Milano, 12 settembre 2014. “La Cassa ragionieri teme il default” scrive ItaliaOggi (in http://www.italiaoggi.it/sololavoro/sololavoro_dett.asp?id=201409111154031454&titolo=Cassa%20ragionieri%20teme%20il%20default) e il suo presidente, Luigi Pagliuca, le spara grosse:«Meno soldi a chi è ora in pensione, altrimenti i giovani restano senza. Ricalcoliamo gli assegni pensionistici con il metodo pro-rata come previsto dalla legge di Stabilità 2014». Ma la Cassazione ha sbarrato la strada a tale ipotesi con la sentenza 17892/2014 (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=15453 ). Pagliuca ripete le affermazioni esposte nel convegno di Roma di due giorni fa (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=15482). Ma il re oggi è nudo. Perché il presidente Pagliuca nasconde alcune verità amare, che cercheremo di ricostruire. Dopo la costituzione dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (ex d.lgs. 139/2005), dal 1° gennaio 2008 il Collegio dei ragionieri non esiste più, perché quel giorno è stato istituito un nuovo Ordine Professionale (dei dottori commercialisti e degli esperti contabili) cui hanno avuto accesso esclusivamente laureati previo tirocinio professionale ed esame di stato. Gli iscritti al soppresso Collegio dei Ragionieri sono stati ammessi al nuovo ordine fino ad esaurimento. La Cassa dei ragionieri è in crisi, quindi, perché non ha nuovi iscritti, mentre prospera la Cassa dei dottori commercialisti (CNPADC). In verità il Collegio dei ragionieri aveva avvertito le prime difficoltà quando il diploma di ragioniere non era stato ritenuto da solo sufficiente per l’iscrizione all’albo, ma doveva essere accompagnato, come richiesta dalla Ue (direttiva 89/48/CEE), da un diploma universitario conseguito a seguito di un corso di studi specialistici della durata di tre anni, oppure della laurea in giurisprudenza o in Economia e Commercio (art. 31, punto e, del Dpr 1068/1953). La crisi della Cassa ragionieri ha origini ben precise, perché i giovani del XXI secolo preferiscono iscriversi, con laurea magistrale, all’Ordine dei dottori commercialisti e dei periti contabili. E’ la Ue ad avere ucciso il vecchio ragiunat pretendendo che fosse anche laureato. A questo punto a Luigi Pagliuca non resta che chiedere l’assorbimento della sua Cassa nell’Inps o nella Cassa dei dottori commercialisti. La Cassa dei ragionieri è morta. Luigi Pagliuca ora vuole espropriare i pensionati degli altri Istituti e delle altre Casse per far sopravvivere la Cassa ragionieri, che è giuridicamente morta (ex dlgs 509/1994, articolo 1-comma 3) non avendo più alle spalle il vecchio Collegio che dal 2008 è stato cancellato dalla legge che ha istituito l’Ordine dei dottori commercialisti e dei periti contabili (che hanno una propria cassa). Solo il Collegio dei ragionieri (con la relativa professione) giustificava l’esistenza della Cassa dei ragionieri (articolo 1, comma 3, del dlgs 509/1994). E poi Pagliuca non tocchi i pensionati, che hanno lavorato per 35/40 anni versando contributi d’oro. Gli espropri non sono ammessi dalla Costituzione e, quindi, dalla Corte costituzionale e della Cassazione. Nel frattempo la Cassa avvocati si è posto il problema se eliminare o meno 50mila iscritti che guadagnano meno di 10mila euro lordi all’anno. Anche l’Inpgi vive una stagione difficile (in 4 anni ha perso l’11% degli occupati) legata al calo drammatico della pubblicità e delle vendite dei giornali. La crisi purtroppo aggrava le prospettive di tutte le casse professionali (tranne Enpam e notariato). E’ il momento di prendere decisioni coraggiose e dure.
Pubblichiamo correttamente l’articolo di Luigi Pagliuca perché il lettore ne colga le reticenze e la provocazione.
