Rendere pubblicabili solo le intercettazioni riportate nelle ordinanze che concludono le indagini e non quelle agli atti dell'inchiesta. La posizione dei procuratori di Milano e Roma condivisa dal consigliere del Csm Luca Palamara, ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, e pm a Roma.
Roma, 19 aprile 2015. Rendere pubblicabili solo le intercettazioni riportate nelle ordinanze che concludono le indagini e non quelle agli atti dell'inchiesta. E per editori e giornalisti che violano le regole multe anche salate. La posizione espressa dai procuratori di Roma e Milano, Giuseppe Pignatone ed Edmondo Bruti Liberati, davanti alla commissione Giustizia della Camera, trova concorde il consigliere del Csm Luca Palamara, ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati e pm a Roma. "È una soluzione assolutamente condivisibile e corretta, non lesiva del diritto di cronaca e dà la possibilità di contemperare la tutela della privacy e il diritto all'informazione", sottolinea Palamara all'Adnkronos. Il punto fondamentale su cui ragionare, osserva, è "come contenere la diffusione delle intercettazioni ma senza mettere il bavaglio ad alcuno. Che la stampa debba informare è fuori discussione ma si discute di un altro problema che a mio avviso dovrebbe riguardare anche la stampa: evitare che situazioni del tutto irrilevanti ed estranee al processo penale possano essere pubblicate per creare una sorta di gogna mediatica, che è del tutto estranea anche alle finalità dell'informazione". "Il problema principale - fa notare ancora l'ex presidente dell'Anm - è tutelare i terzi estranei alle indagini, far sì che sia portato all'esterno quello che è rilevante e pertinente ai fini dello svolgimento dell'indagine Il fatto di dover limitare anche la pubblicazione alle ordinanze di custodia cautelare è una soluzione condivisibile, come lo è il tema dell'udienza filtro". (adnkronos)
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