INPGI, IL BILANCIO DIMOSTRA CHE L'ISTITUTO E' IL BANCOMAT DELLE PARTI SOCIALI. E' IL MOMENTO DI CAMBIARE STRADA. ECCO PERCHE' MI ASTENGO. di Carlo Chianura-Cda dell’Inpgi
Ogni 100 euro di contributi IVS incassati, l'Inpgi è stato costretto quest'anno a spenderne 126,3 in pensioni. - (dall’inviato a Roma Francesco M. De Bonis) - Il bilancio di assestamento del 2014 dell'Inpgi si chiude con un utile di 10 milioni di euro. Un risultato solo apparentemente positivo, poiché reso possibile dalle plusvalenze provenienti dal conferimento del patrimonio immobiliare al Fondo Inpgi Giovanni Amendola. In caso contrario il disavanzo sarebbe stato di circa 90 milioni. Il bilancio è stato approvato martedì 11 novembre a Roma dal Cda dell'istituto con la sola astensione del consigliere Carlo Chianura. Le cifre del bilancio sono impietose. Ogni 100 euro di contributi IVS incassati, l'Inpgi è stato costretto quest'anno a spenderne 126,3 in pensioni. Nei soli primi sei mesi dell'anno sono stati persi 630 posti di lavoro, che vanno ad aggiungersi agli oltre 3.500 degli ultimi cinque anni. Drammatiche le spese per ammortizzatori sociali: 17,45 milioni per la disoccupazione, 5,49 milioni per la cigs, ben 16,10 milioni per contratti di solidarietà, con un incremento in quest'ultimo caso del 34,22% rispetto al 2013. Le previsioni per il 2015 sono pessimistiche, visto che la tendenza alla eliminazione di posti di lavoro prosegue e ha vanificato tra l'altro l'aumento di un punto percentuale della contribuzione pensionistica a carico degli editori. Per questo il Cda concorda nella necessità di procedere a un intervento strutturale sulle prestazioni, che dovrebbe essere deciso nei prossimi mesi.
Non intendo avallare con il mio voto favorevole un bilancio che è esploso letteralmente a causa dell’uso che delle risorse Inpgi è stato fatto dalle parti sociali con gli accordi raggiunti negli ultimi anni. Oggi raccogliamo più di tutti gli altri anni il frutto avvelenato di queste intese, un frutto che non può essere addebitato esclusivamente alla crisi mondiale e della editoria in particolare.
Mi riferisco all’aumento esponenziale della spesa pensionistica e a quella per gli ammortizzatori sociali, resa possibile dal ricorso indiscriminato a stati di crisi e a contratti di solidarietà non sempre giustificati dalle reali difficoltà di singole aziende e concessi anche a società che hanno chiuso bilanci in attivo e che negli ultimi venti anni hanno raccolto a piene mani utili e profitti.
Come amministratore di questo ente intendo sottolineare dentro e fuori l’Inpgi questo stato di cose. Per segnalare che proprio come amministratore non ho potuto oppormi in alcun modo a questo stato di cose, poiché ho certamente partecipato alle scelte dell’ente, ma non certo alla gestione corrente e storica che oggi si riflette nelle cifre di questo bilancio.
Ritengo urgenti due tipi di interventi. Uno che attiene direttamente alle nostre scelte e su cui ribadisco la mia disponibilità. Un altro che invece attiene a scelte parlamentari e governative su cui l’Inpgi poco può, ma qualcosa in più certamente possono le parti sociali e governative che siedono in questo consesso.
La mia astensione, che estendo al bilancio preventivo 2015, potrà tramutarsi in voto favorevole nel caso in cui ci saranno segnali precisi da parte di tutti, Cda e parti sociali, della volontà di sottrarre l’Inpgi al suo attuale ruolo di Bancomat della categoria.
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