Roma, 20.6. 2014. (www.giornalistitalia.it) - Il trattamento economico previsto nelle tabelle approvate, ieri, dalla Commissione governativa per la valutazione dell’Equo compenso nel lavoro giornalistico recita chiaramente che “la disciplina dell’accordo si applica ai giornalisti iscritti all’albo professionale, siano essi professionisti o pubblicisti, i quali forniscono alle aziende editoriali contenuti informativi sotto forma di testi e/o servizi chiusi, anche corredati da foto e/o video, che svolgano prestazioni professionali…e titolari di un rapporto di lavoro non subordinato aventi le caratteristiche individuate dalla legge, dalla delibera della commissione del 29 gennaio 2014 e dagli accordi negoziali di settore”.
Ciò significa che il perimetro di competenza è chiaro e non lascia spazio ad interpretazioni o strumentalizzazioni di sorta. Infatti, produzioni superiori al minimo annuo previsto rientrerebbero nel rapporto di lavoro dipendente contribuendo a smascherare i falsi contratti di lavoro autonomo.
In buona sostanza, la delibera approvata ieri da Governo, Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Fnsi, Inpgi e Fieg identifica chiaramente e, soprattutto, giuridicamente, i confini del lavoro autonomo e del lavoro dipendente. I tanti, troppi giornalisti che vengono sfruttati o non pagati hanno, insomma, lo strumento essenziale per rivendicare compensi nettamente superiori alla media retributiva dei lavoratori autonomi e, soprattutto, la possibilità di rivendicare la piena applicazione del contratto nazionale di lavoro giornalistico se svolgono – come spesso avviene – attività che di autonomo non ha proprio nulla. Parametri per la determinazione dell’equo compenso:
- Quotidiani (minimo 144 articoli l’anno, pari a 12 articoli pubblicati in media per mese in ragione d’anno di almeno 1600 battute) con trattamento annuo € 3000 (250 € al mese a 20,83 € ciascuno).
- Periodici settimanali (minimo 45 articoli l’anno di almeno 1800 battute) € 3000 (250 € al mese ad € 67 ciascuno).
- Periodici mensili (un articolo per numero di almeno 7000 battute) con trattamento annuo di € 3000 (250 € al mese, quindi ad articolo).
Nelle ipotesi di produzione di contributi informativi in misura superiore a quanto individuato (ovvero da 145 a 288 articoli) non meno del 60% del trattamento economico minimo stabilito per i primi 144 articoli (+1800 euro l’anno). Per produzioni superiori, le parti potranno concordare, secondo equità, un compenso forfettario mensile. Il costo dei mezzi organizzati resta a carico del collaboratore. Sono rimborsate le spese preventivamente autorizzate dal committente.
- Periodici editi dalle imprese firmatarie del contratto Uspi. E’ previsto, per le prestazioni lavorative rese dai collaboratori coordinati e continuativi, un trattamento annuo minimo di 2200 euro per almeno 4 articoli al mese (a 45,80 € ciascuno). Per prestazioni lavorative superiori a tale livello minimo, il compenso dovrà essere proporzionalmente concordato tra collaboratore ed azienda e costituirà ulteriore indicazione essenziale del contratto individuale. Le prestazioni giornalistiche da 1800 battute saranno, invece, pagate € 14 ad articolo e per prestazioni superiori per estensione, complessità e ricerca giornalistica, il maggiore compenso sarà liberamente concordato tra collaboratore ed azienda.
- Agenzie di stampa e web. Il minimo è stato individuato in 40 segnalazioni/informazioni, pubblicate in media per mese in ragione d’anno, con un trattamento annuo di € 3000. Se le segnalazioni/informazioni sono corredate da foto, il compenso base è maggiorato del 30%, se corredate con video non montati, è maggiorato del 50%.
