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Pensioni e diritti acquisiti. Un sottosegretario di Stato, magistrato, promette di aprire un tavolo sull’argomento, ignorando che sul tema dovranno pronunciasi presto le sezioni unite civili della Cassazione e che la sezione lavoro della Cassazione ha ripetutamente escluso la possibilità di incidere sui diritti acquisiti. Lo Stato non può violare il patto stipulato con i cittadini. Gli attuali pensionati dovevano essere avvertiti 40-50 anni fa che poi gli istituti previdenziali avrebbero cambiato le regole. Lo Stato ha già tradito gli impegni sulla perequazione annuale. E’ il momento di dire basta ai provvedimenti ideologici e discriminatori.

di Franco Abruzzo/presidente Unpit


Roma, 22 febbraio 2015.  Finalmente Luigi Pagliuca, presidente della Cassa ragionieri, ha trovato un interlocutore amico: è il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, magistrato,  che ha promesso, - come scrive Il Sole 24 Ore (in coda l’articolo) -, l’apertura di un tavolo sull’argomento dei diritti acquisiti, ignorando che sul tema dovranno  pronunciasi presto le  sezioni unite civili della Cassazione (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16681) e che la sezione lavoro della Cassazione ha ripetutamente escluso la possibilità di incidere sui diritti acquisiti. Luigi Pagliuca, che organizza forum e convegni a ripetizione,  vuole espropriare i pensionati “ricchi” degli altri Istituti e delle altre Casse per far sopravvivere la Cassa ragionieri, che è giuridicamente morta non avendo più alle spalle il vecchio Collegio che dal 2008 è stato cancellato dalla legge che ha istituito l’Ordine dei dottori commercialisti e dei periti contabili (che hanno una propria cassa). Il dlgs 509/1994 parla chiaro al riguardo. Pagliuca con il cappello in mano chieda,  come ha fatto nel 1995 l’Inpdai, al Governo e al Parlamento l’assorbimento nell’Inps (o nella Cassa dei dottori commercialisti) e scompaia dalla scena. Può sopravvivere una Cassa che ha un esiguo numero di iscritti giovani? Nel frattempo la Cassa avvocati si è posto il problema  se eliminare o meno 50mila iscritti che guadagnano meno di 10mila euro lordi all’anno. Anche l’Inpgi vive una stagione difficile (in 4 anni ha perso l’11% degli occupati)   legata al calo drammatico della pubblicità e delle vendite dei giornali. La crisi purtroppo aggrava le prospettive di tutte le casse professionali (tranne Enpam e notariato). E’ il momento di prendere decisioni coraggiose e dure (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=15500).


Luigi Pagliuca ha puntato il fucile contro il metodo retributivo. Qualcuno dovrebbe spiegargli che l’aliquota di rendimento del 2 per cento scende a scalini allo 0,90 (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16496). Pagliuca dice che i suoi colleghi versano il 15% sui redditi denunciati (in piena autonomia) al fisco. I giornalisti e i manager, invece, versano il 32-34 per cento sui redditi denunciati dalle aziende al fisco e in questo caso l’evasione è radicalmente esclusa. Consigliamo a Pagliuca di leggere gli atti parlamentari dedicati al dibattito sulle pensioni (7-9 gennaio 2014). Secondo Sel “non è vero che un sistema retributivo, come quello adottato fino al 1995, sia necessariamente più generoso del sistema contributivo; anzi il contributivo penalizza i poveri” (in  http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=13643). Pacate ed equilibrate le parole di Giampaolo Galli (Pd, ex direttore generale di Confindustria): “E’ vero che il ricalcolo con il nuovo sistema contributivo darebbe luogo a valori generalmente più bassi di quelli del sistema retributivo. Ma a coloro che propongono questo ricalcolo mi permetto di suggerire una riflessione: facciamo attenzione, perché lo squilibrio è molto elevato per le pensioni medie e medio-basse, diciamo fra 1.500 e 3-4.000 euro, ma si riduce fino tipicamente ad azzerarsi per le pensioni più alte, perché il vecchio sistema retributivo conteneva in sé un forte meccanismo di solidarietà. Per cui il ricalcolo che è stato proposto rischia in pratica di avere effetti fortemente regressivi dal punto di vista della distribuzione del reddito. La sentenza 116/2013 della Consulta non dice affatto che non si deve fare solidarietà. Al contrario: quella sentenza dice che la solidarietà dev’essere a carico di tutti i redditi, quale che ne sia l’origine, pensione, rendite immobiliari, lavoro e così via. Quella sentenza indica la via maestra da seguire per sviluppare davvero la solidarietà a favore delle persone e dei gruppi sociali più deboli” (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=13647). Con il sistema della legge di stabilità 2014 si verifica peraltro un impoverimento progressivo e programmato degli assegni che hanno un importo superiore a 3 volte il trattamento minimo (analisi di Spi/Cgil in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16297).


