Milano, 19 maggio 2015. La prima sezione penale del tribunale di Milano ha rigettato l'istanza di patteggiamento a 4 anni e 10 mesi per Giorgio Magnoni, nell'ambito del processo con rito immediato sul dissesto di Sopaf e su alcune presunte truffe i danni degli enti previdenziali Enpam (medici) e Inpgi (giornalisti). Giorgio Magnoni, imputato per associazione per delinquere, bancarotta, truffa, corruzione e alcuni reati fiscali aveva trovato un accordo con la procura di Milano ma il tribunale l'ha considerata "non congrua per difetto". I giudici, invece, hanno accolto l'istanza di patteggiamento per il figlio di Giorgio, Luca Magnoni, che risponde del reato di bancarotta, per una pena a 3 anni e 6 mesi.
L'istanza di patteggiamento e' stata considerata incongrua visto che Giorgio Magnoni e' stato identificato come "il capo-promotore di un sodalizio criminale finalizzato" a reati giudicati molto "gravi" dal tribunale. Per i giudici è "incongrua la pena pena base per la bancarotta fraudolenta", che hanno ricordato nell'ordinanza "può essere anche sanzionata con 10 anni di reclusione". Inoltre, il tribunale non ha visto da parte di Giorgio Magnoni "alcun ravvedimento positivo", sottolineando che "non ha fornito apporto alle investigazioni" e che non ha mostrato alcuna "fattiva e concreta volonta' di risarcire almeno in parte le parti danneggiate". I giudici hanno più volte rimarcato "l'estrema gravita'" dei reati contestati a Giorgio Magnoni, con particolare riferimento a quello di bancarotta che sarebbe stato caretterizzato "da un dolo molto rilevante". Nel bocciare il patteggiamento, i giudici della prima sezione penale del tribunale di Milano hanno poi aggiunto che all'ex manager di Sopaf non potevano essere riconosciute le attenuanti generiche, che la continuazione di 12 mesi è troppo bassa, così come i cinque mesi riconosciuti per il reato di corruzione nei confronti del presidente della Cassa dei Ragionieri e i due mesi per le truffe all'Inpgi e all'Enpam, rispettivamente le casse di previdenza di giornalisti e medici. Il presidente del Tribunale, Giuseppe Fazio, ha letto l’ordinanza la quale richiama “senza ipocrite perifrasi” tutti i capi di accusa contenuti nel decreto di giudizio immediato firmato dal Gip Donatella Banci Buonamici.
In merito a Luca Magnoni, invece, i giudici hanno ratificato l'accordo con la procura a un patteggiamento di 3 anni e 6 mesi, concedendogli le attenuanti generiche al contrario di quanto deciso per il padre, condannandolo al pagamento delle spese processuali e delle spese sostenute dalle parti civili per la costituzione. Luca Magnoni è stato anche interdetto per cinque anni dai pubblici uffici e per 10 anni dagli uffici direttivi e commerciali. Il processo a Giorgio Magnoni proseguirà l'11 giugno prossimo, quando verrà riassegnato a una sezione penale diversa del Tribunale di Milano.
