No dell'Irlanda alla ratifica del Trattato di Lisbona. Il Trattato (che modifica il Trattato sull'Unione europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea) dovrebbe entrare in vigore quando saranno terminate le procedure di ratifica di ciascuno Stato membro - si auspica entro il 1° gennaio 2009. Ma il no di Dublino potrebbe ulteriormente complicare le cose. È il nuovo trattato di natura costituzionale dell’Unione europea firmato a Lisbona il 13 dicembre 2007 (GUUE C 306 del 17.12.2007). La sua pubblicazione in forma consolidata integra le modifiche apportate al testo dei trattati precedenti ma non risolve che in apparenza le notevoli difficoltà di lettura e di comprensione. Ciò è dovuto in buona parte al fatto che i complessi negoziati alla sua origine sono sorti sulle ceneri del progetto per una vera e propria carta costituzionale. Dopo lo stop referendario della Francia e dell’Olanda del 2005, la Commissione intergovernativa ha infatti dovuto lavorare di cesello per mediare e riportare in un unico testo anche le posizioni politiche più lontane dallo spirito unitario. Il trattato di Lisbona mantiene molti aspetti del progetto originario, ma lo fa attraverso una serie di modifiche al trattato sull’Unione europea (TUE) e al trattato che istituisce l’Unione europea (ora “trattato sul funzionamento dell’Unione europea”). A queste modifiche si sommano un gran numero di protocolli e di dichiarazioni che precisano vari aspetti funzionali e le clausole di esclusione ottenute da alcuni Stati membri. Una vera e propria selva di rimandi incrociati tra l’enunciazione di temi e principi generali, la definizione di specifiche modalità attuative e la presenza di eccezioni. Si tratta nondimeno dello strumento con il quale l’Unione europea intende rinnovare in modo più democratico ed efficace il suo processo decisionale e affrontare le sfide globali del XXI secolo: economia, energia, clima, demografia. Fino alla data di entrata in vigore del nuovo trattato l’attività della Ue mantiene come punto di riferimento il testo del trattato di Nizza del 2003. Ma cosa accadrà dopo?
Il modello generale dell’Unione europea rimane quello esistente: un organismo unico nel suo genere (non è né una confederazione di stati né un organismo sovranazionale per la cooperazione tra differenti governi) in cui gli Stati membri e i popoli delegano parte dei loro poteri decisionali e della propria rappresentanza politica alle istituzioni comuni: Consiglio dell’Unione europea, Commissione europea e Parlamento europeo.
Il trattato di Lisbona introduce in primo luogo due novità di grande rilievo: l’Unione europea ha personalità giuridica (articolo 47 del TUE) e pone un richiamo giuridicamente vincolante alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (articolo 6 del TUE). Con l’attribuzione della personalità giuridica, la Ue coglie l’opportunità di giocare un ruolo di primo piano sulla scena internazionale: rendendosi quindi capace di stabilire rapporti con stati terzi, di concludere trattati o aderire a convenzioni. Una maggiore visibilità sarà garantita anche dalla nuova figura dell’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Il richiamo giuridicamente vincolante alla Carta dei diritti fondamentali (proclamata a Nizza nel 2000 e adattata nel 2007 dal Parlamento europeo) segna invece il passaggio da un’idea di Europa come comunità di Stati e di mercati a un effettivo processo di integrazione che rende operativi i valori condivisi dell’identità europea: dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia. In pratica, anche se il testo della Carta rimane fuori dal trattato, i cittadini e tutti coloro che vivono e lavorano nel territorio dell’Unione potranno far valere i propri diritti davanti alla Corte di Giustizia, con riferimento esclusivo agli atti e alle leggi emanati dall’Unione europea e a quelli attuati dagli Stati membri o dalle autorità locali. Il protocollo n° 30 precisa tuttavia che la Carta non estende la competenza della Corte di Giustizia o di altri organi giurisdizionali nazionali della Polonia e del Regno Unito a ritenere che le leggi, i regolamenti o le disposizioni, le pratiche o l'azione amministrativa di quei paesi non siano conformi ai diritti, alle libertà e ai principi fondamentali che essa riafferma. Il nuovo trattato riconosce poi ai cittadini il diritto di presentare alla Commissione proposte legislative nei settori di competenza della Ue. Lo strumento prende appunto il nome di “iniziativa dei cittadini” e prevede l’adesione di un milione di persone di un certo numero di Stati membri (le modalità attuative saranno definite in seguito). In quanto forma di partecipazione attiva e dal basso, è analoga al fondamentale diritto già riconosciuto di presentare individualmente o in associazione con altri una petizione al Parlamento europeo.