Lo Stato non può tradire il patto stipulato con i cittadini. Gli attuali pensionati dovevano essere avvertiti 40-50 anni fa che poi gli istituti previdenziali avrebbero cambiato le regole. Lo Stato ha già  tradito gli impegni sulla perequazione annuale. E’ il momento di dare basta con i provvedimenti ideologici e discriminatori. L’Unpit (Unione nazionale pensionati per l’Italia) difende solo le pensioni costruite con il lavoro e non quelle regalate dai politici a se stessi, alle alte cariche pubbliche e ad intere categorie come artigiani, commercianti e coltivatori diretti. I diritti acquisiti, costituzionalmente garantiti, non possono essere intaccati. Se dovesse passare la linea Pagliuca, verrebbe fissato un precedente devastante: i diritti acquisiti di milioni di pensionati potrebbero, da quel momento, essere manipolati dal Governo e dal Parlamento, diventando il bancomat di una politica ingiusta e vessatoria.


Ricordiamo il monito di Luciano Gallino: “I pensionati anche nel 2014 hanno fornito allo Stato i soldi per pagare le anticipazioni che ha versato all'Inps per tappare i buchi di varie gestioni previdenziali (21 miliardi), e inoltre hanno contribuito con 24 miliardi al derelitto bilancio pubblico. Per cui, prima di bastonarli come si usa da tanti proporre, bisognerebbe considerare la loro reale posizione economica, e soprattutto usare in modo corretto e completo i dati del sistema previdenziale” (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16881.


Frattanto la Camera ha bocciato  il taglio alle pensioni dei parlamentari (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16746 e in http://www.unpit.it/post.php?id=120). Ed è emerso che dal  2007 al 2010 non sono stati pagati 231 miliardi di euro di Iva. L'Agenzia delle Entrate ha analizzato da che cosa dipende la differenza tra l'ammontare delle imposte dovute e quelle effettivamente incassate. Il 77% dell'imponibile evaso è legato ai consumi finali delle famiglie, contro il 23% riconducibile alle imprese. Di fronte a questo disastro appare provocatoria e irresponsabile ogni azione contro i pensionati diretta a far cassa (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16502).


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.18.1.2014 - .Saranno le sezioni unite civili della Cassazione a pronunciarsi in modo definitivo sui diritti acquisiti sulle pensioni. IN CODA l’ordinanza della Sezione Lavoro della Cassazione civile. – TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16681



.9.1.2015 - .Cassazione, nuovo round ai vecchi iscritti alla Cassa dei dottori commercialisti. I  supremi giudici hanno escluso la possibilità di incidere sui diritti acquisiti riducendo gli assegni attraverso il meccanismo dei contributi di solidarietà. - Testo in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16583



.13.12.2014 - PREVIDENZA. Casse vincolate ai diritti acquisiti. La  Cassazione, per la seconda volta in due giorni, nega il contributo di solidarietà sulle pensioni in essere. Il taglio dell’assegno non può passare da un atto amministrativo. IN CODA un commento dell’avv. Anna Campilii). - di Maria Carla De Cesari-www.ilsole24ore.com-13.12.2014 - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16370