Giorgio e Luca Magnoni erano stati raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare nel maggio scorso, insieme ad altre cinque persone, per i reati - ipotizzati a vario titolo - di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, truffa, appropriazione indebita e frode fiscale, in relazione al gruppo Sopaf. Giorgio Magnoni è stato vicepresidente del cda di Sopaf dal 2005 al 2012 e consigliere delegato dal 2007 al 2010, mentre il figlio Luca è stato nel consiglio di amministrazione della società dal 2005 al 2012. Gli episodi di truffa contestati a Giorgio Magnoni (e ad altri indagati nell'inchiesta ancora aperta, tra i quali il presidente dell'Inpgi Andrea Camporese e l'ex presidente della Cassa dei Ragionieri, Paolo Saltarelli, per cui e' stato disposto il giudizio immediato che inizierà il 7 luglio prossimo) riguardano dei presunti raggiri ai danni di Inpgi, Cassa dei Ragionieri ed Enpam (Cassa dei medici). Nel dettaglio, la truffa ai danni dell'istituto dei ragionieri ammonterebbe a 52 milioni di euro, quella alla Cassa dei medici a 20 milioni e, infine, quella per i giornalisti a 7,6 milioni di euro, quest'ultima attraverso l'acquisto di quote del Fip (Fondo immobili pubblici), che l'Inpgi ha comprato da Sopaf (che non ne aveva la titolarità) a un prezzo - per gli inquirenti - superiore a quello di mercato. Prima dell’estate verranno depositate le carte dell’inchiesta che ha l’Inpgi al centro e che è ormai conclusa tanto che il Pm Gaetano Ruta non ha chiesto alcuna proroga delle indagini. Il presidente Andrea Camporese si è sempre dichiarato estraneo ai fatti. L’Inpgi è parte offesa, ma non parte civile, nel procedimento a carico di Giorgio Magnoni. L’Istituto potrebbe cambiare veste l’11 giugno, decidendo di costituirsi parte civile perché il processo ricomincia ex novo con un altro collegio giudicante. (RADIOCOR + www.francoabruzzo.it)
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.Rinvio a giudizio dei signori Giorgio e Luca Magnoni da parte del GIP di Milano dott.ssa Donatella Banci Buonamici - Proc. PM n. 50862 o 50852/14 - Proc. GIP n. 10844/14
https://drive.google.com/file/d/0B_ByJPmom4tyUjdNNEtQelRnYlE/view?pli=1
.Richiesta di misura cautelare personale da parte del p.m. dott. Ruta
Proc. PM n. 42997/12 RGNR
https://drive.google.com/file/d/0B_ByJPmom4tyU0hKMkx0WjJRbmc/view?pli=1
.Richiesta di integrazione di misura cautelare personale da parte del p.m. dott. Ruta
Proc. PM n. 42997/12 RGNR
https://drive.google.com/file/d/0B_ByJPmom4tyeEVXbjYyeHd0Z2c/view?pli=1
.Il memorandum sulla vicenda SOPAF da parte dell'avvocato civilista Andrea Marani, legale esterno dell'INPGI - https://drive.google.com/file/d/0B_ByJPmom4tyYUdxZXZfRXNlUFk/view?pli=1
.Il video "Giù le mani dall'INPGI", della durata di 1 ora della Tavola rotonda sulla vicenda Sopaf-Inpgi, trasmessa in diretta streaming su YouTube la sera del 13 aprile 2015
https://www.youtube.com/watch?v=GWmroHh8ipU&feature=youtu.be
.12.3.2015-.PROCESSO SOPAF. La prima sezione penale del Tribunale di Milano rinvia l’udienza (a carico di Giorgio e Luca Magnoni, padre e figlio) al 14 aprile (h 14.30). Il patteggiamento (4 anni e 6 mesi per Giorgio; 3 anni e 6 mesi per Luca Magnoni) appare in salita, perché padre e figlio non hanno avviato alcuna trattativa diretta a risarcire Enpam, Cassa ragionieri e Inpgi (che è presente nel processo solo come parte offesa, mentre gli altri due enti previdenziali come parti civili). L’Inpgi, non costituendosi parte civile, afferma in sostanza di figurare solo nominalmente tra i danneggiati “avendo assunto il ruolo di soggetto terzo, totalmente estraneo ai fatti”. E conseguentemente non ha chiesto il ristoro dei danni patiti per 7,6 milioni (secondo le ipotesi accusatorie del pm Gaetano Ruta). Il presidente dell’Inpgi Andrea Camporese, indiziato di truffa ai danni dell’Istituto che rappresenta, ha sempre respinto la ricostruzione istruttoria della pubblica accusa. IN CODA LA CRONISTORIA DELLA VICENDA SOPAF/INPGI - - di FRANCO ABRUZZO –TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=17139