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MONTECITORIO. QUESTION TIME. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti annuncia: “IL Governo non toccherà le pensioni oltre i 2mila euro. Il tema è già stato affrontato e risolto in questo senso". Smentito Tito Boeri: “Preziose le indicazioni dell’Inps ma decide il Governo”. Il 52,2% delle pensioni sono a carico dello Stato. MA INTANTO È FUOCO AMICO SUI GIORNALISTI. L’INPGI SI INVENTA POTERI PARLAMENTARI E STUDIA COME TAGLIARE GLI ASSEGNI DEI GIORNALISTI AL POSTO DI CANCELLARE (COME IMPONE LA “LEGGE FORNERO”) LE PENSIONI DI ANZIANITÀ, CHE HANNO MANDATO A PICCO IL BILANCIO DELL’ENTE, E DI CHIEDERE AL GOVERNO DI ACCOLLARSI GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI (CIGS, CONTRATTI DI SOLIDARIETÀ, INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE, PAGAMENTO DEL TFR IN CASO DI FALLIMENTO DELLE CASE EDITRICI), CHE PER I LAVORATORI NON GIORNALISTI GRAVANO SULLA FISCALITÀ GENERALE. IN CODA ARTICOLO DI ENRICO MARRO (www,corriere.it).


ROMA, 15 aprile 2015. Il governo non interverrà sulle pensioni oltre i 2mila euro: il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, chiarisce nell'aula della Camera che "l'intenzione" dell'esecutivo è "di non voler procedere in questa direzione", né all'interno della spending review, né per quel che riguarda un eventuale intervento sul tema generale della previdenza, che comunque sarà fatto in sede di prossima legge di stabilità. E saranno governo e parlamento a decidere. Il ministro Poletti parla rispondendo nel corso del question time ad una interrogazione di Forza Italia sulle "proposte di riforma del sistema pensionistico prefigurate dal presidente dell'Inps", Tito Boeri. Tra le opzioni citate, il ricalcolo di alcune pensioni, quelle che cioè hanno avuto un vantaggio dal sistema di calcolo retributivo e sono quindi più alte di quanto sarebbero state con l'attuale sistema contributivo. Nei giorni scorsi, Boeri aveva parlato della necessità di un intervento sulle "pensioni molto alte non giustificate dai contributi versati", a cui poter chiedere di "dare qualcosa" per chi ha bisogno, in particolare nella fascia 55-65 anni, in una operazione di "equità". Senza però entrare nel dettaglio delle cifre, che invece erano presenti nella proposta da lui sostenuta più di un anno fa sul sito 'Lavoce.info'. "Per quanto concerne la riduzione delle pensioni superiori ai 2 mila euro, che è stata citata come una delle opzioni - è il passaggio della risposta di Poletti - il governo ha espresso chiaramente l'intenzione di non voler procedere in questa direzione". Inoltre, "per quel che riguarda la valutazione rispetto alle posizioni espresse dal presidente dell'Inps", il ministro sottolinea che l'Istituto "per le competenze che ha è sicuramente uno strumento importante a supporto dell'azione del Governo e del parlamento". Quindi, "pensiamo che le elaborazioni siano interessanti, che possano essere preziose per il lavoro che, comunque - afferma - compete al governo e al parlamento". Per Forza Italia, "con poche battute e in pochi secondi il governo, per bocca del ministro Giuliano Poletti, ha smentito il presidente Inps. E adesso che farà Boeri?", scrive su twitter il capogruppo a Montecitorio, Renato Brunetta. Mentre dal fronte sindacale, il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone, commenta con un auspicio: "Speriamo che l'intenzione espressa dal ministro Poletti di non taglieggiare le pensioni da lavoro, quelle conquistate versando regolarmente i contributi, non sia poi smentita dai fatti". Comunque, come più volte affermato nelle ultime settimane dallo stesso Poletti, l'intenzione è di intervenire per mettere mano alla riforma Fornero e di introdurre maggiore flessibilità in uscita, ma di farlo nell'ambito della prossima legge di stabilità. Resta, intanto, aperta la questione degli esodati e degli esodandi. Sui primi, alla richiesta di una settima salvaguardia, il ministro risponde, sempre al question time, ribadendo che le risorse non utilizzate ma già stanziate per le sei salvaguardie saranno spese per "coprire" altri casi. Invece, per quanto riguarda chi è senza lavoro, è vicino alla pensione ma non ha ancora raggiunto i requisiti necessari, nonostante gli ammortizzatori sociali, Poletti conferma che questo tema "socialmente rilevante" è "all'attenzione del governo", il quale sta valutando "le soluzioni previdenziali, assistenziali o sociali che possono coprire questa situazione".(ANSA). 