Una attenzione distinta merita il nuovo assetto e bilanciamento dei poteri delle principali istituzioni decisionali della Ue, i loro rapporti con i parlamenti nazionali e con i cittadini in termini di trasparenza degli atti e di controllo del procedimento legislativo. Il nuovo trattato conferisce maggiori poteri al Parlamento europeo: l’unica istituzione che rappresenta i cittadini per mezzo del voto popolare (elezioni ogni 5 anni) tramite suffragio universale diretto. Il Parlamento estenderà il proprio potere legislativo nell’ambito della procedura di codecisione che condivide con il Consiglio. La procedura è ridenominata “procedura legislativa ordinaria” e riconosce al Parlamento un potere effettivo paritario nella quasi totalità dei dossier legislativi. Alcuni di essi sono tuttora riservati al Consiglio o prevedono solo la consultazione del Parlamento (ad esempio: immigrazione legale, cooperazione giudiziaria in materia penale, cooperazione di polizia, disposizioni particolari di politica commerciale o sulla politica agricola comune). Il riequilibrio dei ruoli del Parlamento e del Consiglio riguarda anche l’approvazione del bilancio dell’Unione. Le due istituzioni decideranno insieme tutte le spese, sopprimendo quindi l’attuale distinzione tra i capitoli obbligatori (le spese che discendono dai trattati e dalle convenzioni) e non obbligatori (le spese il cui importo può essere liberamente fissato dall’autorità di bilancio - fino ad ora le uniche ad essere decise in ultima istanza dal Parlamento).
Riguardo ai rapporti con i parlamenti nazionali, il nuovo articolo 5 del TUE chiarisce in via generale che in virtù del principio di attribuzione, l’Unione agisce esclusivamente nei limiti delle competenze che le sono attribuite dagli Stati membri nei trattati per realizzare gli obiettivi da questi stabiliti. Chiarisce inoltre che l’esercizio delle competenze dell’Unione si fonda sui principi di sussidiarietà e di proporzionalità. Il nuovo trattato rafforza il ruolo dei parlamenti nazionali, soprattutto per quanto riguarda il controllo del principio di sussidiarietà, vale a dire sull’intervento dell’Unione nei settori che non sono di sua competenza esclusiva, ovvero laddove la sua azione è giudicata più efficace di quella intrapresa a livello nazionale. In questi casi, i parlamenti nazionali possono tuttavia ritenere che le proposte legislative elaborate dalla Commissione non rispettino il principio di sussidiarietà. Viene allora attivato un duplice meccanismo. Se la contestazione è presentata da un terzo dei parlamenti nazionali, la Commissione deve riesaminare la proposta ed è libera di mantenerla, modificarla o ritirarla. Se la contestazione è condivisa dalla maggioranza dei parlamenti nazionali e la Commissione decide di mantenerla, spetta in ultima istanza al Parlamento europeo e al Consiglio decidere se proseguire o meno la procedura legislativa. Sempre in tema di trasparenza e di controllo, i cittadini potranno finalmente conoscere le decisioni prese dai membri del Consiglio di ciascuno Stato membro. Saranno infatti resi pubblici tutti i dibattiti e le deliberazioni del Consiglio in materia legislativa.
Nel trattato di Lisbona sono anche previste due importanti disposizioni innovative che però entreranno in vigore solo a partire dal 2014. Il Consiglio dell’Unione europea, anche in considerazione dell’allargamento a 27 stati, deve dotarsi di un processo decisionale più agile ed efficiente, capace di superare il potere di veto esercitato dagli stati più popolosi che dispongono di un numero maggiore di voti. L’attuale sistema di voto a maggioranza qualificata - richiesto per gran parte delle questioni - sarà esteso a nuovi ambiti politici e ridefinito in modo tale che le decisioni avranno bisogno del sostegno di almeno il 55 per cento dei membri del Consiglio, con un minimo di quindici, rappresentanti Stati membri che totalizzino almeno il 65 per cento della popolazione dell’Unione. La minoranza che si opporrà ad un provvedimento dovrà essere composta da almeno quattro membri del Consiglio. In caso contrario, la maggioranza si considera raggiunta anche nel caso in cui il criterio della popolazione non sia stato raggiunto. Dal 2014 verrà anche ridotto da 27 a 18 il numero dei commissari, il cui mandato di cinque anni dipenderà da un sistema di rotazione paritaria delle cariche tra gli Stati membri.