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Casse previdenza, tavolo sui diritti acquisiti. L’indicazione arriva dal sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, nel corso di un forum promosso dai ragionieri. Le pensioni retributive pesano sui bilanci. Damiano: serve un criterio di flessibilità. - di Andrea Marini/Il Sole 24 Ore. - ROMA, 20 febbraio 2015. Il governo è disponibile a intervenire sulla questione dei “diritti acquisiti ”, che rischia di mettere in crisi i conti delle casse previdenziali dei professionisti. A dirlo è stato ieri il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, intervenendo al forum sul futuro delle libere professioni, promosso dalla Cassa ragionieri, presieduta da Luigi Pagliuca. «Sul tema dei diritti acquisiti in materia previdenziale la Corte costituzionale – ha spiegato Ferri – ha indicato una via d’uscita nella ragionevolezza: bisogna dunque capire come legiferare in maniera equilibrata seguendo i principi di equità e di solidarietà fissati anche nella nostra Costituzione. Va aperto un tavolo con urgenza per risolvere il problema». Quanto sia importante la questione per le Casse, lo ha spiegato Pagliuca: «Non riusciamo ad affrontare il tema dei diritti acquisiti», ha detto il numero uno della Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri. A gravare sui bilanci della Casse di previdenza pesano ancora le pensioni retributive particolarmente generose le quali, anche se formalmente disinnescate con le norme varate dal Parlamento, continuano a drenare risorse sproporzionate rispetto alle pensioni contributive per effetto di alcuni pronunciamenti della Cassazione che, di fatto, rendono aleatoria ogni previsione di bilancio. «Il sistema retributivo regge se ci sono molte persone che lavorano in rapporto ai pensionati. Ma adesso non è più così, con i professionisti che faticano a trovare lavoro. Ci sono casi di pensionati che ricevono 21 volte la somma che hanno versato. Mentre ci sono professionisti che versano oggi fino al 15% del proprio reddito per andare in pensione con 800 euro». Il nodo delle cosiddette pensioni d’oro e dei privilegi «esiste», ha riconosciuto il sottosegretario Ferri, «in particolare in un momento di forte crisi come quello che stiamo attraversando: spiegare l’erogazione di certe cifre a chi oggi ottiene pensioni minime appare certamente difficile. Si pone poi un problema di sostenibilità economica – ha osservato – ma occorre anche immaginare un cambiamento del ruolo delle casse di previdenza». La posizione di Ferri è stata particolarmente apprezzata dai professionisti, sia per il suo ruolo di sottosegretario, sia per i suoi trascorsi come magistrato (che quindi potrebbe essere in grado di disinnescare la mina di ulteriori ricorsi).


Al forum era presente anche Cesare Damiano, presidente della Commissione lavoro della Camera. L’esponente del Pd ha mostrato apertura di fronte alle problematiche evidenziate dalla Cassa dei ragionieri: «Appellarsi ai diritti acquisiti è difficile nell’attuale situazione economica, quando questo significa difendere privilegi eccessivi. Quando ero al governo – ha ricordato – mi dissero: sei ministro e parlamentare, se l’ultimo giorno ti dimetti da deputato, la tua pensione viene ricalcolata e hai diritto a percepire 10mila euro lordi mensili, ovvero 6mila euro netti. Io ho rinunciato e sono andato in pensione con 2.350 euro netti, che sono il frutto di una carriera di 40 anni». Damiano ha anche sottolineato il rischio che si corre sottovalutando la situazione delle Casse, ricordando la vicenda dell’Inpdai, l’istituto dei dirigenti riassorbito nell’Inps. «Andrebbe introdotto un criterio di flessibilità in tutto il sistema pensionistico – è la soluzione proposta da Damiano –. Nell’ambito di tale revisione si potrebbe intervenire anche per rivedere la questione dei diritti acquisiti per le casse professionali».





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