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Gaza: convoglio di giornalisti stranieri lascia la Striscia dopo il monito israeliano. Ucciso un giornalista palestinese

Gaza, 20 luglio 20 14. Diverse decine di giornalisti stranieri, a bordo di una decine di automezzi, hanno lasciato domenica mattina la striscia di Gaza, sfruttando una apertura di tre ore del valico di Erez con Israele. In precedenza i giornalisti avevano ricevuto avvertimenti dal portavoce militare israeliano secondo cui restando a Gaza avrebbero messo in grave pericolo la propria incolumita'. Israele ha accusato l'ala militare di Hamas di farsi scudo della stampa estera. (ANSA).


Gaza.  Ucciso un giornalista palestinese sotto i bombardamenti israeliani che hanno distrutto il  quartiere di Sajaya di Gaza dal quale nei giorni scorsi erano stati lanciati 140 missili contro Tel Aviv.  Strage a Sajaya, bagno sangue a Gaza. 13 soldati uccisi Oltre 90 morti, 17 bambini. La Lega Araba, "crimine di guerra" (di Massimo Lomonaco-ANSA) – Tel Aviv, 20 luglio 2014. Una domenica di sangue segna il terzo giorno dell'offensiva israeliana nella Striscia: oltre 90 palestinesi sono morti oggi, per un totale complessivo di circa 436 vittime e piu' di 3000 feriti. L'evento piu' tragico a Sajaya, popoloso quartiere a ridosso di Gaza City, dove sotto i bombardamenti israeliani sono morti, secondo fonti locali, oltre 60 persone, di cui 17 bambini e 14 donne. Il mondo arabo all'unisono e' insorto definendolo "un massacro", "un crimine di guerra", e chiedendo alla comunita' internazionale di intervenire subito. Ma Israele – che oggi ha annunciato la morte di 13 soldati nelle operazioni, per un totale di 18 perdite dall'inizio dell'invasione – ha respinto le accuse sostenendo che da quella zona della Striscia sono partiti 140 razzi verso Israele. Ed ha ricordato di aver piu' volte avvisato la popolazione civile di allontanarsi dall'area. Per il segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby, i bombardamenti sono stati "barbari" e l'attacco contro Sajaya a Gaza e' un "crimine di guerra" contro civili palestinesi. "Un'escalation pericolosa" della situazione, ha aggiunto, che lascia presagire "conseguenze nefaste". Stessa condanna da parte del leader palestinese Abu Mazen, oggi a Doha per incontrare il capo in esilio di Hamas Khaled Meshaal ai fini di una possibile tregua e dove c'e' anche il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon. Di fronte ai fatti di Sajaya le parti hanno aderito ad una richiesta di tregua umanitaria, prima interrotta perche' Hamas – secondo Israele – ha continuato a tirare razzi sullo Stato ebraico e infine accettata fino alle 16.30 locali. In quel lasso di tempo si sono aiutati i feriti e recuperati i cadaveri. Il premier Benyamin Netanyahu – che stasera ha convocato il Gabinetto di sicurezza per decidere un'eventuale espansione dell'intervento nella Striscia – si e' scagliato contro Hamas che ha accusato di usare "i suoi civili per proteggere i suoi missili, come scudi umani", mentre "Israele usa i missili per proteggere i civili". Poi Netanyahu – che ha anche parlato con Obama - ha ribadito che Israele "completera' la missione" fino a che la quiete non sara' ripristinata nel sud e nel centro del Paese. A fianco di Israele gli Usa: il segretario di Stato John Kerry – che dovrebbe arrivare lunedi' al Cairo per favorire un cessate il fuoco tra le parti - ha detto in un'intervista che Israele "e' sotto assedio di un'organizzazione terroristica" e che ha "ha tutti i diritti del mondo di difendersi". Ma, senza accorgersi del microfono aperto durante il colloquio, ha aggiunto in modo sarcastico: "Altro che operazione di precisione. L'escalation e' significativa. Dobbiamo andare. Dobbiamo andare stasera". La diplomazia internazionale tuttavia non e' ancora riuscita ad imboccare il verso giusto per giungere alla tregua invocata anche da papa Francesco. E il ministro italiano Federica Mogherini ha di nuovo chiesto che "le armi tacciano". Nella strategia di neutralizzare i tunnel (ne ha scoperto altri 6 oggi, secondo il portavoce militare), Israele – su cui continuano a piovere i razzi da Gaza - e' entrato sempre piu' in contatto con Hamas e le altre fazioni nella Striscia: almeno cosi' sembra indicare la morte dei tredici soldati uccisi oggi in "diversi episodi di combattimento". La situazione umanitaria nella Striscia e' al collasso: l'organizzazione dei rifugiati dell'Onu Unrwa ha riferito di 62mila sfollati a Gaza (ma fonti locali parlano di 80mila) che hanno trovato posto in 49 scuole dell'agenzia. Un asilo della cooperazione italiana - denuncia la ong 'Vento di terra' - e' stato "raso al suolo" dall'esercito israeliano. Mentre un fiume di cadaveri e' giunto nella mattinata all'ospedale Shifa di Gaza dopo il bombardamento di Sajaya e in citta' si susseguono i cortei funebri, nonostante gli attacchi israeliani. Verso le 14 un convoglio di giornalisti e' riuscito ad uscire dalla Striscia, mentre – secondo alcune testimonianze sul posto – altri non hanno potuto. Infine l'Egitto – uno dei protagonisti della possibile mediazione per la tregua - ha annunciato di aver riaperto il valico di Rafah con la Striscia per gli aiuti ai feriti. Una scelta che si muove in direzione di una delle richieste piu' sostenute da Hamas.(ANSA)


 


 


 


 


 


 


 


 


 





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