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Conti pubblici: per le «pensioni sopra 2.000 euro, niente tagli». Il ministro del Lavoro Poletti assicura: «Il governo non li farà né con la spending né con interventi sulla previdenza». Lo studio presentato da Alberto Brambilla alla Camera: “Il tasso di rendimento delle pensioni col retributivo calava notevolmente oltre la soglia di 44 mila euro di reddito e che queste pensioni sono già state penalizzate con ripetuti interventi di blocco della indicizzazione ai prezzi e con l’imposizione di contributi di solidarietà. Inoltre, sottolinea il rapporto, le pensioni che incorporano in proporzione la parte maggiore di importo non corrispondente a quanto versato non sono le cosiddette pensioni d’oro ma quelle integrate al minimo, quelle frutto di prepensionamenti, erogate da fondi speciali e le baby pensioni del pubblico impiego. Basti pensare che ben 8,5 milioni di pensionati (il 52,2% del totale) ricevono prestazioni «totalmente o parzialmente a carico della fiscalità generale”.



di Enrico Marro - www.corriere.it/16.4.2015 - Il governo non taglierà le pensioni. Lo ha detto ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, alla Camera nel question time dove alcuni parlamentari gli hanno chiesto conto delle proposte di intervento, in particolare sulle pensioni di importo elevato, come suggerito per esempio dal presidente dell’Inps, Tito Boeri. «Per quanto concerne la riduzione delle pensioni superiori ai 2 mila euro, che è stata qui citata come una delle opzioni - ha detto Poletti - credo di poter dire in modo molto chiaro che il governo ha espresso chiaramente l’intenzione di non voler procedere in questa direzione, né all’interno della spending review né per quello che riguarda un eventuale intervento sul tema generale della previdenza». Il tema è stato sollevato in particolare da Boeri che, attraverso l’«operazione trasparenza» lanciata dall’Inps, sta mostrando come la gran parte delle pensioni in pagamento benefici di un calcolo generoso (il retributivo, che non esiste più per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1995) che porta a erogare assegni più alti di quelli che si sarebbero dati sulla base dei contributi versati (il metodo contributivo, appunto). Molto critico verso ipotesi di tagli a carico delle cosiddette pensioni d’oro è anche il rapporto sul sistema previdenziale presentato ieri alla Camera da Alberto Brambilla, presidente dell’associazione Itinerari previdenziali e già presidente del soppresso Nucleo di valutazione sulla spesa previdenziale del ministero del Lavoro. Il rapporto Brambilla ricorda che il tasso di rendimento delle pensioni col retributivo calava notevolmente oltre la soglia di 44 mila euro di reddito e che queste pensioni sono già state penalizzate con ripetuti interventi di blocco della indicizzazione ai prezzi e con l’imposizione di contributi di solidarietà. Inoltre, sottolinea il rapporto, le pensioni che incorporano in proporzione la parte maggiore di importo non corrispondente a quanto versato non sono le cosiddette pensioni d’oro ma quelle integrate al minimo, quelle frutto di prepensionamenti, erogate da fondi speciali e le baby pensioni del pubblico impiego. Basti pensare che ben 8,5 milioni di pensionati (il 52,2% del totale) ricevono prestazioni «totalmente o parzialmente a carico della fiscalità generale».  Se l’ipotesi di tagli sulle pensioni sembra tramontare, resta in piedi quella di introdurre elementi di flessibilità sull’età pensionabile. L’ha rilanciata, durante la presentazione del rapporto, il sottosegretario dell’Economia, Pier Paolo Baretta, pur se a titolo personale. Anche per consentire ai giovani di entrare al lavoro, ha spiegato, bisogna prevedere la possibilità di andare in pensione prima di quanto previsto dalla riforma Fornero (66 anni e 3 mesi, che diventeranno 66 anni e 7 mesi dal 2016). Servono coperture è vero, ma anche non fare nulla costa molto, ha aggiunto Baretta, ricordando gli 11,6 miliardi stanziati finora per gli esodati. Sulla stessa linea il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd), che con lo stesso Baretta ha presentato una proposta di legge per consentire il pensionamento prima di 66 anni e fino a 62 anni con una penalizzazione del 2% sull’assegno per ogni anno di anticipo. – TESTO IN http://www.corriere.it/economia/15_aprile_16/conti-pubblici-le-pensioni-sopra-2000-euro-niente-tagli-56a35b5a-e3f9-11e4-868a-ccb3b14253dc.shtml


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"IL GOVERNO HA ESPRESSO CHIARAMENTE L'INTENZIONE DI NON VOLER PROCEDERE IN QUESTA DIREZIONE": COSÌ IL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI, GIULIANO POLETTI, NEL CORSO DEL QUESTION TIME, HA RISPOSTO AD UNA INTERROGAZIONE SULL'EVENTUALITÀ DI UNA "RIDUZIONE DELLE PENSIONI SUPERIORI A 2MILA EURO".


