso e che tutti – come ho detto e come tutti quanti hanno ripetuto fino adesso – siamo impegnati a trovare un modo per ridurle e soprattutto per evitare che possano ripetersi casi simili. Va però ricordato che queste anomalie sono quasi sempre legate al cumulo di varie pensioni e non a distorsioni nel conteggio dei contributi dovute al sistema retributivo. Si è cercato invece in alcuni casi demagogicamente di dar vita a un vero e proprio conflitto generazionale, padri contro figli per ridistribuire i redditi. Si è prospettata la creazione di un tetto insuperabile in un momento così economicamente difficile per milioni di italiani. In realtà, questo conflitto generazionale è solo un tema da talk show usato a fini propagandistici da campagna elettorale. Nella realtà che abbiamo verificato e che verifichiamo tutti i giorni molti nonni e molti genitori stanno sostenendo con le loro pensioni figli e nipoti, che stentano ad entrare nel mondo del lavoro. Io sfido la signora Meloni a trovare un nipote che vuole a tutti i costi tagliare la pensione del nonno. Se ci riesce, penso che sia molto indicativo per tutti noi, ma non credo che sia molto facile trovarlo. D'altro canto la Corte costituzionale ha giustamente sancito che se si vuole intervenire per creare un fondo di solidarietà non si possono colpire solo i pensionati ma si dovrebbero toccare anche redditi da lavoro e ogni forma di reddito.


Questa sarebbe però una nuova pesante tassa e non è né fattibile né auspicabile da tutti noi. Si continua inoltre a criminalizzare chi percepisce una pensione di reversibilità, avendo pagato per 40 anni, senza considerare tutti quelli che percepiscono una baby pensione avendo versato contributi solo per 16 anni, sei mesi e un giorno. Io penso che per tutti debbano valere le stesse regole, altrimenti si arriva al puro arbitrio che non è una legge che può valere per uno Stato civile. L'operazione di ricalcolo, secondo il sistema contributivo, si scontra, inoltre, con un ostacolo praticamente insormontabile che non è stato ancora detto chiaramente in quest'Aula: si può effettuare infatti soltanto nel settore privato, perché l'INPS dispone delle posizioni contributive individuali solo a partire dal 1974. È preclusa, invece, per i dipendenti statali (proprio laddove si annidano le pensioni più elevate: quelle di magistrati, superburocrati, alti gradi militari e membri delle authority) dato che per questi dipendenti delle amministrazioni statali è stata istituita – in realtà solo sulla carta – una gestione pensionistica informatizzata soltanto a partire dal 1996. In precedenza, le amministrazioni pagavano le pensioni in proprio, alla stregua degli stipendi. E non erano nemmeno tenute ad accantonare contributi! Occorre tener conto anche di un altro aspetto: mentre nel retributivo, l'anzianità di servizio utile per definire l'importo della pensione è bloccata a un massimale di 40 anni, nel contributivo valgono anche i versamenti versati per un numero maggiore di anni. Ne deriva che quanti fossero rimasti più a lungo al lavoro potrebbero guadagnarci con il ricalcolo. Si è detto anche, per giustificare la rottura del patto tra cittadini e Stato che avverrebbe con il ricalcolo delle pensioni, che i diritti acquisiti non valgono più perché, come nel caso degli esodati, con la legge Fornero, lo Stato ha violato il principio dei diritti acquisiti. Mi sembra un principio stravagante: non è che se una volta lo Stato ha fatto una porcheria, una porcheria peraltro alla quale siamo tutti impegnati a cercare di rimediare bene e al meglio possibile, ma se questo diventasse il principio dello Stato di fare porcherie per tutti non credo che ne trarremmo un grosso vantaggio. Non credo che ne trarrebbero un grosso vantaggio tutti cittadini. D'altro canto, se passasse il principio che lo Stato può continuare a cambiare il sistema pensionistico a suo arbitrio e con effetti retroattivi, non capisco perché oggi un lavoratore dovrebbe continuare a versare i contributi all'INPS. Il sistema previdenziale si sfascerebbe immediatamente con effetti devastanti. Siamo tutti consci che in questo momento nel nostro Paese vi sono dei privilegi, per alcuni e per altri no. Vi sono delle generazioni che hanno avuto la possibilità di percepire pensioni dignitose, mentre per i giovani di oggi questo sembra impossibile. A me però hanno insegnato quando a 16 anni entrai nella Gioventù Liberale, che se alcuni hanno un privilegio ed altri no, bisogna impegnarsi tutti in ogni modo per far ottenere quei benefici anche a chi non li ha. Ridurre tutti in povertà, violando ogni diritto, non mi sembra un buon principio! Quella che stiamo discutendo oggi, e concludo, non può rappresentare la soluzione al problema della sperequazione tra pensionati e non ha nemmeno fondamenti economici avvalorati dall'evidenza dei fatti. Il sistema pensionistico è sempre la risultante di un contratto sociale tra Stato e cittadini e non sarebbe assolutamente corretto romperlo unilateralmente. Non si può pensare di risolvere i problemi sociali mettendo le mani nelle tasche di alcuni, soprattutto di quelli che per questo Stato hanno lavorato per 40 anni, per 40 anni hanno affidato a lui i loro contributi e ora pretendono che quello stesso Stato li lasci in pace nella loro vecchiaia. 