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.«Meno soldi a chi è ora in pensione, altrimenti i giovani restano senza». Il presidente della Cassa dei ragionieri Luigi Pagliuca: «Ricalcoliamo gli assegni pensionistici con il metodo pro-rata come previsto dalla legge di Stabilità 2014». Ma la Cassazione ha sbarrato la strada con la sentenza 17892/2014
di FABIO SAVELLI - www.corriere.it 12.9.2014
Una recente sentenza della Corte di Cassazione l’ha mandato su tutte le furie perché - dando ragione a un ricorrente ora in pensione - in sostanza invalida una norma contenuta nell’ultima legge di Stabilità che aveva introdotto il cosiddetto metodo “pro-rata” (un calcolo misto contributivo e retributivo per l’erogazione dell’assegno di quiescenza) per le pensioni già maturate. La norma s’ispirava a maggiori criteri di solidarietà inter e intra-generazionale (e in un’ottica di maggiore sostenibilità finanziaria delle casse previdenziale dei professionali) provando a riequilibrare progressivamente l’entità degli assegni tra chi ora è in pensione e usufruisce in parte del metodo retributivo (cioè l’importo è legato alla media della rivalutazione dei redditi dell’assicurato relativi agli ultimi anni di lavoro in cui generalmente si guadagna di più) e chi invece ci andrà col metodo contributivo (cioè tutti quelli che ora sono nella fase di vita lavorativa). La tenuta finanziaria delle Casse dei professionisti - Lui, Luigi Pagliuca, è il presidente della Cassa dei ragionieri e al «Corriere della Sera» lancia l’allarme sulla tenuta finanziaria del sistema della previdenza dei professionisti, dopo questa «bomba» della Cassazione. «Così finirà per pagare la collettività - dice - perché le Casse previdenziali non sono in grado di sostenersi senza procedere a un riequilibrio del sistema. Falliranno tutte progressivamente e la gestione di oltre 2 milioni e mezzo di professionisti confluirà nel perimetro dell’Inps perché ai nostri giovani professionisti dovremo pur garantire almeno la pensione sociale dopo una vita al lavoro negli studi. Mi dica lei chi pagherà se non tutti attraverso le tasse. Cioè la fiscalità generale servirà per pagare le pensioni di milioni di persone». In un recente convegno a Napoli Alberto Brambilla, docente di gestione delle forme previdenziali pubbliche e complementari alla Cattolica di Milano, ha invitato provocatoriamente «i giovani professionisti a fare causa alla Cassazione», che - in punta di diritto - si ostinerebbe a tutelare i diritti acquisiti e non a preservare i diritti futuri. Secondo Pagliuca - senza la possibilità di introdurre il pro-rata - non saremo neanche in grado di restituire 700-800 euro al mese ai giovani avvocati, ragionieri, commercialisti, medici, giornalisti, architetti, ingegneri che ora stanno versando i contributi sostanzialmente pagando chi ora è in quiescenza. Un sistema totalmente perverso - secondo il suo parere - che penalizza due volte i giovani che stanno accantonando ora per non avere nulla tra 30 anni, quando le forze mancheranno e un assegno di sostentamento sarà necessario. Guerra generazionale alle porte?
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10.9.2014 - .PREVIDENZA. CONFLITTO GENERAZIONALE. CASSE PRIVATIZZATE: SERVE TAVOLO CON IL GOVERNO. Il presidente Adepp Andrea Camporese: "Un approfondimento è opportuno, affrontando questioni che riguardano la sostenibilità tecnico-attuariale, l'andamento dell'economia reale e quindi del flusso contributivo, l'andamento demografico, il peso dei diritti acquisiti. Il fine –sottolinea - deve essere quello di trovare un nuovo punto di equilibrio tra tutte queste componenti". L’idea-pazza di Alberto Brambilla: “I giovani professionisti facciano causa alla Cassazione che, con la sentenza n. 17892/2014, tutela i privilegi di chi ha pensioni generose a discapito delle future generazioni”. Luigi Pagliuca: “Con la sentenza della Suprema Corte ai giovani pensioni da fame. Piuttosto porto le chiavi ai ministeri vigilanti”. IN CODA la sentenza degli ermellini. – TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=15482
.13.8.2014 - . Previdenza. La Cassazione interviene con la sentenza 17892/2014 (si può leggere qui sotto) sul caso dei ragionieri e dà indicazioni che possono essere valide per tutte le gestioni - CASSE, TAGLI SOLO PER IL FUTURO. NEPPURE IL RICHIAMO ALL'INTERESSE GENERALE PUÒ GIUSTIFICARE INTERVENTI RETROATTIVI. GLI ERMELLINI SALVANO I DIRITTI ACQUISITI - La legge di Stabilità 2014 non è di interpretazione autentica e non sana gli «strappi» al pro rata precedenti al 2007. Le Casse dei professionisti non possono tagliare le pensioni attese senza rispettare il principio del "pro rata", ovvero senza considerare quanto maturato fino a quel momento. - di Maria Carla De Cesari - Il Sole 24 Ore 13.8.2014 – TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=15453