In merito all'articolo pubblicato sul Sole 24 ore il 21 agosto scorso, dal titolo «Risparmi mini da tagli alle pensioni medio-alte» (pubblicato in coda, ndr), vorrei sottolineare che l'introduzione di una tassazione di solidarietà sulle pensioni medio-alte non è una questione che attiene alla entità del gettito, ma una questione che attiene a una profonda esigenza di giustizia sociale. Non è tollerabile, nel momento in cui il lavoro e l'impresa vengono tassate in modo intollerabile costituendo un elemento di perdita importante di competitivita per il sistema-Italia - consentire che permangano situazioni di privilegio inaccettabili, soprattutto per quelle maturate, in tutto o in parte, con il sistema retributivo. Chi,pertanto, tenta di sviare l'attenzione dal tema e/o dal medesimo, doloroso tema di altri elementi di privilegio inaccettabili (compensi ai politici, retribuzioni assurdamente elevate in alcune sacche del sistema pubblico) giustificando con il limitato livello del gettito che ne conseguirebbe, è sicuramente in malafede. La giustizia tributaria, che costituisce l'indispensabile presupposto di un giusto rapporto fìsco-contribuente, non è una questione misurabile in termini di gettito ma, in primis, di carichi adeguati alla effettiva capacità contributiva. Angelo Finito dottore commercialista • Ragusa
LA RISPOSTA DI SALVATORE CARRUBBA - Innanzi tutto, un'osservazione di metodo: non ho ancora capito se stiamo discutendo o meno di aria fritta. Certo, che un ministro si lasci sfuggire ipotesi di nuovi balzelli è quanto meno imprudente: gli interessati (e in questo caso potrebbero essere davvero tanti) non mancheranno, per prudenza, di tirare i remi in barca, col prevedibile effetto recessivo su consumi e domanda interna. Come ha insegnato Giuliano Amato, le stangate si fanno coi blitz, non coi dibattiti estivi. In ogni caso, far balenare nuove tasse non rende certo più credibile l'impegno del governo di arrestare la spremitura fiscale. Quanto al merito, molti esperti in questi giorni hanno ricordato che quasi tutti i pensionati italiani godono i frutti del sistema retributivo: quindi, se fosse quest'ultimo a dover essere colpito per finalità etiche (sempre rischiose, quando applicate al rapporto tributario), la misura del contributo dovrebbe riguardare l'intera (o quasi) platea dei pensionati. Quanto alle rendite più elevate, pensioni più alte corrispondono a contributi più alti pagati durante la vita lavorativa, a parte alcune (e limitate) categorie, quali quelle ricordate dal lettore. Perciò a me il contributo sembra un azzardo: l'equità non sarebbe perseguita, perché colpirebbe chi paga le tasse, lasciando intoccato il vero scandalo della vastissima evasione fiscale; i risultati economici sarebbero davvero importanti solo se colpissero una platea vastissima di pensionati (ma allora addio consenso a Renzi); e gli annunci di tregua fiscale perderebbero ogni credibilità. Infine, una domanda al professionista: il sistema tributario italiano è improntato al principio di progressività (particolarmente severo, qui), per cui le fasce di reddito più alte sono tassate più che proporzionalmente, proprio per garantire effetti di redistribuzione. Che fine farebbe tale principio, se passasse la postilla che le differenze di reddito (non solo per i pensionati) vanno considerate un privilegio tout court, da perseguire con balzelli ad hoc? Einaudi avrebbe da ridire.
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Risparmi mini da tagli alle pensioni medio-alte, da un contributo solidarietà aggiuntivo del 5% su assegni tra 2.700 e 4.400 netti solo 780 milioni.
di Giorgio Pogliotti-Il Sole 24 Ore 21.8.2014
Sindacati pronti alla mobilitazione contro l’ipotesi di ntrodurre un nuovo contributo di solidarietà temporaneo, aggiuntivo rispetto a quello del governo Letta.