3.INTERVENTO DELL’ONOREVOLE CESARE DAMIANO (Pd), Presidente della Commissione Lavoro della Camera.


Signor Presidente, anch'io noto che la passione dall'onorevole Meloni per le «pensioni d'oro» è a corrente alterna: si vede che il dibattito non le interessa. Comunque, io vorrei entrare nel merito – l'hanno già fatto altri colleghi – della proposta in quanto tale perché giustamente l'onorevole Meloni ha detto che si tratta di una proposta seria, una proposta seria vuol dire che è argomentata ed è stata studiata a lungo. Io temo che, più che di una proposta seria, si tratti di una proposta che tradisce la fretta, forse legata alla propaganda e alla comunicazione. Io capisco che oggi la politica non è più fatta di contenuti, ma è fatta solo di comunicazione – vince il tweet sul documento – ma io purtroppo sono abituato a leggere i documenti. Allora, la prima domanda che mi faccio è: dietro a tutto questo fumo, vogliamo colpire le «pensioni d'oro» o i pensionati ?    Io ho paura che alla fine noi corriamo il rischio di colpire i pensionati, di colpirli un'altra volta. Quando si dice che la proposta si può sempre emendare mi domando: ma l'architettura di questa proposta contiene errori così grossolani che noi dovremmo lasciare soltanto la buccia; dovremmo svuotare il melone e mettere un altro contenuto. Come si fa, in modo così superficiale, a passare dalla definizione della soglia, 5 mila euro, prima lordi e poi netti ? Sono due concetti profondamente diversi. Ho sentito due esponenti dello stesso partito, Fratelli d'Italia, sostenere appunto dall'oggi al domani che «forse volevamo dire netto e non lordo» (penso all'onorevole Crosetto). Noi sappiamo che ovviamente 5 mila euro lordi vogliono dire 3.200 euro netti mensili. Ma, c’è un secondo errore. Chi si intende di pensioni come può commettere questo errore. È quello della sommatoria. L'onorevole Meloni ha progettato una proposta seria, argomentata, meditata, nella quale somma le pensioni integrative e complementari alla pensione pubblica. Forse, l'onorevole Meloni dovrebbe studiare un po’ di più la previdenza perché, come tutti sanno, un operaio metalmeccanico che ha avuto l'avventura di iscriversi al fondo Cometa dei metalmeccanici, al Fonchim dei chimici oppure di mettere i suoi risparmi in una banca con un fondo previdenziale, si vedrebbe tassato impropriamente quel risparmio o quella rendita che lui spera di ricavare e di aggiungere alla pensione pubblica. Quello che mi fa specie è che noi vogliamo difendere i giovani a parole, ma questi giovani per avere una pensione dignitosa, come abbiamo detto più volte, dovrebbero sommare la pensione pubblica a quella integrativa e noi proponiamo di tassare la pensione integrativa perché si fa questo sforzo di risparmio. Che cosa c'entra il risparmio con l'erogazione di una pensione? Non si parla di vitalizi nella proposta dell'onorevole Meloni. Anche qui dobbiamo fare un emendamento? Si parla di ricalcolo. Io sono contrario al ricalcolo. Io credo che sia una misura sbagliata, pericolosa. Noi abbiamo proposto un'altra misura. L'onorevole Meloni ha detto di «no»: «voglio il ricalcolo». Sarà costituzionale questo? Io non lo so, perché siamo davvero dentro a un terreno abbastanza complesso. Però, noi sappiamo che alcuni studiosi, alcuni cosiddetti esperti, stanno proponendo un ricalcolo delle pensioni da 2 mila euro lordi in su e questo significa, purtroppo, che se questo andazzo del ricalcolo dovesse farsi strada noi avremmo una sorta di tosatura delle pensioni in essere. Mi riferisco a quei 15 milioni di pensionati i quali potrebbero non con le «pensioni d'oro», ma neanche con quelle d'argento e forse neanche con quelle di bronzo, vedersi chiedere una restituzione di quello che hanno con fatica, magari con 35, 40 anni di lavoro, saputo costruire per il proprio futuro. Io su questa strada non ci voglio andare e mi batterò contro. Mi batterò contro perché mi è bastata la prima tosatura, il primo salasso che si è perpetrato, purtroppo, con la riforma delle pensioni del Ministro Fornero, perché io vorrei ricordare all'Aula che tra il 2020 e il 2060, nel quarantennio che verrà, verranno prelevati dalle pensioni cifre che sono superiori ai 300 miliardi di euro, il 15 per cento del totale del debito pubblico italiano, a seguito di riforme che hanno innalzato repentinamente a 67 anni – primi in Europa, prima dei tedeschi e dei francesi – l'età pensionabile. Sicuramente risaniamo i conti dello Stato a carico dei pensionati. Adesso vorremmo di nuovo risanare i conti dello Stato a carico dei pensionati o delle «pensioni d'oro», che possono contribuire in quota parte minima?


