Orientamenti del Governo in relazione alle proposte di riforma del sistema pensionistico prefigurate dal presidente dell'INPS – n. 3-01437). - Atto Camera - Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01437 presentato da Renato BRUNETTA - testo di mercoledì 15 aprile 2015, seduta n. 409.
BRUNETTA, MOTTOLA, POLVERINI, PALESE e OCCHIUTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
sul sito dell'Inps compaiono rielaborazioni statistiche che prefigurano un ricalcolo delle pensioni relativamente ai seguenti comparti: fondo speciale delle Ferrovie dello Stato spa; fondo speciale dirigenti ex-Inpdai; fondo speciale per il trasporto aereo. Il tutto etichettato sotto la rubrica «operazione porte aperte», quasi a voler far intendere che gli attuali trattamenti pensionistici per queste categorie di lavoratori siano non stati il frutto dell'applicazione delle leggi vigenti in materia, ma di oscuri raggiri che dovrebbero essere corretti sulla base di criteri arbitrariamente scelti dagli analisti che hanno compiuto le simulazioni;
le simulazioni mettono a confronto gli attuali trattamenti con quanto invece gli interessati avrebbero dovuto percepire in base ad ipotesi teoriche che sono solo nella testa degli loro estensori. Con la conseguenza di determinare un drastico ridimensionamento dei trattamenti in essere;
l'operazione è scorretta da diversi punti di vista. Gli anonimi analisti, infatti, si appropriano di competenze che, fino a prova contraria, appartengono al legislatore nazionale e non sono delegabili. La loro analisi, inoltre, è viziata da evidenti incongruenze. I dati mettono a confronto la situazione effettiva, che è frutto della storia personale di ciascun pensionato, basata sulla certificazione amministrativa fornita al momento del pensionamento, con ipotesi che, per carenza di informazione, sono frutto, innanzitutto, di un «a priori»: le ipotesi di riforma non hanno, infatti, avuto il vaglio del Parlamento e presumono una ricostruzione che, non avendo a disposizione le necessarie informazioni, mescola elementi diversi (come risulta dalle note metodologiche), tra loro non omogenei, ricorrendo a forme di interpolazione arbitraria e comunque non verificate, nel metodo, da nessun organo terzo;
operazioni di tale natura sono naturalmente legittime, quando sono effettuate da istituzioni private, il singolo ricercatore, l'università, eventuali centri studi e via dicendo; diventano inaccettabili quando collocate nel sito istituzionale dell'ente preposto alla gestione del sistema previdenziale. In questo secondo caso la loro valenza informativa assume un significato diverso. Rischia di diventare, oggettivamente, incubatore per future, più o meno prossime, decisioni governative. Tanto più che il presidente dell'Inps non fa mistero di avere un suo personale progetto di riforma del sistema pensionistico, che confonde ulteriormente i profili della previdenza con quelli della semplice assistenza;
autorevoli esponenti del Governo hanno più volte escluso che l'ennesima riforma del sistema pensionistico faccia parte dell'agenda politica. Tuttavia il presidente dell'Inps insiste. Ne illustra gli ipotetici contenuti in conferenze stampa, dibattiti, interviste e talk show. Tutto ciò lascia intendere che quelle elaborazioni rappresentano il pavimento analitico sulla base del quale – congiuntura politica permettendo – impostare la futura riforma, i cui effetti sarebbero devastanti. Visto che si tratterebbe di introdurre un'ulteriore stretta fiscale, con conseguente taglio – comunque la si chiami o lo si giustifichi – che dovrebbe riguardare le pensioni superiori alle 2 mila euro al mese. Ritenute, a torto, appartenenti alla categoria delle «pensioni d'oro»;