Il testo riprodotto, benché pubblicato nella Gazzetta ufficiale, ha un carattere provvisorio. Prima dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona potrebbero intervenire alcune rettifiche nelle diverse versioni linguistiche. (www.cittadinolex.it del 13 giugno 2008)
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Il Sole 24 Ore del
13 dicembre 2007.
Da Nizza a Lisbona,
il lungo cammino
del Trattato Ue
durato sette anni
In allegato il
Trattato di Lisbona che
modifica il Trattato
sull'Unione europea e
il Trattato che istituisce
la Comunità europea.
Con la firma del Trattato di Lisbona si avvia alla chiusura il lungo processo di riforma iniziato nel 2001 per modificare l'assetto istituzionale dell'Unione europea così come era stato definito nel Trattato di Nizza approvato nel 2000. Ecco una cronologia delle tappe.
2000: tra il 7 e il 10 dicembre si tiene a Nizza il Consiglio europeo: in una lunghissima maratona negoziale il leader dell'Europa a 15 riformano le istituzioni in vista del grande allargamento del 2004. Il Trattato di Nizza, firmato ufficialmente il 26 febbraio 2001, entrerà in vigore l'1 febbraio 2003. Già a Nizza i leader europei approvano una dichiarazione in cui stabiliscono le prossime tappe per riformare le istituzioni.
2001: il 15 dicembre il Consiglio europeo a Laeken, alle porte di Bruxelles, decide di convocare una Convenzione europea incaricata di scrivere la nuova Costituzione dell'Ue.
2002: il 28 febbraio si aprono i lavori della Convenzione europea nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles. Il presidente della Convenzione è Valery Giscard d'Estaing, coadiuvato dai vice, Giuliano Amato e Jean Luc Dehaene. I lavori si concluderanno il 18 luglio del 2003, sotto la presidenza italiana, con la consegna ufficiale della bozza costituzionale.
2004: al Consiglio europeo di Bruxelles, il 16 e il 17 giugno, i 25 Stati membri dell'Ue ratificano la bozza della Costituzione che sarà firmata ufficialmente a Roma il 29 ottobre.
2005: la bozza costituzionale viene bocciata nei referendum di Francia, il 29 maggio, e Olanda, l'1 giugno. Al Consiglio europeo di giugno 2005 si decide una «pausa di riflessione».
25 marzo 2007: in occasione del cinquantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma i leader dei Ventisette si impegnano nella dichiarazione di Berlino ad approvare un nuovo Trattato entro il 2009.
21-22 giugno 2007: in un lungo negoziato al Consiglio europeo a Bruxelles viene dato mandato a una Conferenza intergovernativa di elaborare un nuovo Trattato. Nel mandato si specificano tutte le principali novità introdotte dal testo.
18-19 ottobre 2007: il nuovo Trattato viene approvato al Consiglio europeo informale di Lisbona.
13 dicembre 2007. L'Unione europea da oggi ha una sua Costituzione. Si chiama Trattato, ed è una versione rivista e più breve della prima Costituzione bocciata dai referendum in Francia e Olanda, due anni fa. L'Europa riparte da Lisbona. Il nuovo Trattato europeo è stato siglato dai 27 capi di Stato e di Governo della Ue nel chiostro del Monasterio dos Geronimos. Nell'esuberante architettura del gioiello dell'arte sacra portoghese, centinaia di invitati (tutti seduti in un semicerchio) hanno assistito alla cerimonia della firma (con penne d'argento personalizzate) e alla chiamata dei premier, che uno a uno si sono succeduti davanti al testo, dopo aver ascoltato l'Inno alla Gioia e brindato con un Porto del '57 (l'anno trattato di Roma).
DA ROMA A LISBONA
1957. Nasce la Cee: i sei Paesi fondatori firmano il Trattato di Roma
1979. Istituito il Sistema monetario europeo (Sme), insieme all'Ecu, antenato dell'euro
1991. Trattato di Maastricht: dal 1993 nasce l'Unione europea
1999. Nasce l'euro (in circolazione dal 2002); viene istituita la Bce
2001. Trattato di Nizza, che disegna le tappe per l'allargamento a 25
2004. Firmata a Roma la nuova costituzione, bocciata da Francia e Olanda nel 2005
2007. Trattato di Lisbona
Il Sole 24 Ore del 13 dicembre 2007
L'Europa riparte da Lisbona. Firmato il nuovo Trattato
di Riccardo Barlaam
L'Unione europea da oggi ha una sua Costituzione. Si chiama Trattato, ed è una versione rivista e più breve della prima Costituzione bocciata dai referendum in Francia e Olanda, due anni fa. L'Europa riparte da Lisbona.