- Emittenti radio-televisive locali. Infine, nelle emittenti radio-televisive locali, il trattamento annuo di € 3000 è relativo ad almeno 6 prestazioni al mese (a 41,66 € ciascuna). (www.giornalistitalia.it)
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EQUO COMPENSO TRUFFA: ARRIVANO I “CINESI” dell'informazione. Approvata la delibera governativa, che recepisce un accordo Fieg-Fnsi: sancisce la fine del giornalismo libero in Italia - Roma, 20 giugno 2014. Equo compenso truffa per i giornalisti non dipendenti, ovvero fine del giornalismo professionale e, di fatto, via libera al dilettantismo. Lo sancisce la delibera approvata ieri dalla commissione governativa sull’equo compenso (col solo voto contrario del presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino), che recepisce un accordo tra Federazione nazionale della stampa (che dovrebbe tutelare i diritti di tutti i giornalisti) e Federazione degli editori. Si legittima così per legge, oltre che nel contratto di categoria dei giornalisti, lo sfruttamento e la precarietà. L’accordo, infatti, non solo è altamente lesivo della professionalità dei giornalisti non subordinati, che rappresentano il 60% della categoria, ma mina definitivamente l’informazione libera, indipendente e di qualità perché rende ricattabili i “cinesi” dell’informazione, senza diritti e sottopagati.
COMPENSI INDECOROSI E PRIVI DI DIGNITÀ- Ecco le cifre della vergogna approvate nella delibera di ieri. Secondo Fnsi “l’accordo stabilisce che le tariffe minime per il lavoro giornalistico, in caso di collaborazione coordinata e continuativa (i cococo in Italia sono più di 10 mila ndr) vanno, per fare qualche esempio, dai 250 eruo a pezzo dei mensili ai 67 dei periodici, ai 20, 80 euro per i quotidiani, ai 6,25 delle agenzie e web per una segnalazione, che aumenta del 30% se corredata da foto e del 50% con un video. Per le tv locali il compenso (per un minimo di 6 pezzi al mese) sarà di 40 euro l’uno, per i piccoli periodici locali di 14 euro a pezzo”. Inoltre, si introduce un principio in base al quale, più il giornalista produce, meno è pagato, riducendo ulteriormente i già iniqui compensi.
ACCORDO CHE NON RISPETTA LA LEGGE - È non solo una condizione lavorativa inaccettabile (peraltro contraria alla legge 233/2012 che stabilisce: “la corresponsione di una remunerazione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione nonché della coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria in favore dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato”), ma un elemento deflagrante per la tenuta stessa della professione e del contratto collettivo. Con compensi simili, il giornalista lo si potrà fare solo per hobby perché in grado di contare su altri redditi. E i dipendenti di oggi diventeranno i “nuovi autonomi” di domani. Perché gli editori non dovrebbero ridurre ulteriormente gli organici delle redazioni ed esternalizzare il più possibile il lavoro, potendolo affidare ad autonomi sottopagati? Ieri un colpo mortale è stato assestato alla libertà di informazione in Italia. Fin da ora, come Coordinamento dell'Associazione Stampa Romana, diamo la nostra adesione a tutte le iniziative di protesta che culmineranno in una grande manifestazione a Roma.
APPELLO AL GOVERNO E AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA - Ci appelliamo inoltre al presidente della Repubblica, in qualità di garante della Costituzione, perché fermi questo scempio, a danno dei lavoratori dell’informazione e dell’informazione stessa, di cui sono principali artefici la dirigenza della Fnsi e la stessa Commissione del Governo presieduta dal sottosegretario Lotti.
Coordinamento precari, freelance e atipici di Stampa Romana
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APPROVATA LA DELIBERA IN COMMISSIONE GOVERNATIVA SULL’EQUO COMPENSO. SI SONO STABILITE ANCHE LE TARIFFE MINIME PER IL LAVORO GIORNALISTICO AUTONOMO. Voto contrario espresso dall’Ordine nazionale. La riunione tra le parti presieduta dal sottosegretario Luca Lotti. Firmato da Fnsi e Fieg un protocollo sul lavoro autonomo. Trattative parallele tra Fnsi e Uspi; e tra Fnsi e Aeranticorallo. – TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=14980