Roma, 1 aprile 2015. Nuovo sconsiderato e scomposto attacco di Paolo Serventi Longhi, vicepresidente vicario dell’Inpgi ed ex segretario generale della Fnsi, alla Covip, l'Autorità amministrativa che ha il compito di vigilare sul funzionamento delle casse previdenziali privatizzate e sui fondi pensione complementari tra i quali il Fondo complementare dei giornalisti (sul ruolo dell’ente si legga in http://www.giornalistitalia.it/covip-ente-inutile-e-dannoso-da-sopprimere/). La Covip avrebbe la responsabilità, secondo la versione (non documentata) di Serventi Longhi, di avere imposto uno stop al pagamento dell’acconto di 10mila euro lordi (6.500 netti, mentre 3.500 euro vanno allo Stato come tassazione) ai 1.200 giornalisti che hanno maturato il diritto a percepire l’indennità (ex fissa) e che ne hanno chiesto la liquidazione alla data del 31 luglio 2014. Franco Abruzzo, invece, pubblicando le notizie (non solo sulla ex fissa ma anche sulla Sopaf) non avrebbe fatto informazione ma disinformazione. Serventi reagisce come D’Alema: la “casta” non si deve toccare, il popolo (dei giornalisti e non solo) non va informato. La trasparenza? Una bestemmia? Il diritto di cronaca? Fantasie di un cronista invecchiato male. Le notizie? Colpi di pistola di un killer presuntuoso e arrogante. Si capisce che Serventi non esercita la professione da alcuni lustri e che probabilmente in via temporanea ne ha dimenticato regole, obblighi, doveri e vincoli. Scrive Serventi: “Quanto a Franco Abruzzo, che dal suo blog giudica “irresponsabile” la mia critica alla Covip, ricordo che la lettera della stessa Covip è giunta al Ministero del Lavoro, che ha poi chiesto all’Inpgi di sospendere il pagamento, dopo che lo stesso Ministero aveva già approvato la delibera e gli uffici dell’Istituto preparato i bonifici. Il tutto dopo quasi due mesi dalla richiesta di parere che il ministero aveva rivolto a questo Ente, lo ribadisco, inutile e dannoso. Irresponsabile e a dir poco superficiale è il comportamento della Covip. E irresponsabili sono i continui attacchi di Abruzzo ai dirigenti dell’Inpgi e la sistematica opera di delegittimazione del loro operato. Nei confronti di colleghi che, tra mille difficoltà per la tragica crisi del settore, continuano ad amministrare bene e in modo trasparente l’Istituto. Ma tutti i nodi verranno presto al pettine”. La chiusura vuole essere una minaccia, ma nasconde soltanto disperazione, paura e terrore. Serventi dovrebbe sapere che la verità è una vecchia talpa, che sbuca all’aria aperta in maniera inaspettata seminando panico, dolori e guai (a chi la offende cercando di sopprimerla).
L’uscita irresponsabile di Serventi ha creato “sconcerto, stupore e irritazione” nei vertici e nella dirigenza della Commissione di vigilanza. Negli ambienti della Covip si sottolinea che l’istituzione pubblica (sulle sue funzioni si legga in http://www.covip.it/wp-content/files_mf/1396535232Audizione_PresTarelli_Bicamerale.pdf) non ha poteri di veto. Nel caso della ex fissa ha dato un parere non vincolante, che ha convinto il Ministero del Lavoro a bloccare il pagamento dell’anticipo di 10mila euro. Il problema è un solo: può l’Inpgi dare in prestito 35 milioni al “Fondo ex fissa” (in altri termini agli editori della Fieg)? Rientra nei suoi compiti e nelle sue finalità? Il Tesoro, invece, riflette su un altro tema: l’Inpgi è un istituto di credito? È una banca? La risposta è no. La Covip con il suo parere per ora ha messo in crisi l’operazione ex fissa.
La Covip contesta “la natura di investimento del finanziamento concesso dall’Inpgi al Fondo contrattuale ex fissa”, perché sarebbe in contrasto anche con il ddl in elaborazione sugli investimenti delle Casse. Questo ddl una volta acquisita la veste di legge porrà dei problemi molto seri, impedendo operazioni finanziarie estranee alle finalità istituzionali delle casse previdenziali. Il via libera dei Ministeri vigilanti (Tesoro e Lavoro) - che avevano nel dicembre 2014 imposto la sostituzione della parola “prestito” con la parola “finanziamento” - era subordinato al parere della Commissione di vigilanza. Lunedì 30 marzo il Cda dell’Inpgi ha realizzato una “presa d’atto delle valutazioni della Covip in merito alla natura di investimento del finanziamento concesso dall’Inpgi al Fondo contrattuale ex fissa” e ha approvato una nuova delibera, trasmessa ai Ministeri vigilanti. Resta, comunque, sullo sfondo il conflitto potenziale con il ddl sugli investimenti delle Casse. Il parere della Covip non è fatto di acqua fresca, che scivola via senza lasciare traccia.
C’è sconcerto nel mondo giornalistico per via del comunicato dell’Inpgi dell’11 febbraio (che si può leggere qui sotto) secondo il quale l’acconto sarebbe stato pagato ”entro marzo”. Evidentemente l’Inpgi ha scritto il comunicato senza aver letto il parere della Covip. 1.200 giornalisti attendono furibondi che l’Inpgi paghi (per conto degli editori, che sono i veri protagonisti negativi di questa brutta vicenda). Ora bisogna attendere i tempi ministeriali. Resta la risorsa del ricorso alla magistratura del lavoro: i giornalisti, però, farebbero bene a citare in giudizio Fnsi e Fieg quali firmatari dell’accordo del 1985 (che ha spostato il pagamento dagli editori al Fondo) e poi Inpgi e anche la casa editrice presso la quale lavoravano prima del pensionamento. Il debitore, comunque, è la Fieg con gli editori rappresentati. Citare soltanto l’Inpgi è un errore, che alcuni giornalisti hanno pagato con la sconfitta nei Palazzi di Giustizia.
Nota/Il CdA dell'Inpgi in questi giorni sta discutendo se portare a tre i mandati del presidente mutuando questo principio dalle regole Covip. Un autogol di Paolo Serventi Longhi.
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