30.8.2014 - Caro Franco, che slogan fantastico era quello che recitava: "Una telefonata allunga la vita". Già, una telefonata. Altri tempi. Sarebbe bastata per avere la successione temporale:
1) la data della presentazione dell'esposto: 05.06.2012
2) quella della decisone del Consiglio territoriale del Lazio: 11.12.2013
3) quella dell'approvazione del nuovo regolamento da parte del Cnog: il 21.01.2014;
4) quella della presentazione del ricorso al Consiglio nazionale di disciplina: 20.02.2014
5) quella del decreto Ministeriale di approvazione: il 21.02.2014
6) quella della pubblicazione dello stesso, con l'ENTRATA IN VIGORE: il 31.03.2014.
Ora so, caro Franco, che potremmo intavolare una dottissima (e noiosissima) discussione sul "favore rei". Pensa alla fatica di spiegarne il significato anche a quanti - pur con ruoli negli organismi - confondono il Cnog con il Consiglio nazionale di disciplina.
È un po' meno di quel giurì per la correttezza dell'informazione, da tutti noi reclamato da anni, anche dai tanti che non solo confondono i ruoli citati, ma ritengono di potere e dovere interferire su un organismo per legge assolutamente autonomo dal Cnog e, ancor di più, dal suo presidente.
Ma tu e io, che il "favore rei" sappiamo che cosa è e non siamo garantisti a corrente alternata, a seconda delle culture e delle religioni che vengono offese, avremmo un grave problema.
Ecco l'importanza della telefonata.
Nel nuovo regolamento, all’art.18, è espressamente scritto: “Il presente regolamento si applica ai procedimenti dinanzi al Consiglio di Disciplina Nazionale introdotti con ricorso depositato o trasmesso in data successiva alla sua entrata in vigore. Ai procedimenti già introdotti e pendenti alla stessa data si applica il regolamento precedente”
Un ostacolo che neanche Marcello Fiasconaro (quanto sono vecchio!) primatista del mondo sugli 800 metri sarebbe riuscito a superare tra il 1973 e il 1976, ai tempi d'oro: suoi e nostri, miei e tuoi.
Non ho mai avuto difficoltà a scusarmi: né con i potenti né con gli ultimi. E credo che quel raffinato gentiluomo che è Rino Felappi non avrebbe esitazione alcuna a farlo, ove ne emergessero le ragioni.
Ma il problema è questo? Siamo sicuri sia questo? Sono stanco di chiedere se chi si indigna ha letto le cose che Magdi Cristiano Allam ha scritto e per le quali gli si fa l'oltraggio di chiedergli spiegazioni.
I comici stanno diventando una vera folla. Un giorno affermano che l'Odg deve essere rigoroso nel rispetto delle norme deontologiche, soprattutto se sono interessati come potenziali danneggiati amici e vicini, e il giorno dopo mutano opinione.
Resta, sullo sfondo, un quesito tutt'altro che marginale. Ma non continuiamo a protestare quando i giornalisti vengono citati in giudizio sostenendo l'opportunità per chi si ritiene danneggiato di rivolgersi all'Odg e ai suoi organismi, proprio per evitare gli effetti intidimidatori di querele e cause civili? Certo che lo facciamo. Alcuni a comando, perché pare che trasudare indignazione gratifichi. Ma poi i colleghi, soprattutto i più deboli, se l'Ordine e i suoi organismi latitano, vengono sbranati in Tribunale.
E le condanne per diffamazione fioccano. Leggo dal sito di un avvocato che, guarda un po', la Corte d'Appello di Milano avrebbe sanzionato proprio Allam, giovedì.
Non ne sono contento. Anzi, mi ribolle il sangue, se debbo esser sincero, perché credo che i giornalisti, nel manifestare il loro pensiero, non debbano godere di impunità. Ma senza finire davanti ai giudici ordinari debbano rispondere del loro operato agli organismi dell'Ordine. In attesa di quel Giurì che spero ancora venga inserito in una riforma generale che attendiamo da troppo tempo.
ENZO IACOPINO – presidente Cnog
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CASO MAGDI CRISTIANO ALLAM. Franco Abruzzo pone alcune domande al Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti: è assodato che il giornalista sia stato assolto in primo grado. Il diritto di proporre ricorso spetta solo al Pg di Roma, ma non a chi (Il legale dell'Ucoii-Unione delle comunità islamiche d'Italia) ha presentato l'esposto contro lo stesso Allam. E' un passaggio/cardine consacrato in un comunicato solenne (1 aprile 2014) dell'Ordine nazionale (il testo è in coda). Il nuovo regolamento dei procedimenti di disciplina fa “venir meno la possibilità in capo all’esponente di proporre ricorso contro la delibera di archiviazione ovvero di proscioglimento del giornalista adottata dal Consiglio di disciplina territoriale”. Bisogna chiarìre questo punto che potrebbe nascondere un abnorne errore del Consiglio nazionale di disciplina. Se i fatti sono questi, il “caso Allam” non esiste, anzi è una bufala che discredita l'Ordine. Chi si scuserà con Allam? Iacopino o Felappi? E' ancora utile un Ordine che incorre in errori madornali?Esiste ancora la vigilanza del Ministero della Giustizia? /di FRANCO ABRUZZO/ - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=15404