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Equo compenso: l'Ordine dei giornalisti ricorre al Tar contro la “l'accordo Lotti/FNSI/INPGI” con le notifiche ai controinteressati: appunto il governo, l'Inpgi e la Fnsi. “La delibera mortifica la dignità dei giornalisti”. Link aL testo del ricorso pubblicato in www.odg.it
Roma, 5 agosto 2014. Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti ha avviato l'iter per il ricorso (in http://www.odg.it/files/ODG%20ricorso.pdf) al Tar contro la delibera dell'equo compenso, con le notifiche ai controinteressati: il governo, l'Inpgi e la Fnsi. Il ricorso - spiega una nota dell'Ordine - fa riferimento alla violazione delle legge e allo sviamento di potere. Nel testo si fa, inoltre, presente - con la relativa documentazione - che la delibera approvata il 19 giugno, con il voto favorevole del governo, dell'Inpgi e della Fnsi e con il solo voto contrario dell'Ordine dei giornalisti, e' stata modificata dopo la votazione, introducendo la libera trattativa tra le parti, cioe' tra editori e giornalisti, per gli articoli eccedenti i primi 288. (ANSA).
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Equo compenso: ricorso. La delibera mortifica la dignità' dei giornalisti. - Roma, 5 agosto 2014. La delibera sull'equo compenso nel mondo giornalistico "mortifica la dignita' professionale degli iscritti all'Albo". E' uno dei passaggi del ricorso amministrativo contro la delibera, redatto dagli avvocati Giovanni C. Sciacca e Piero d'Amelio, presentato dal Consiglio nazionale dell'Ordine nazionale dei giornalisti e dal suo presidente Enzo Iacopino, e adesso notificato a governo, Inpgi e Fnsi. Si attende adesso la fissazione dell'udienza di discussione davanti al Tar del Lazio. "L'equo compenso deve e puo' essere stabilito, secondo la fonte normativa - si legge nel ricorso - per le prestazioni professionali rese da tutti i giornalisti iscritti all'Albo privi di rapporto". Viceversa, sarebbero stati circoscritti i beneficiari della norma "alle figure professionali il cui profilo di competenza e di esperienza sia analogo a quello del collaboratore a progetto", in tal modo "escludendo dalla valutazione dell'equo compenso tutte le altre possibili figure di lavoro autonomo". Secondo il ricorso, tra l'altro, la delibera violerebbe la legge e la Costituzione in quanto introdurrebbe parametri di 'equo compenso' "non proporzionati alla quantita' e alla qualita' del lavoro svolto, del tutto insufficienti a garantire un'esistenza libera e dignitosa al giornalista autonomo". La conclusione e' che il provvedimento impugnato "mortifica la dignita' professionale degli iscritti all'Albo" e "ha illegittimamente circoscritto l'ambito soggettivo di applicazione delle misure dell'equo compenso, producendo pericolosi effetti distorsivi"; da un lato "i giornalisti iscritti all'Albo che non siano ne' lavoratori subordinati, ne' lavoratori inquadrabili nell'ambito di applicazione della deliberazione, con l'introduzione di questa disciplina, perdono ogni residua possibilita' di essere assunti o di stabilizzare, in qualche modo, il loro rapporto con un editore" e dall'atro "i giornalisti che hanno un contratto (non subordinato, ad esempio co.co.co) corrono il serio rischio di non vedere rinnovati i propri contratti che siano, seppur di pochi euro, piu' vantaggiosi dei minimi previsti dalla deliberazione impugnata". (ANSA).
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