Caro Franco, sul tuo notiziario e sul sito della FNSI leggo che di recente l’Inpgi ha concesso alla Fieg un prestito di 12 milioni di euro (bloccando di conseguenza l’erogazione di nuovi mutui) per consentire agli editori di rimpinguare le casse del fondo che serve per pagare l’ex “fissa” ai colleghi che ne hanno diritto. Fondo di cui Inpgi è tesoriere e di conseguenza il nostro istituto è di fatto il pagatore di prima istanza, a patto che gli editori onorino le intese, nei confronti di chi pretende l’accredito immediato della “ex fissa”. Il fondo è esiguo (tanto che, ripeto, l’Inpgi si è prestata a concedere, con l’avallo dei ministeri vigilanti, un prestito alla Fieg di 12 milioni di euro per le prime incombenze) e ciò determina un contenzioso di cause e decreti ingiuntivi, alcuni dei quali esecutivi. Non solo. Sempre dal tuo notiziario apprendo che il nostro istituto continua a perdere cause intentate da colleghi in pensione che reclamano il diritto (riconosciuto a tutti i pensionati, a cominciare da quelli Inps) a cumulare pensione e redditi di lavoro mentre l’Inpgi, incredibilmente, si oppone. Tutto ciò grava, e pesantemente, sulle casse dell’istituto il quale sta già sopportando una preoccupante crisi economico-finanziaria dovuta al disequilibrio dei conti previdenziali. Poco si sa, ma qualcosa trapela. Per esempio si sa di una riunione svoltasi nel novembre scorso in cui è stato previsto che nel bilancio previdenziale 2014 mancheranno un centinaio di milioni di euro (circa 200 miliardi delle vecchie lire) per il fatto che per ogni 100 euro incassati come contributi se ne pagano 123,6 (dato del novembre scorso, destinato a crescere) come pensioni erogate. E per il 2015 si prevede un deficit ben più consistente.
LA SITUAZIONE E’ ALLARMANTE.Tanto che, informa il tam-tam, alcuni consiglieri si riuniscono informalmente, come novelli Carbonari, per tenere sott’occhio l’evolversi della situazione e per decidere che cosa fare. Poiché avrebbero chiaramente la consapevolezza che nelle condizioni attuali l’Inpgi, pur svendendo il proprio patrimonio immobiliare e i titoli in portafoglio entro una decina d’anni non avrebbe più i soldi per pagare le pensioni. Né quelle in corso né quelle future. E per far fronte a tutti gli altri oneri assistenziali.
E’ così drammatica la situazione? Chi la racconta non ha dubbi e aggiunge che al vertice si sta pensando a come far fronte all’ insufficiente liquidità con la quale pagare le pensioni e le altre incombenze che gravano sull’istituto. A questo fine si starebbe pensando a sottoscrivere nei prossimi mesi un ingente prestito. Se così fosse non dimentichiamo che i prestiti vanno rimborsati e gli interessi pagati. Come e con cosa? Poiché l’Inpgi non produce reddito perché non è una azienda ma un istituto previdenziale la domanda è molto pertinente e le risposte facilmente immaginabili e preoccupanti.
Per non farla lunga, si può concludere affermando che, salvo miracoli, APPAIONO A RISCHIO LE PENSIONI DI TUTTI E A MAGGIOR RAGIONE QUELLE DI CHI DEVE ANCORA ANDARE IN PENSIONE.
Però – e ciò mi stupisce molto – di tutto ciò non si parla. Vige il riserbo assoluto, tanto che quel poco che si riesce a sapere sulla gestione dell’istituto viene soltanto “confidato” , quasi fosse un segreto da non rivelare. L’Inpgi è avvolto in un velo di opacità mentre, tra l’altro essendo un istituto con soci giornalisti, dovrebbe sposare la linea dell’assoluta trasparenza.
La situazione – a mio avviso – è molto preoccupante e lo diventerà ancora di più con i prossimi esodi di colleghi, a cominciare da quello, massiccio, della Rai che, si dice, avverrà attorno a Pasqua.
La massa dei colleghi finora non si è occupata di questa situazione ma qualcosa sta cambiando anche perché si sta ormai consolidando l’idea che il futuro previdenziale della categoria è a rischio. A Milano, per esempio, un gruppo di colleghi si sta organizzando per chiedere un incontro con i vertici dell’istituto per discutere, dati alla mano, della sua situazione e per avere risposte alle molte domande che riguardano il suo futuro.
Incontri, a Milano e altrove, cui dovrebbero partecipare anche qualche consigliere e un rappresentante del collegio sindacale, ossia i primi a doversi preoccupare dell’Inpgi e a dover sostenere una linea di assoluta trasparenza per non essere poi accusati di…”opacità”. Perché il futuro dell’Inpgi va dibattuto e deciso non da pochi addetti nel chiuso delle stanze romane ma da tutta la categoria. Ovviamente dopo essere stata dettagliatamente informata. EZIO CHIODINI