Il nuovo Trattato europeo è stato siglato dai 27 capi di Stato e di Governo della Ue nel chiostro del Monasterio dos Geronimos. Nell'esuberante architettura del gioiello dell'arte sacra portoghese, centinaia di invitati (tutti seduti in un semicerchio) hanno assistito alla cerimonia della firma (con penne d'argento personalizzate) e alla chiamata dei premier, che uno a uno si sono succeduti davanti al testo, dopo aver ascoltato l'Inno alla Gioia e brindato con un Porto del '57 (l'anno trattato di Roma).
Il nuovo trattato è stato firmato dai capi di Stato e di governo e dai ministri degli esteri di tutti i Paesi membri, per l'Italia da Romano Prodi e Massimo D'Alema. Per il Regno Unito è stato però siglato solo dal ministro degli Esteri David Miliband, presente alla cerimonia. Il premier Gordon Brown, che in mattinata ha partecipato a un dibattito in parlamento a Londra, lo ha firmato separatamente nel pomeriggio.
La firma del nuovo trattato, approvato dopo mesi di laboriose trattative, pone fine a sei anni di discussioni sulla riforma istituzionale dell'Ue, che in primo tempo aveva portato 4 anni fa alla adozione della Costituzione europea, poi bocciata però dai referendum di Francia e Olanda.
Il documento. Nelle intenzioni dei Capi di Stato e di governo europei il Trattato dovrà finalmente far funzionare l'Unione attuale, attraverso la presidenza semi-permanente del Consiglio, il nuovo sistema di voto a maggioranza, l'alto rappresentante Ue per la politica estera. L'obiettivo di Bruxelles è quello che in occasione del 2009, prossima scadenza elettorale comunitaria, tutti i paesi membri abbiano approvato il nuovo Trattato. Partirà quindi, dopo la firma di Lisbona, il momento delle ratifiche. Sarà un 2008 delicato, sotto questo aspetto. Oggi sono state firmate le 285 pagine del Trattato che, pur essendo in molti suoi passaggi di non facile comprensione, dovrebbero dare all'Unione europa il tanto richiesto nuovo assetto istituzionale, permettendo ai 27 di operare in sintonia per lo sviluppo e il rilancio del ruolo internazionale del Vecchio Continente.
Presidenza di due anni e mezzo. L'obiettivo primo del Trattato di Lisbona consiste nel rafforzare la capacità dell'Unione di prendere delle decisioni. Innanzitutto, la presidenza dell'Ue non sarà più a rotazione ma il presidente durerà in carica due anni e mezzo. Una figura che dovrà provvedere, contrariamente a quanto per forza di cose accade oggi con la presidenza di sei mesi, a dare all'Unione una continuità politica.
Ministro degli Esteri europeo. Nasce poi l'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione. E' in sostanza il ministro degli Esteri europeo indicato nella Costituzione del 2004, ma non si chiamerà così. L'Alto rappresentante convoglierà su di sé le competenze dell'attuale 'ministro' degli Esteri Solana e del commissario europeo per le Relazioni esterne Ferrero-Waldner.
Commissione di 18 (e non 27).. La prossima Commissione (2009-2014) comprenderà, come ora, un commissario per ciascuno stato membro. A partire dal 2014 il numero dei commissari corrisponderà a due terzi degli Stati membri (18 su 27). Al fine di garantire condizioni di parità tra gli Stati membri è introdotto un sistema di rotazione che farà sì che ogni Stato membro sarà rappresentato in seno a due collegi su tre. Per quanto riguarda il Parlamento, il Trattato ne prevede dal 2009 la riduzione dei membri. Dagli attuali 785 si passa a 750 più uno (il presidente).
