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2.CASO SOPAF, I PUNTI DA CHIARIRE E QUATTRO DOMANDE ANCORA SENZA RISPOSTA.

di www.puntoeacapo.org


martedì 17.3.2015 - Molti sono i punti ancora oscuri sul caso Sopaf che vanno chiariti al più presto se si vuole davvero rispettare la tanto decantata "trasparenza".


1) Se era noto all'INPGI che la SOPAF, sin da quando il 14 gennaio 2009 aveva offerto in vendita direttamente al Presidente INPGI Andrea Camporese le quote del FONDO FIP, non ne possedeva in realtà neppure una;


2) Se l'INPGI 2 abbia versato i 30 milioni di euro pattuiti per l'acquisto delle 225 quote del Fondo FIP presso la Banca depositaria IntesaSanPaolo SpA con istruzioni irrevocabili all’istituto di credito di mantenere l'intera somma in deposito presso di sé e di liquidarla al venditore SOPAF Spa solo all’atto dell'effettivo trasferimento delle quote o abbia, invece, versato i 30 milioni di euro il 3 marzo 2009 direttamente sul conto corrente bancario della società SOPAF n. 614722 aperto presso Banca Intesa San Paolo in Milano prima ancora che questa acquistasse 9 giorni dopo le 224 quote del FONDO FIP (poi diventate 225 perché 1 fu regalata all'INPGI 2) dalla società austriaca IMMOWEST, previa cancellazione del pegno esistente su di esse in favore di Lehman Brothers Bank di Londra;


3) Se l'INPGI 2 abbia comprato "al buio" le 225 quote del Fondo FIP al prezzo effettivo di circa 129.528 euro l'una (contro quello inizialmente pagato di 133.333 euro l'una). Occorre infatti tener conto che, nonostante che il contratto di compravendita dei titoli FIP fosse definito "immodificabile", l'INPGI 2 ottenne poi 3 sostanziosi "regali" dalla SOPAF per circa 910 mila euro complessivi: circa 130 mila euro del valore di 1 quota del Fondo FIP, ricevuta gratis, più i dividendi del 2° semestre 2008 e del 1° bimestre 2009 per 780.400 euro netti, pari a 975 mila euro lordi;


4) Se l'INPGI 2 abbia di fatto fornito così alla SOPAF il denaro per acquistare, a sua volta, il 12 marzo 2009 dalla società austriaca IMMOWEST con uno sconto di circa il 30% le 224 Quote del Fondo FIP (diventate poi 225) costate quindi "solo" 100.000 euro l'una (cioé con una differenza di ben 29 mila 528 euro in meno l'una rispetto a quanto le aveva pagate l'INPGI 2 il 3 marzo);


5) Se di conseguenza, da un lato,  l'INPGI 2, comprando i titoli "al buio", abbia seriamente rischiato addirittura di non ricevere in contropartita dei 30 milioni di Euro le n. 225 Quote del Fondo FIP, mentre, dall'altro, la SOPAF abbia guadagnato dall'operazione o, meglio, realizzato un ingiusto profitto di circa 6 milioni 590 mila euro (pari a 29.528 euro per quota, corrispondenti a 129.528 euro che aveva incassato dall'INPGI 2 meno 100.000 euro che la SOPAF aveva poi speso per l'acquisto di ognuna delle 225 quote del Fondo FIP), utilizzando per di più soldi altrui;



6) Se i 6 milioni 590 mila euro corrispondono pertanto al guadagno per la SOPAF per differenza tra i 30 milioni di euro pagati dall'INPGI 2 per le 224 quote del FONDO FIP (ottenendo poi gratis, come spiegato prima, un'altra quota del valore di circa 130.000 euro e circa 780.000 euro per i dividendi del 2° semestre 2008 e del 1° bimestre 2009 per complessivi circa 910.000 euro netti) e i 22 milioni 500 mila euro pagati a sua volta e addirittura in epoca successiva dalla SOPAF stessa per acquistare le 225 quote del Fondo FIP a 100 mila euro l'una dalla società austriaca IMMOWEST, cioé a circa il 30% in meno.


