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Senato. Commissione Giustizia. Intercettazioni. Ascoltati i Pm Pignatone e Bruti Liberati. Proposta: “Rendere pubblicabili le ordinanze conle quali si mette fine a un'indagine, non invece tutti gli altri atti che vengono depositati per essere messi a disposizione della difesa. E sanzioni pecuniarie preferibilmente per gli editori o per i giornalisti che violano le regole, per i quali va comunque esclusa la misura del carcere”.


ROMA, 16  aprile 2015. - Rendere pubblicabili le ordinanze con le quali si mette fine a un'indagine, non invece tutti gli altri atti che vengono depositati per essere messi a disposizione della difesa. E sanzioni pecuniarie preferibilmente per gli editori o per i giornalisti che violano le regole, per i quali va comunque esclusa la misura del carcere. È la proposta dei procuratori di Roma Giuseppe Pignatone e di Milano Edmondo Bruti Liberati, ascoltati dalla Commissione Giustizia del Senato sulla riforma delle intercettazioni. - Secondo i due procuratori nelle attuali condizioni è impossibile garantire il segreto su atti delle indagini che non possono essere pubblicati e che pure finiscono sui giornali, come le intercettazioni che non vengono nemmeno inserite nell'ordinanza ma che sono messe a disposizione delle difesa. Nel senso che è "illusorio" immaginare, come ha detto Pignatone, di poter identificare chi passa ai giornalisti quelle carte che in un processo medio sono date "legittimamente a 150-200 persone". Per questo la strada da seguire è un'altra: "va limitato drasticamente quello che si può pubblicare", ha spiegato il procuratore di Roma.  Bisogna "fare una nettissima distinzione tra l'atto giudiziario che conclude l'indagine con un provvedimento cautelare in senso lato ", che "deve essere totalmente conoscibile e pubblicabile", e "il materiale sottostante" che deve continuare ad essere messo a disposizione delle parti ma dovrebbe non essere pubblicabile. Così si ridurrebbero in maniera notevolissima i problemi di cui tutti ci lamentiamo",ha aggiunto Pignatone. Consonanza piena da parte di Bruti Liberati. "Non c'è ragione che l'ordinanza del gip non sia pubblicabile e messa a disposizione di tutti i giornalisti con parità di trattamento" ha detto, evidenziando che con l'informazione si esercita il "controllo democratico" sull'amministrazione della giustizia. Mentre escludere dalle ordinanze le intercettazioni, sostituendole con una ricostruzione per riassunto del loro contenuto, non è affatto una soluzione, tutt'altro: "peggiora la situazione", come pure è deprecabile, per i rischi di "fraintendimenti", "la rappresentazione scenica in Tv". (ANSA).



 



 






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