Decisioni a maggioranza. Cambia poi la regola di voto relativa alle decisioni che deve prendere il Consiglio europeo. La maggior parte delle decisioni, fino ad oggi prese all'unanimità, saranno prese a maggioranza. L'unanimità (e quindi la possibilità di mettere il veto) rimane per poche materie, fra cui questioni fiscali e di politica estera. Viene introdotto il voto a doppia maggioranza. A partire dal 2014 si avrà la maggioranza su un provvedimento se a suo favore votano almeno il 55% degli Stati in rappresentanza di almeno il 65% della popolazione totale dell'Ue. Fino al 2017 rimarrà in vigore la cosiddetta 'clausola di Ioannina', secondo la quale un gruppo di Paesi rimasti in minoranza può chiedere il rinvio della decisione. Diventa poi vincolante la Carta dei diritti europei.
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Così cambia l'Europa
Dopo più di cinque anni di negoziati i capi di Stato e di Governo dei ventisette Stati membri dell'Ue hanno firmato a Lisbona il nuovo Trattato che riforma le istituzioni europee adeguandole a un'Unione allargata a 27 Paesi.
Il testo. È di 287 pagine nella versione italiana ed è nato dalle ceneri della bozza della costituzione europea bocciata nel 2005 dai referendum in Francia e Olanda.
Ratifica. Finalizzato nel summit del 18 ottobre nella capitale portoghese, il nuovo Trattato dovrà essere ratificato definitivamente dai singoli parlamenti nazionali, tranne in Irlanda dove si terrà un referendum, per poi entrare in vigore nel 2009, in coincidenza con le elezioni del Parlamento europeo e la nomina del nuovo esecutivo comunitario.
Le novità. Viene istituita la figura del Presidente del Consiglio europeo, eletto per due anni e mezzo, che sostituisce la presidenza di turno a rotazione semestrale, oggi assegnata al permier del Paese in carica. Viene istituita la figura dell'Alto rappresentate dell'Unione per la politica estera e di sicurezza comune, con il doppio ruolo di vicepresidente della Commissione europea. La nuova figura, che nella bozza costituzionale era il «ministro degli Esteri dell'Ue», sostuisce la posizione oggi ricoperta da Javier Solana come Alto rappresentante per la politica estera, espressione solamente del Consiglio europeo, e del commissario Ue per le Relazioni esterne, oggi Benita Ferrero-Waldner.
Il voto a maggioranza. Viene esteso il voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio in molte materie, per superare il potere di veto di ogni singolo Stato membro, anche su materie giudiziarie e di polizia, anche se Gran Bretagna e Irlanda hanno ottenuto la possibilità di non applicare le decisioni europee in questi settori. Inoltre a partire dal 2014 la maggioranza qualificata sarà basata sul sistema della doppia maggioranza: il 55 per cento degli Stati membri e il 65 per cento della popolazione. Un certo numero di Paesi però potranno chiedere fino al 2017 di votare con il vecchio sistema e in base al cosidetto «compromesso di Ioannina» una minoranza di Paesi può bloccare le decisioni della maggioranza.
Più poteri al Parlamento. Con la firma del Trattato i 54 articoli della Carta dei diritti fondamentali approvati al Parlamento europeo avranno valore giuridico vincolante, tranne che per Gran Bretagna e Polonia che hanno negoziato un "opt-out". Viene rafforzato il ruolo del Parlamento europeo, che avrà più potere in materia di bilancio dell'Ue e di accordi internazionali. Viene inoltre estesa a quasi tutte le materie, comprese quelle riguradanti la giustizia, la sicurezza e l'immigrazione, la procedura di co-decisione, in base alla quale l'Assemblea di Strasburgo ha una posizione di parità rispetto al Consiglio. Viene anche potenziato il ruolo dei parlamenti nazionali che potranno obbligare la Commissione a riesaminare ogni progetto e a dover motivare l'eventuale rifiuto di tener conto delle critiche.
La clausola di recesso. Per la prima volta in un trattato europeo si riconosce espressamente agli Stati membri il diritto di recedere dall'Unione, anche se le condizioni devono essere negoziate con gli altri Paesi. L'Unione europea avrà personalistà giuridica, garantendo così un maggiore potere negoziale in ambito internazionale.
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SINTESI / Il Trattato in otto punti
Il nuovo Trattato Ue sarà firmato formalmente il 12 dicembre prossimo all'Europarlamento a Strasburgo, mentre la Carta dei diritti fondamentali dei cittadini europei (54 pagine allegate) sarà adottata, per proclamazione, il giorno dopo a Lisbona. Dopo la firma a Bruxelles, nell'ultimo vertice del semestre di presidenza portoghese (13-14 dicembre), il Trattato dovrà essere ratificato dai 27 Paesi e potrà diventare operativo a partire dal primo gennaio 2009.
