26.4.2015 - Arriva finalmente il momento del famoso "tavolo" delle parti sociali (Fnsi, Fieg, Inpgi, sindacati degli edicolanti) con il governo. All'ordine del giorno martedì 28 aprile a Palazzo Chigi c'è un settore in agonia. In agonia, è bene dirlo, per una crisi generalizzata del Paese, ma anche per le scelte suicide di quelle stesse parti sociali nel corso degli ultimi cinque-dieci anni. Al danno dell'applicazione indiscriminata della 416, che ha consentito agli editori di divorare la polpa dei finanziamenti statali mandando a casa un migliaio di prepensionati, si aggiunge ora la beffa di una Fnsi che - finita la festa - chiede al governo una riforma drastica della legge.
In vista di che cosa?, è lecito chiedersi: dei nuovi strumenti (licenziamenti economici), dei vecchi (licenziamenti collettivi), dei nuovissimi (licenziamenti in cambio di assunzioni con Jobs Act)?
Nel frattempo, l'Inpgi si appresta a varare una riforma delle prestazioni che potrebbe far male ad attivi e a pensionati se non venissero accolti i principi sacrosanti della solidarietà e dell’equità, oltre che delle sentenze della Corte costituzionale e della Cassazione.
D'altro canto, nessuna misura anche la più draconiana potrà salvare i conti dell’istituto e il settore senza un complesso di misure e iniziative che ci si augura possa concretizzarsi nel tavolo per l’editoria convocato dal governo.
Sono indifferibili alcune iniziative anche legislative, di cui l’istituto di previdenza e le parti sociali devono farsi portabandiera.
A partire:
- dal riesame della 416 con la neutralizzazione del decreto Sacconi del 2009 sulla possibilità di fare stati di crisi con i cosiddetti indicatori economici prospettici e non con bilanci (certificati e controllati dal ministero del Lavoro) in rosso;
- dal finanziamento virtuoso dell’editoria, secondo i modelli delle democrazie europee;
- da una riforma del mercato pubblicitario televisivo che oggi consente intollerabili rendite di posizione a uno dei soggetti in gioco;
- da una revisione della disciplina degli ammortizzatori sociali che oggi pesano integralmente sui bilanci dell'Inpgi;
- dalla discussione sulla tassazione delle società web straniere che non pagano imposte in Italia;
- dal pagamento dei contenuti giornalistici anche attraverso una tassa di scopo sui contratti telefonici.
E ancora, dall’intervento legislativo per contenere almeno al livello di caporedattore il tetto dei contributi figurativi per i giornalisti che ricoprano incarichi elettivi. Un sistema perverso attraverso il quale chi è in aspettativa paga solo l’8 per cento della contribuzione, mentre tocca all’Inpgi coprire la quota aziendale relativa alla qualifica ricoperta al momento dell’elezione. Senza dimenticare di verificare e casomai eliminare l'obbligo anche per l'Inpgi di applicare la famigerata legge Mosca per numerosi giornalisti dipendenti di testate politiche o sindacali, che hanno maturato la pensione anche senza i contributi ritenuti necessari per tutti gli altri giornalisti.
Ci sono da reperire risorse per garantire nuova occupazione. Ma sarebbe tutto inutile, per il mercato del lavoro e per lo stesso Inpgi, se questa occupazione non avesse le caratteristiche della solidità e della giusta remunerazione. Le parti sociali che vedranno il sottosegretario Lotti abbiano il coraggio di mettere sul tavolo con uno sguardo di sistema queste e tutte le altre proposte che rilancino davvero il settore. Mettendo da parte per un attimo i rispettivi interessi di bottega. - IN http://www.puntoeacapo.org/index.php?option=com_content&view=article&id=1022:editoria-il-28-si-apre-il-tavolo-con-il-governo-le-proposte-di-puntoeacapo-per-superare-la-crisi&catid=50:sindacato&Itemid=53