CHE COSA POTREBBE SUCCEDERE ORA  - Se queste "voci" allarmistiche, supportate anche da documenti, fossero confermate e si dimostrasse un andamento delle cose completamente diverso, tutto verrebbe rimesso in discussione. Ad esempio, se fosse provato che i soldi dell'intera operazione di acquisto delle 225 quote del Fondo FIP fossero stati pagati unicamente dall'INPGI 2 vi sarebbero solo queste possibilità:


a) che l'INPGI 2 ha sostanzialmente finanziato la SOPAF divenendone sua socia di fatto nell'operazione con la conseguenza che non poteva quindi pagare ad un prezzo addirittura superiore del 30% le 225 quote del Fondo FIP perché in pratica l’acquisto era avvenuto con i soldi dell'INPGI 2;


b) se la SOPAF avesse acquistato le 225 quote del Fondo FIP dalla società austriaca IMMOWEST per 22 milioni 500 mila euro solo 9 giorni dopo aver incassato dall'INPGI 2 per le stesse 225 quote ben 30 milioni di euro, guadagnandoci - come spiegato prima - addirittura 6 milioni e 590 mila euro senza alcun rischio e con soldi altrui, cioé dell'INPGI 2, penserebbe davvero male chi ipotizzasse che la SOPAF abbia poi forse dovuto "ringraziare" qualcuno all'interno dell'INPGI per aver potuto guadagnare in un solo giorno circa 6 milioni e mezzo di euro (circa 12 miliardi e mezzo di vecchie lire) e soprattutto senza aver speso nulla?



E ORA QUATTRO DOMANDE ANCORA SENZA RISPOSTA: 1) Che sarebbe successo se la SOPAF avesse intascato i 30 milioni di Euro senza poi consegnare le 225 quote FIP o se la SOPAF fosse fallita tra il 3 e il 12 marzo 2009? Non si sarebbe forse trattato di un incauto ed imprudente acquisto da parte dell'INPGI 2? E come si era garantito l'INPGI 2 per evitare questo altissimo rischio? E come la mettiamo con l'eventuale riciclaggio di denaro?



2) Perché negli atti ufficiali dell'INPGI é stato sempre taciuto che la SOPAF - sin dal 14 gennaio 2009 quando le offrì in vendita al Presidente Camporese e fino al 23 febbraio 2009 quando é stato firmato il contratto di compravendita non possedeva alcuna delle 225 Quote del Fondo FIP, ma fungeva di fatto da intermediaria o tutt'al più da procuratrice della Società austriaca IMMOWEST?



3) E' un contratto valido di compravendita di titoli quello firmato tra l'INPGI e la SOPAF, visto che quest'ultima al momento della firma non era proprietaria di nulla?



4) In un delicato caso come questo non sarebbe stato forse più opportuno - se non necessario - adottare una delibera del Consiglio di Amministrazione, anziché una delibera presidenziale? E che poteri aveva in un caso come questo il Presidente Camporese, trattandosi di un acquisto "al buio" da parte dell'INPGI 2 per un importo di ben 30 milioni di euro che rappresentavano una fetta molto consistente del patrimonio della Gestione Separata dell'ente?



In conclusione, se fosse dimostrata la veridicità delle "voci" sostenute dagli inquirenti milanesi sul passaggio chiave su cui poggia l'intera ricostruzione dei fatti l'INPGI 2 avrebbe agito quanto meno con imprudenza, mettendo a rischio il patrimonio dell'ente per aver acquistato a prezzo pieno per 30 milioni di Euro da chi neppure li possedeva ancora (cioè dalla SOPAF) titoli gravati da pegno e nascondendo per di più i fatti ad amministratori (tranne forse al Presidente Camporese) e ai sindaci dell'epoca.  -  TESTO IN http://www.puntoeacapo.org/index.php?option=com_content&view=article&id=989:caso-sopaf-i-punti-da-chiarire-e-quattro-domande-ancora-senza-risposta&catid=63:inpgi&Itemid=76



Sopaf.puntoeacapo2.rtf



 






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