il presidente dell'Inps non può in alcun modo avocare a sé la facoltà di proporre dei radicali cambiamenti di quelle leggi che avrebbe il dovere di applicare e che assicurano stabilità al sistema pensionistico. Compito istituzionale dell'Inps non è quello di sostituirsi impropriamente al circuito decisionale – Parlamento e Governo – cui spetta deliberare in materia. Compito dell'Inps è gestire al meglio le risorse di cui dispone, che sono frutto del sacrificio di milioni di lavoratori. La priorità del suo presidente dovrebbe essere quello di garantire il massimo dell'efficienza – che oggi lascia molto a desiderare – dell'istituto che è stato chiamato a dirigere; piuttosto che occuparsi di argomenti ultronei. Del resto, se vuole coltivare il terreno dell'innovazione, gli spazi che ha a disposizione sono sterminati. Basti pensare al tema della separazione tra assistenza e previdenza. Qui la confusione, anche contabile, regna sovrana. E genera equivoci a non finire, che pesano sulla stessa reputazione internazionale del Paese. Fa lievitare impropriamente la spesa previdenziale, caricandovi gli oneri impropri delle prestazioni sociali. Nei quadri di contabilità nazionale, pertanto, la prima appare sovradimensionata, creando l'immagine di un suo carico eccessivo, rispetto alle analoghe elaborazioni – molto più puntali – degli altri Paesi;
secondo l'ultimo consuntivo approvato (2013) le spese di funzionamento dell'Inps ammontano a 4.209,6 milioni di euro. Il personale addetto è pari a oltre 33 mila unità, ma gli sportelli sono aperti al pubblico solo dalle 8.30 del mattino alle 11.30. Dati che dimostrano quanti siano ancora ampi gli spazi di razionalizzazione, specie se si considera che nel 2013 l'Inps è riuscito a riversare nelle casse dello Stato, grazie alle economie realizzate, ben 536,3 milioni di euro. E che una cifra ancora maggiore, pari a 552,8 milioni di euro, era stata versata nel 2012. È, pertanto, auspicabile che il nuovo presidente, di cui è nota la preparazione accademica, possa fare ancora di più, dedicando tutta la sua attenzione a quello che è il core business dell'istituto;
è bene, quindi, che ogni equivoco sia sgombrato e che tutti coloro che operano in campo pensionistico seguano uno stesso indirizzo di coerenza e di rigore;
mantenere questa situazione di ambiguità è, infatti, intollerabile e alimenta il sospetto che sia lo stesso Governo a spingere i tecnici a precostituire il terreno più favorevole, su cui intervenire successivamente. Com’è già avvenuto per il contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate, che poi la Corte costituzionale ha dichiarato anticostituzionale. Il tema delle pensioni, che investe milioni di persone, non può essere agitato in modo scomposto. Ogni ventilata ipotesi di riforma genera incertezze. Spinge milioni di cittadini ad adottare comportamenti conservativi, comprimendo i consumi e quindi aggravando la situazione congiunturale del Paese. Il cui principale handicap è dato proprio dalla caduta della domanda interna –:
se il Ministro interrogato condivida le proposte di riforma più volte enunciate dal presidente dell'Inps, con la prevista riduzione delle pensioni superiori a 2 mila euro al mese, e se, nel caso, il Governo intenda predisporre un atto formale su cui avviare una discussione di merito in Parlamento, oppure se, qualora quanto esposto in premessa corrisponda ad un'iniziativa estemporanea del presidente dell'Inps, che travalica, quindi, le competenze attribuitegli, intenda stigmatizzare tale atteggiamento, in particolare per l'utilizzo strumentale del sito istituzionale dell'Inps, eliminando ogni ambiguità, soprattutto nei confronti di tutti quei cittadini potenzialmente colpiti dalle proposte di riforma, e richiamando il dovere e la necessità per il presidente di adottare un comportamento coerente con il ruolo che è stato chiamato a svolgere, fermo restando che i propri interessi accademici possono essere coltivati nelle sedi all'uopo dedicate. (3-01437)