È allo studio dei tecnici del governo in vista della legge di stabilità, insieme al prestito pensionistico per dare un sostegno economico a chi è a 2-3 anni dalla pensione e lascia il lavoro, che poi dovrà restituirlo: verrebbe trovata così una soluzione per i cosiddetti "esodandi", i cassaintegrati che rischiano di perdere il posto ma non hanno ancora l’età per la pensione. Insieme a una stretta sui "privilegiati" del contributivo, per impedire che possano avere pensioni superiori a quelle maturate con il sistema retributivo. Fino al 2011, il coefficiente di rendimento veniva congelato in corrispondenza del quarantesimo anno contributivo, se si rimaneva in servizio oltre questo limite non si aveva alcun vantaggio sull’assegno pensionistico. Si sta ragionando di ripristinare quanto previsto in origine dalla riforma Fornero, ma eliminato nella versione definitiva del Dl 201/2011, che togliendo il tetto dei 40anni ha fatto sì che la prosecuzione dell’attività lavorativa producesse un incremento sensibile della rendita previdenziale a causa della valorizzazione della quota contributiva.
Ma torniamo all’ipotesi del nuovo contributo di solidarietà che ha portato i sindacati dei pensionati sul piede di guerra. La legge di stabilità del governo Letta ha introdotto a partire dalla quota eccedente 14 volte il trattamento minimo di 501 euro, ovvero oltre i 91.251 euro di pensione (7mila euro lordi, pari a 4.400 euro netti) un’aliquota del 6%, che diventa del 12% e del 18%, per le quote eccedenti rispettivamente fino a 20 e 30 volte il trattamento pensionistico minimo. Un nuovo intervento, per produrre dei risultati apprezzabili, dovrebbe toccare le pensioni della classe media, considerando che l’85% dei quasi 16 milioni di pensionati ha un assegno mensile fino a 2mila euro lordi. Ipotizzando un nuovo contributo del 5% per la fascia di pensioni che supera 5 volte il trattamento minimo, ovvero di 2.500 euro al mese (1.800 euro netti) si ricaverebbero 2,5 miliardi. Salendo alla fascia compresa tra oltre 8 volte il trattamento minimo (4mila euro lordi, pari a 2.700 euro netti al mese) e 14 volte, si ricaverebbero invece 780 milioni. È alle pensioni di "bronzo" dunque che si guarda, poiché da un ulteriore intervento sulle pensioni d’oro si ricaverebbe poco: solo per fare un esempio, le pensioni ricche che superano 21 volte il trattamento minimo, da 10.521 euro lordi mensili, sono in tutto 6.800 e rappresentano 2,6 miliardi sui 270 miliardi di spesa pensionistica.
L’ipotesi è di applicare il contributo di solidarietà alla differenza tra la pensione che si sarebbe maturata con il sistema contributivo e quella più generosa pagata con il sistema retributivo. Ipotesi considerata ragionevole da Giuliano Cazzola (Ncd): «Se applicato al differenziale, ovvero in base al ricalcolo rispetto ai contributi realmente versati, ammesso che sia possibile da realizzare soprattutto nel pubblico dove è più difficile reperire i dati, sarebbe certamente più ragionevole rispetto alla logica dell’asticella secca, a condizione che sia un intervento temporaneo». L’Inps non è stato incaricato dal governo di elaborare simulazioni, che sarebbero assai difficili per i dipendenti pubblici, specie per gli statali, per i quali i dati sui versamenti contributivi sono stati contabilizzati solo dal ’96, dopo la riforma Dini.