ROMA, 15 aprile 2015. "Il governo ha espresso chiaramente l'intenzione di non voler procedere in questa direzione": così il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, nel corso del question time, ha risposto ad una interrogazione sull'eventualità di una "riduzione delle pensioni superiori a 2mila euro". "Per il governo il tema è già stato affrontato e risolto in questo senso", ha proseguito Poletti, sia in sede di spending review e sia di fronte all'ipotesi di un intervento previdenziale, che sarà affrontato con la prossima legge di stabilità. Il ministro ha risposto ad un'interrogazione sulle proposte di riforma del sistema pensionistico delineate dal presidente dell'Inps, Tito Boeri. Nei giorni scorsi, Boeri aveva parlato della necessità di un intervento sulle pensioni molto alte non giustificate dai contributi versati. Poletti si è poi soffermato nuovamente sul "problema socialmente rilevante", rappresentato da chi è senza lavoro, è vicino alla pensione ma non ha ancora raggiunto i requisiti necessari, che "è all'attenzione del governo", il quale sta valutando "le soluzioni previdenziali o sociali che possono coprire questa situazione". Rispondendo ad un'altra interrogazione riferita in modo specifico agli esodati e alla richiesta di una settima operazione di salvaguardia, "sappiamo che c'è ancora un tema aperto", ha premesso il ministro che poi ha ribadito come le risorse non utilizzate ma già stanziate per le sei salvaguardie saranno spese per "coprire" altri casi. "Confermiamo l'intenzione di mantenere utilizzate le risorse per affrontare quella parte di problemi ancora irrisolta". Infine per quanto riguarda gli sgravi contributivi previsti dalla legge di stabilità per il 2015 a favore delle assunzioni a tempo indeterminato, il ministro ha assicurato che c'è "la piena copertura finanziaria per gli auspicati nuovi contratti e per le trasformazioni".(ANSA).


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PENSIONI. POLETTI: “PREZIOSE LE INDICAZIONI DELL’INPS MA DECIDE IL GOVERNO”. - Roma, 15 aprile 2015.  "L'Inps e' una parte importante per la strumentazione e le competenze di cui dispone ed e' uno strumento importante a supporto dell'azione di Governo e di Parlamento. Fornisce preziose indicazioni ma decide il governo". Così il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, replica, nel question time, alle domande sul ruolo del presidente dell'Inps, Tito Boeri, che in un'intervista di qualche giorno fa aveva anticipato alcune proposte in materia previdenziale. (AGI)


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PREVIDENZA: IL 52,2% DELLE PENSIONI SONO A CARICO DELLO STATO. EMERGE DAL RAPPORTO SUL BILANCIO DEL SISTEMA PREVIDENZIALE -  Roma, 15 aprile 2015. Oltre la metà delle pensioni in Italia è pagata dallo Stato. E' quanto emerge dal Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano presentato oggi alla Camera dei Deputati, nel quale si legge che su 16 milioni 393 mila e 369 pensionati in Italia, circa 8 milioni, 558 mila e 195, ben il 52,2% percepiscono prestazioni totalmente o parzialmente a carico della fiscalità generale. Sul fronte della spesa emerge inoltre che nel 2013 su un totale di spesa pubblica pari a 827,175 miliardi di euro, comprensiva della spesa per interessi, la spesa per pensioni, assistenza sociale e sanità è stata pari a 398,91 miliardi, pari al 48,22% dell'intera spesa. Calcolando l'incidenza dell'intera spesa sociale sul Pil per l'Italia il rapporto è pari al 29,7% rispetto alla media dei 28 Paesi comunitari che è del 29%, mentre quella dei 15 Paesi è pari al 29,8%. (askanews)


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È FUOCO AMICO SUI GIORNALISTI. L’INPGI SI INVENTA POTERI PARLAMENTARI E STUDIA COME IMPORRE PRELIEVI DI SOLIDARIETA’ SUGLI ASSEGNI DEI CRONISTI IN ATTIVITA’ E IN PENSIONE AL POSTO DI CANCELLARE (COME VUOLE LA LEGGE FORNERO) LE PENSIONI DI ANZIANITÀ, CHE HANNO MANDATO A PICCO IL BILANCIO DELL’ENTE,  E DI CHIEDERE AL GOVERNO DI ACCOLLARSI GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI (CIGS, CONTRATTI DI SOLIDARIETÀ, INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE, PAGAMENTO DEL TFR IN CASO DI FALLIMENTO DELLE CASE EDITRICI). Come é sempre avvenuto in passato, si possono aumentare i contributi a carico delle aziende e dei giornalisti in attività, e si possono modificare le prestazioni riducendole. Ma senza alcun effetto retroattivo dice la CASSAZIONE CIVILE: “I diritti acquistati e gli importi pensionistici già maturati non possono in nessun caso essere messi in discussione. Le Casse non possono ricorrere ai prelievi di solidarietà, istituto che esula totalmente dalla loro sfera di autonomia decisionale”. Eppure meno di tre anni fa, il 20 novembre 2012,  il Ministero del Lavoro ha comunicato all’Inpgi l’approvazione del Bilancio tecnico attuariale  che dava all’Istituto una vita tranquilla per 50 anni. Previsioni sbagliate e gonfiate? - di FRANCO ABRUZZO (presidente UNPIT) – TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=17470



 



 






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