(Il Mattino, 1 aprile 2015) - Dipendenti privati e pubblici, autonomi, iscritti alla gestione separata (circa 18 milioni di lavoratori). Pensionati d'oro, ma anche pensionati con un reddito appena sufficiente per una vita dignitosa. È vasta ed eterogenea la platea di lavoratori in quiescenza interessati dalla tanto attesa sentenza 70/2015 della Corte costituzionale sul blocco della perequazione.
Sono quasi 6 milioni. Il 36 per cento della categoria complessiva degli oltre 16,3 milioni non più in attività. I ricconi sono però ben pochi. Solo lo 0,1 per cento può vantare, infatti, un assegno di oltre 10mila euro. Il deciso no dei giudici della Consulta al blocco dell'ex scala mobile per gli anni 2012 e 2013 ha già fatto scattare così le prime quantificazioni. Le cifre sono contenute per coloro che si fermano a 20mila euro annui. Si vedranno restituire oltre 1.134 euro lordi. Ma il Fisco passerà all'incasso con una Irpef del 27%. Riceverà di più, logicamente, chi ha pensioni più alte. Oltre 4.650 euro al lordo delle tasse per coloro che possono beneficiare di un reddito pensionistico annuo di 100.000 euro. Ma quasi la metà del rimborso, il 43%, rientrerà nelle casse dello Stato sotto forma di tassazione Irpef. La simulazione degli importi che verranno restituiti l'ha fatta l'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Napoli. Tre i livelli di reddito considerati. Il primo è di 20mila euro annui. Una cifra molto vicina al limite inferiore preso in considerazione dalla Consulta, cioè un trattamento pensionistico pari a 3 volte il minimo Inps. Il secondo caso è di un reddito di 50.000 euro annui, il terzo di 100mila euro. Il calcolo è articolato in due anni. Un pensionato con 20mila euro si vedrà restituire 536,64 euro per il 2012 e 597,97 euro per il 2013. In totale circa 1134 euro lordi a cui si dovranno sottrarre 306 euro (il 27%) perla tassazione Irpef. Con 50.000 euro di pensione, il rimborso per il 2012 ammonterà invece a 1.190,70 euro, a cui si aggiungeranno i 1327,90 euro relativi al 2013. In totale la somma che si potrà recuperare sarà di 2.518 euro lordi. Su questo importo graverà una tassazione Irpef del 38% paria 956,84 euro. Infine, coloro che ricevono 100.000 euro annui si vedranno restituiti 2.205,70 euro per il mancato adeguamento al costo della vita dell' assegno nel 2012 e 2.452,90 euro per il blocco del 2013. Sull' importo totale di 4658 euro l' Erario però si riprenderà una parte consistente. 2003,198 euro se ne andranno per l' imposta sui redditi (43%). In particola re il calcolo si articola così. Per il 2012 vi sono tre aliquote da prendere in considerazione per la perequazione. Nella prima fascia fino a 18.759 euro di reddito il 2,70%. Nella seconda compresa tra i 18.760 e i 31.265 euro il 2,43%, nella terza dai 31.266 euro in poi il 2,03%. Per il 2013 l' aliquota della prima fascia (fino a 19.321,77 euro) è il 3%. Per la seconda (compresa da 19.321,77 a 32.202,95 euro) è il 2,70%. La terza, che considera i redditi da 32.202,95 euro in su ha un' aliquota del 2,25%. Si tratta di una vera batosta per i conti pubblici. Complessivamente, lo Stato dovrà sborsare 4,8 miliardi di euro. L' Inps, non appena la sentenza diventerà esecutiva con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (tra 4 giorni, prevedibilmente) avrà un confronto con il ministero dell' Economia e la Ragioneria dello Stato per stabilire le modalità e i tempi dei rimborsi. La scure delver detto della Consulta si abbatterà anche sulle casse previdenziali dei professionisti. Ad esempio, l' Inpgi, l' Istituto di previdenza dei giornalisti, dovrà versare almeno 6 milioni di euro, di cui 2 ritorneranno al Fisco sotto forma di tassazione.
Ma a chi spetterà il rimborso? Dietro i numeri delle ultime statistiche ufficiali (targate Istat) si celano pochi Paperoni. 11.933 persone che si confrontano con un popolo di quasi tre milioni di pensionati. 2.857.069 che devono basarsi, invece, su un reddito che oscilla tra una cifra appena tre volte superiore al trattamento minimo (1.500 euro) e i 1.999 euro. E appena l' 1,2% incassa tra i 5.000 e i 9.999 euro mensili. Altrettanto consistente, invece, è la fascia dei trattamenti compresi tra i 2.000 e i 2.999 euro. Sono 2.247.066 che pure sperano nel tanto atteso risarcimento.
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PREVIDENZA. INCOSTITUZIONALE IL BLOCCO DELLA PEREQUAZIONE. La Corte costituzionale con la sentenza 70/2015 riconosce per gli anni 2012-2013 la rivalutazione dell'assegno anche a chi percepisce una pensione superiore a tre volte il minimo Inps. Cancellata la norma del Governo Monti. Lo Stato dovrà sborsare 4,8 mld (di cui 1,5 ritorneranno all'erario sotto forma di tassazione). Bagno di sangue per l'Inpgi che dovrà versare almeno 6 mln di euro. Bastonato Boeri: se la Patria è in pericolo devono concorrere tutti i cittadini (attivi e pensionati). “Risultano intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita e l’adeguatezza. Quest’ultimo è da intendersi quale espressione certa, anche se non esplicita, del principio di solidarietà di cui all’art. 2 Cost. e al contempo attuazione del principio di eguaglianza sostanziale di cui all’art. 3, secondo comma, Cost.. La norma censurata è, pertanto, costituzionalmente illegittima nei termini esposti”. FRANCO ABRUZZO (UNPIT): “I pensionati italiani conoscono la straordinaria coerenza della nostra Consulta nella difesa dei grandi valori della Repubblica. La sentenza è una risposta netta e perentoria a chi predica l'odio contro i cittadini che hanno lavorato per 35-40 anni versando contributi d'oro. Noi pensionati non ci sentiamo soli, abbiamo dalla nostra parte la Costituzione e il Giudice che la fa rispettare anche al Parlamento e al Governo”. IN CODA LA SENTENZA. - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=17626