Di «ipotesi premature» parla il sottosegretario all’Economia, Paolo Baretta: «Se a certe pensioni chiederemo un contributo quando non riusciremo a trovare i fondi per garantire gli 80 euro ai pensionati da mille euro mensili, non mi pare uno scandalo». La leader dello Spi Cgil, Carla Cantone, è contraria a un intervento sulle pensioni retributive: «Lasciate in pace i pensionati, che hanno perso il 30% del potere d’acquisto negli ultimi 15 anni. Ci mobiliteremo, la pazienza è finita». Per Cesare Damiano (Pd) «mettere in allarme 15 milioni di pensionati che hanno soltanto la colpa di essere andati in pensione con il calcolo retributivo è una follia». Anche per Renato Brunetta (Fi) è «follia solo parlarne, provoca incertezza». Di «infortunio estivo» parla Maurizio Sacconi (Ncd) che giudica «discutibile il prelievo già esistente». Difende l’intervento, invece, Andrea Vecchio (Sc): «Si cerca di approntare un prelievo sacrosantoda quelle pensioni retributive che sono esclusivamente retaggio di posizioni di privilegio e di casta inaccettabili».
Il Sole 24 Ore – 21 agosto 2014
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.PENSIONI. Graziano Delrio: “Escludo categoricamente interventi. Decide Renzi” - Roma, 22 agosto 2014 - Prelievi sulle pensioni più alte? ''A Palazzo Chigi non abbiamo nessuna proposta in questo senso. E siccome decide Palazzo Chigi, cioè Renzi, escludo in maniera categorica che ci saranno interventi sulle pensioni. Quanto all'ipotesi di un prelievo sui patrimoni, benchè quest'estate il sole non si sia fatto vedere troppo, qualcuno deve aver preso un colpo di calore. Gli 80 euro resteranno''. Lo afferma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, in un'intervista al quotidiano 'la Repubblica'. ''La filosofia di questo governo non è mettere nuove tasse - aggiunge Delrio -, semmai rimettere qualcosa nelle tasche degli italiani''. (ASCA).
.GRAZIANO DELRIO: «Combattere la corruzione e l'evasione fiscale è la più grande spending review che possiamo fare». 'Fare in modo che tutti paghino le tasse, il giusto, ma tutti'. - REGGIO EMILIA, 22 AGOSTO 2014. «Combattere la corruzione e l'evasione fiscale è la più grande spending review che possiamo fare». Lo ha detto stasera il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio a FestaReggio. «Combattere il lavoro nero, l'evasione e fare in modo che tutti paghino le tasse, il giusto, ma tutti. Questo vogliamo fare». «Per risollevare l'economia italiana abbiamo anche bisogno che l'Europa faccia quanto promesso: un piano di investimenti comune» ha sottolineato. «Il Paese deve cambiare e cambia se anche la comunità chiede di farlo. Non bastano le leggi per cambiare». (ANSA). - In http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=15377
.Pensioni & tagli (solo minacciati). UNO STUDIO SMENTITO DA MATTEO RENZI. I prelievi sono già in atto dal 1° gennaio 2014 e saranno in parte anche deducibili. Restano in vigore i provvedimenti-vergogna: la furbata della perequazione “addirittura” di ben 9 euro netti al mese per il 2014! Ma la Consulta punirà tale manovra. L’imbroglio del taglio sui vitalizi di ex deputati ed ex senatori. I politici credono davvero che i pensionati siano una categoria così remissiva che può essere continuamente tartassata a differenza di altri contribuenti a parità di reddito o, peggio, di tanti evasori che non pagano le tasse? - di Pierluigi Roesler Franz/www.blitzquotidiano.it – TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=15376
.IN ARCHIVIO L'ATTACCO ALLE PENSIONI. MATTEO RENZI: “Chiacchiere da calciomercato. Chi oggi parla di manovre e di pensioni parla di cose che non sono all'ordine del giorno. La via maestra per recuperare risorse per il 2015 è, e resta, quella della revisione della spesa". Certo appare un intervento sugli sconti fiscali: "E' una delle opzioni sul tavolo" perché non si può più "immaginare che detrazioni sui mutui, per le spese veterinarie o le palestre" vadano a tutti "a prescindere dal reddito". IL Governo frena. - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=15375