PRESIDENTE. L'onorevole Mottola ha facoltà di illustrare l'interrogazione Brunetta ed altri n. 3-01437, concernente orientamenti del Governo in relazione alle proposte di riforma del sistema pensionistico prefigurate dal presidente dell'INPS(Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Grazie, Presidente. Ministro, da qualche tempo, sul sito dell'INPS, compaiono rielaborazione statistiche che prefigurano un ricalcolo delle pensioni relativamente ad alcune categorie, quasi a voler fare intendere che gli attuali trattamenti pensionistici per queste categorie di lavoratori non siano il frutto dell'applicazione delle leggi vigenti, ma l'applicazione di oscuri raggiri, che dovrebbero essere corretti.D'altro canto, non è da oggi che il presidente dell'INPS va in giro dicendo che ha un personale progetto di riforma e di ricalcolo di alcune pensioni, fatto con altri criteri. Si chiede, quindi, a lei se condivida questa riforma delle pensioni che dovrebbe coinvolgere tutte quelle superiori ai 2 mila euro o se non sia il caso di arrivare ad una linea comune, che tenga conto anche dei contributi che sono stati versati da tutti i pensionati italiani.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Onorevole Mottola, per quanto concerne la riduzione delle pensioni superiori ai 2 mila euro, che è stata qui citata come una delle opzioni, credo di poter dire in modo molto chiaro che il Governo ha espresso chiaramente l'intenzione di non voler procedere in questa direzione, né all'interno della spending review, e quindi per recuperare le risorse per trovare il punto di equilibrio del bilancio pubblico, né per quello che riguarda un eventuale intervento sul tema generale della previdenza. In questo campo, sappiamo che vi sono molte discussioni e sono state avanzate molto proposte, ma credo che, per quello che riguarda il Governo, questo tema sia un tema già affrontato e risolto in questo senso.
Sappiamo che vi è il tema, invece, socialmente rilevante che riguarda le difficoltà delle persone che, a seguito degli effetti della riforma Fornero e della crisi economica, si sono trovate senza lavoro e non hanno ancora maturato i requisiti della pensione: è all'attenzione del Governo, che è attualmente impegnato a verificare quali possano essere le soluzioni o previdenziali o assistenziali o sociali che possano coprire questa situazione, ma fa riferimento a quella specifica condizione. Per quello che poi riguarda la richiesta o l'intervento o la valutazione rispetto alle posizioni espresse dal presidente dell'INPS, credo che si possa dire molto semplicemente che l'Istituto è una parte importante della strumentazione, degli istituti, dei soggetti della vita della collettività del nostro Paese, e che, per le competenze che ha, per la dotazione di elementi di valutazione, di analisi e di dati storici, è sicuramente uno strumento importante a supporto dell'azione del Governo e del Parlamento. Quindi, da questo punto di vista, naturalmente, noi pensiamo che le elaborazioni che possono essere predisposte siano assolutamente interessanti, che possano essere preziose per il lavoro che, comunque, compete al Governo e al Parlamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Mottola ha facoltà di replicare per due minuti.
GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Ministro, io posso essere senz'altro soddisfatto per quanto riguarda la parte di tutti i pensionati che hanno avuto dei danni dalla riforma Fornero, e su questo siamo tutti d'accordo. Non posso, però, essere soddisfatto per quanto riguarda certi atteggiamenti, sia da parte del presidente dell'INPS sia da parte di molta stampa, che certe volte non sono chiari e sono ambigui nei confronti dei pensionati. Non è un mistero, ma è un fatto certo, che vi sono ogni tanto esponenti politici, che vanno in televisione, che vengono ripresi con dichiarazioni che gettano il panico in persone anziane, che vengono sottoposte ad uno stress inutile, continuamente. Si parla, addirittura, di giustizia sociale, dicendo che si devono tagliare le pensioni alte per darle a quelli che non le hanno. Insomma, si vorrebbe quasi far passare per giustizia sociale il togliere i soldi a gente che ha pagato per quarant'anni i contributi per darli a quelli che i contributi non li hanno mai pagati. Non credo che sia questa la giustizia sociale.