Io sono per colpire le pensioni d'oro, ma allora bisogna ritornare in Commissione, dobbiamo chiedere all'Aula di tornare in Commissione per scrivere una proposta che sia fondata su argomentazioni di merito, che non confonda il lordo con il netto, non sommi delle cose che non hanno niente di omogeneo, come una pensione pubblica e un risparmio privato. Del resto, qualcuno diceva – lo diceva l'onorevole Fedriga – noi siamo stati l'unico Governo che è intervenuto. Beh il fondo di solidarietà poi è stato bocciato. Direi che il Governo Prodi è intervenuto prima, perché nel 2007 – non ci facciamo dare lezioni su questo punto – noi abbiamo bloccato l'indicizzazione delle pensioni otto volte il minimo e non ce la siamo fatta bocciare dalla Corte costituzionale, anzi con quei soldi abbiamo contribuito a dare a tre milioni e mezzo di pensionate e pensionati che stavano fino a 700 euro netti mensili una quattordicesima di 400-500 euro nel mese di luglio, una misura coperta fino a tutto il 2017. Quindi noi abbiamo delle buone carte da esibire. Purtroppo – e qui sono ammaestrato, come si dice, da quello che già è capitato, quando parlo di ricalcolo mi riferisco a quello che è già capitato, quel blocco otto volte il minimo è diventato con il Ministro Fornero un blocco da tre volte il minimo, e qui abbiamo colpito le pensioni degli operai, sì di quel metalmeccanico della FIAT che alla catena di montaggio, dopo trentacinque o quarant'anni ha una pensione che vale ben 1.200 euro netti mensili, alla quale è stata bloccata l'indicizzazione, con una perdita di potere d'acquisto. Al 2014 abbiamo spostato, con una battaglia che il Partito Democratico ha fatto, quella soglia oltre sei volte il minimo. Cosa facciamo con il ricalcolo? Restituiamo l'indicizzazione? Oppure non ne teniamo conto? Quindi i nostri interrogativi sono interrogativi fondati. Noi pensiamo che per scrivere una legge bisogna essere preparati, avere argomenti, scriverla bene, non in modo approssimativo, non scambiando il netto con il lordo. E quindi ribadisco: noi siamo per colpire le pensioni d'oro, con una misura strutturale, che non sia il ricalcolo, che sia in grado quindi di effettuare un prelievo che – si badi, lo dico con chiarezza – nel momento in cui c’è quel risparmio deve essere restituito al sistema pensionistico per le pensioni più basse e non per coprire nuovamente il debito. E poi, se vogliamo aiutare i giovani, non inganniamoli con la storia del contributivo e del retributivo diciamogli la verità: cari figli nostri, cari nipoti, voi avete una pensione bassa perché, a differenza dei vostri padri, che cominciavano a lavorare a quindici, se figli di operai, a venti, se figli di impiegati, a venticinque, se figli di avvocati che facevano l'università, voi cominciate a lavorare a trenta-trentacinque anni, avete il lavoro discontinuo, versate pochi contributi e tutto questo vi porterà una pensione bassa. Io vorrei chiedere al Ministro Meloni, che tanto si interessa ai giovani: quando era Ministro dei giovani del Governo Berlusconi, come mai ha cancellato il fondo di solidarietà e di rotazione di 150 milioni che io avevo istituito da Ministro, che consentiva di dare ai lavoratori giovani che perdevano il lavoro precario la possibilità di avere un prestito pluriennale di 600-700 euro al mese? Ha badato in quel momento alla questione dei giovani? Allora, ritorniamo ai contenuti, abbandoniamo gli slogan e la propaganda, torniamo in Commissione facciamo rapidamente una proposta che questa volta abbia una solida architettura, basata sulla conoscenza dei dati e dei fatti e colpiamo le pensioni d'oro. Guai a noi se dessimo al Paese di nuovo l'idea che vogliamo andare oltre la soglia delle pensioni d'oro, colpendo ancora una volta quelli che hanno faticato una vita per avere una giusta e dignitosa pensione in un momento di fine vita che sia, come si dice, all'altezza della situazione.



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