LE NUOVE REGOLE - Il Trattato non è un testo agile e di facile comprensione ma d'altra parte non lo sarebbe stato neppure l'ultimo progetto di Costituzione sonoramente bocciato due anni fa da francesi e olandesi. Poteri, obiettivi e regole di funzionamento e decisione dell'Unione europea sono scritti in 250 pagine che completano ed emendano i trattati precedenti (il Trattato di Roma del 1957, i trattati di Maastricht del 1992, di Amsterdam del 1996 e di Nizza del 2000).
Ecco una sintesi in otto punti:
DIRITTI - Diventano vincolanti i diritti dei cittadini che riguardano libertà, eguaglianza, diritti sociali ed economici. Regno Unito e Polonia hanno ottenuto la possibilità di opt-out (non applicazione) della Carta. Un milione di cittadini europei possono «invitare» la Commissione europea a proporre una iniziativa legislativa.
PRESIDENZA UE - Stop alla presidenza dell'Unione europea a rotazione semestrale, sarà eletto un presidente del Consiglio scelto tra i 27 capi di Stato o di Governo con una mandato di due anni e mezzo. Il sistema di rotazione sarà invece mantenuto per i consigli dei ministri (per esempio l'Ecofin). Il presidente Ue rappresenta l'Unione nelle sedi internazionali e prepara i vertici.
ESTERI - Non compare mai la parola ministro degli Esteri perchè la politica estera resta prerogativa dei Governi nazionali e avrebbe manifestato l'evidenza di un superstato federale. Il "ministro" si chiamerà «alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza» e assumerà i ruoli che oggi sono coperti dall'alto rappresentante per la politica comune estera e di sicurezza (Javier Solana) e dal responsabile delle relazioni esterne della Commissione europea (Benita Ferrero-Waldner). Sarà anche vicepresidente della Commissione Ue.
COMMISSIONE UE - Dal 2014 avrà meno componenti: mentre oggi ogni Paese ha un commissario, in futuro il numero membri dell'esecutivo europeo saranno pari a due terzi degli stati membri.
EUROPARLAMENTO - Maggiori poteri di intervento per approvare la legislazione europea particolarmente nelle aree di giustizia, sicurezza e immigrazione. Riduzione dei membri da 785 a 750. I parlamenti nazionali avranno una voce in capitolo nel processo legislativo europeo: riceveranno le proposte di legge direttamente per valutare se una proposta di legge lede le proprie competenze. Se un terzo del parlamento nazionale dovesse riconoscere questa eventualità la proposta sarà rimandata a Bruxelles per una verifica della Commissione.
SISTEMA DI VOTO - Aumentano le aree in cui si prendono le decisioni a maggioranza e non più all'unanimità in particolare nelle aree di giustizia e affari di polizia. Regno Unito e Irlanda hanno il potere di applicare tali decisioni solo se vorranno. Il nuovo sistema di votazione prevede una doppia maggioranza qualificata corrispondente aun minimo del 55% di stati membri (oggi 15 su 27) che rappresentano almeno il 65% della popolazione. Ciò avverrà dal 2014 con un periodi di transizione fino al 2017.
POLITICHE - Nuovi obiettivi comuni sono la politica energetica commune e la politica ambientale volta a contrastare il riscaldamento globale. Per la politica commerciale la «concorrenza equa» è un principio che va rispettato per assicurare il funzionamento appropriato del mercato interno. Sulla sicurezza comune è prevista una clausola di «solidarietà» in caso di attacchi terroristici o altri disastri (per esempio naturali).
RECESSO DALL'UNIONE - La porta dell'Unione europea non è più a senso unico, d'ora in poi dall'Ue si potrà anche uscire. Nell'articolo 35 del nuovo Trattato isituzionale varato a Lisbona, infatti, è prevista che «ogni Stato membro può decidere, conformememnte alle proprie norme costituzionali, di recedere dall'Unione». Sarà necessaria una notifica al Consiglio europeo che poi delibera a maggioranza qualificata sulla richiesta di recesso, «previa approvazione del Parlamento europeo». Finora i trattati comunitari erano stipulati a tempo indeterminato e non contemplavano alcuna clausola di recesso. Il solo precedente in materia è l'uscita dalla Cee della Groenlandia, avvenuta nel 1985. Si trattò dell'uscita di una regione di uno Stato membro, la Danimarca, in seguito a un referendum locale di cui Copenaghen potè solo prendere atto.