Potrebbe essere una sentenza rivoluzionaria, quella emessa qualche settimana fa dal Consiglio di Stato (il testo è in http://www.agrotecnici.it/news/ENPAIACDSSENTENZA.pdf) che consentirà una concorrenza tra le Casse di previdenza private riconoscendo alle «virtuose», con i conti in ordine, di poter «erogare trattamenti pensionistici più alti». La vicenda è iniziata qualche anno fa e ha motivazioni precise. Il passaggio al sistema contributivo puro ha modificato il modo di quantificare una pensione: la rendita dipenderà dal montante versato durante la carriera che viene rivalutato in base a un coefficiente basato sulla crescita media del Pil degli ultimi cinque anni. «Il punto è — spiega Roberto Orlandi, presidente nazionale degli agrotecnici — che fin quando il Pil nazionale cresceva, questo meccanismo aveva una sua ragione e una sua funzionalità ma da quando siamo piombati in uno stato di crisi permanente, lo scenario è profondamente cambiato. Per esempio nel 2005 il nostro Pil ci garantiva una crescita del 4,5% mentre nel 2013 siamo scesi allo 0,16%. Questo vuole dire che, se la situazione dovesse rimanere stagnante, gli autonomi che versano oggi avrebbero una pensione pari al 25% della loro retribuzione attuale. Troppo poco per non intervenire».
La proposta - E qui arriva l’intuizione che ha provocato lo scontro con le burocrazie ministeriali. «Tutte le Casse private — spiega Orlandi — investono i capitali in attività che ritengono più redditizie, a volte prendendosi anche dei rischi. La nostra proposta è stata quella di poter utilizzare il 50% dei ricavi degli investimenti per arricchire le pensioni dei nostri assistiti. In un primo momento ci è stato risposto che questo avrebbe creato una concorrenza tra Casse e una potenziale disparità tra sistemi previdenziali, ma la sentenza del Consiglio di Stato ci ha dato totalmente ragione». La sentenza infatti ha restituito a tutte le Casse di previdenza privatizzate quella autonomia negoziale loro propria, rendendo possibile, di fatto, d’ora in avanti, distinguere immediatamente fra gli enti con problemi o male amministrati da quelli, invece, in buona salute o con amministrazioni impeccabili. Questi ultimi saranno gli unici in grado di pagare pensioni più alte, in relazione ai risultati di bilancio effettivamente ottenuti.
Tre anni in uno - In altre parole: le Casse con conti in ordine potranno pagare pensioni più alte, le altre no. «Si tratta di un meccanismo — continua il presidente degli agrotecnici — che porterà ad una virtuosa concorrenza fra enti, spingendoli a fare meglio a beneficio degli iscritti i quali, sapendo di poter ottenere indietro una parte dei risultati di bilancio (se positivi), non perdoneranno più inefficienze, incapacità o, peggio, opacità di comportamento». Gli agrotecnici non hanno perso tempo e hanno già varato il loro «Restitution day», il giorno in cui celebreranno la loro «conquista». Stando ai calcoli degli esperti della categoria, la restituzione non sarà di poco conto perché gli anni da «rivalutare» sono tre: il 2011 (e per questo la rivalutazione è un più 50% rispetto a quanto previsto per legge); il 2012 (prevedibile una rivalutazione maggiore del 50%) ed il 2013 quando si prevede addirittura una rivalutazione del 910% (ma da confermare). Verosimilmente servirà un po’ di tempo per celebrare il «Restitution day» perché l’intervento comporterà il ricalcolo di tre anni di montanti previdenziali e l’individuazione delle risorse per fare tutto in un sol colpo. Ma il percorso è già avviato.
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5.8.2014 - PENSIONI più alte con gli stessi contributi: è possibile! - Il Consiglio di Stato accoglie il ricorso degli agrotecnici: “Il criterio di rivalutazione dei contributi pensionistici, definito dalla legge n.335/1995, deve intendersi come quello minimo (che deve essere sempre riconosciuto), mentre le Casse di previdenza “virtuose” e con i conti in ordine possono riconoscere rivalutazioni maggiori così “… consentendo di erogare trattamenti pensionistici più alti”. Con questa sentenza, viene definitivamente scardinato il principio, difeso fino all’ultimo dal Ministero del Lavoro, per cui la previdenza dei professionisti doveva essere, sempre e comunque, “tutta uguale”. Pubblichiamo il documento analitico del Collegio agrotecnici e in coda il testo della sentenza. – TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=15327