PENSIONI: ECCO GLI EFFETTI DELLE PROPOSTE “RAZIONALI” DEL PROF. TITO BOERI. E' necessario che intervenga la politica e non il Presidente dell'Inps. E la politica ha finora dimostrato con ripetuti interventi (Renzi, Gutgeld) di aver capito le difficoltà e la complessità di un intervento che non può essere demagogico. di Luigi Mattucci (ex dirigente Rai)
Da un po' di tempo il prof. Boeri, Presidente dell'Inps , va propagandando una sua nuova teoria sulla gestione dell'Ente che presiede: tale teoria, invece di affrontare l'efficienza e i costi di gestione dell'ente, sembra tendere ad assegnare all'Inps una funzione “assistenziale“ redistribuendo i redditi derivanti per legge alle varie categorie pensionistiche secondo una nuova scala di diritti legata prevalentemente, ed in modo inversamente proporzionale, al livello di reddito percepito.
Perno di questa nuova teoria sarebbe un ricalcolo delle pensioni in essere sulla base del metodo contributivo (recentemente applicato alle nuove pensioni): limitando però tale ricalcolo (e le conseguenti riduzioni ) unicamente alle pensioni più alte (le “pensioni d'oro” ). E chiamando così - per equità - i pensionati che ricevono di più (perchè hanno versato regolarmente, per legge, più alti contributi) a soccorrere tutte le categorie che per varie ragioni (esodi anticipati, insufficienti periodi di lavoro, mancati versamenti ecc) non hanno diritto - sempre secondo la legge - ad un trattamento adeguato alle loro necessità.
Ora, a parte il problema - già più volte sottolineato dalla Corte Costituzionale – della impossibilità di intervenire a posteriori su diritti acquisiti individualmente in base alle leggi approvate ed applicate ; a parte l'impossibilità – che l'INPS ben conosce - di ricalcolare individualmente, e per tutti gli anni interessati, le pensioni che deriverebbero a ciascuno dalla applicazione del metodo contributivo; a parte il fatto che i contributi versati dai percettori di stipendi elevati erano limitati per legge da un tetto massimo che impediva ulteriori versamenti (per cifre che, senza tale tetto sarebbero stati sottratte alla massima aliquota fiscale sul reddito, soddisfacendo pienamente anche alle massime esigenze del metodo contributivo), il vero risultato che la proposta del prof. Boeri rischia di determinare è una “guerra pensionistica” di tutti contro tutti, (alla quale sembra aver già abboccato la CGIL per bocca della Segretaria Cantone) ma dalla quale, tra ricorsi, ricalcoli ecc. uscirebbero a pezzi non solo i cosiddetti “pensionati d'oro” ma anche tutte le categorie che notoriamente ricevono pensioni solo in minima parte coperte da contributi versati.
E' necessario dunque che su questi problemi intervenga la politica e non il pur prestigioso manager professor Boeri Presidente dell'Inps. E la politica ha finora dimostrato con ripetuti interventi (Renzi, Gutgeld) di aver capito le difficoltà e la complessità di un intervento che non può essere demagogico ma deve risolvere le situazioni di maggior disagio senza ledere i diritti individuali e la fiducia dei cittadini nelle leggi e senza innescare fratricide lotte tra categorie.
Se il prof. Boeri ritiene che l'attuale sistema di norme che regola le pensioni sia carente rispetto agli obiettivi assistenziali che egli ritiene necessari per la pace sociale e la elargizione di una specie di “reddito di cittadinanza” pensionistico, proponga di elevare di un punto la massima aliquota fiscale pagata dalla generalità dei cittadini più abbienti: reperirà così risorse sufficienti a risolvere i problemi che si trova di fronte. Ed eviterà di caricare su specifiche e incolpevoli categorie di pensionati le inefficienze e gli errori, presenti e passati , dell'ente che presiede. Sulle quali non ha ancora detto una parola o avanzato una proposta.(l.mattucci@alice.it)
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