Roma, 25 maggio 2015. La proposta di legge sulla diffamazione sarà approvata dalla Camera dei Deputati prima della pausa estiva con alcune modifiche e perciò dovrà tornare nuovamente al Senato per la ratifica. Lo ha annunciato il relatore Walter Verini venerdì 22 maggio 2015 durante il corso di aggiornamento professionale per giornalisti intitolato “Rettifiche e diffamazione. Una prassi positiva per assolvere diritti e doveri”, organizzato da Ossigeno per l’Informazione alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, durante il quale Verini si è confrontato pubblicamente con il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, con il presidente della FNSI, Santo Della Volpe e con i docenti del corso. Il parlamento discute dal 2013 il disegno di legge sulla diffamazione a mezzo stampa che ha come obiettivo principale la sostituzione della pena detentiva con multe. Il testo è tornato alla Camera dei deputati dopo che il Senato ha introdotto alcune modifiche. Attualmente è all’esame della Commissione Giustizia di Montecitorio. Il Parlamento discute questa riforma da molti anni senza arrivare a una conclusione. Questo lavoro che non ha mai fine, ha detto Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno, ricorda l’omerica tela di Penelope, tessuta di giorno e disfatta di notte. E intanto, ha aggiunto Spampinato, si continua a condannare i giornalisti a pene detentive: negli ultimi quattro anni, secondo i nostri dati, ha aggiunto, almeno venti giornalisti hanno subito condanne a pene detentive per complessivi sedici anni di carcere. Ma è solo ciò che riusciamo a vedere, perché le statistiche del Ministero della Giustizia su queste condanne non vengono rese note. Sarebbe utile conoscerle.
L’onorevole Walter Verini, capogruppo del Partito democratico in Commissione Giustizia e relatore della proposta di legge, ha convenuto che si discute da troppo tempo dei miglioramenti da apportare alle norme sulla diffamazione a mezzo stampa e che è tempo di concludere. Il voto in Aula a Montecitorio, ha annunciato, è stato fissato nel mese di giugno. La legge probabilmente non risolverà tutti i problemi ma, ha detto, “l’eliminazione della pena della reclusione per il reato di diffamazione renderà l’Italia un Paese più civile e più europeo”. Quindi ha illustrato le novità che si vogliono introdurre con alcuni emendamenti sui quali ha espresso parere favorevole. In ogni caso per l’approvazione definitiva il progetto di legge dovrà tornare al Senato. Purtroppo, ha commentato Spampinato, la legge non accoglie numerose richieste formulate da Ossigeno e dalle istituzioni europee, prime fra tutte lo stop all’uso intimidatorio delle querele e delle cause per diffamazione con l’introduzione di norme deterrenti già applicate in numerosi paesi,e la parametrazione delle multe e dei risarcimenti alle capacità economiche dei condannati.
Gli avvocati Umberto Chiocci e Andrea Di Pietro, consulenti legali di Ossigeno, hanno parlato rispettivamente delle ingiustificabili e ben note carenze nell’applicazione delle norme che puniscono querele pretestuose e liti temerarie e del fatto che l’ordinamento italiano impedisce ai cronisti e agli editori di coprire con un’assicurazione professionale i danni dovuti a errori e negligenze che comportano la loro condanna per diffamazione. Ciò è dovuto, ha spiegato l’avvocato Di Pietro, al fatto che la diffamazione a mezzo stampa è un reato considerato comunque doloso, mentre si dovrebbe distinguere nettamente una fattispecie meno grave, di diffamazione colposa, nella quale rientrano la maggior parte degli episodi per i quali si svolgono dei processi. La legge all’esame della Camera non risolve questi e altri problemi che rendono possibili molti abusi e intimidazioni a danno dei giornalisti.
Molto critico sul contenuto del disegno di legge è stato il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino che innanzitutto ha ricordato le numerose sanzioni inflitte al nostro Paese dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha accolto i ricorsi di numerosi giornalisti condannati dalla magistratura italiana in base a norme sulla diffamazione non compatibili con la giurisprudenza europea. Fra l’altro Iacopino ha sottolineato che le norme previste per infliggere a chi promuove querele o cause per diffamazione pretestuose o infondate sono vaghe e difficilmente applicabili.
Il presidente della FNSI Santo Della Volpe ha ricordato che fra le altre ingiustizie prodotte dall’attuale legislazione c’è quella messa in luce dal recente “caso l’Unità“: alcuni giornalisti sono stati recentemente condannati a versare dei costosi risarcimenti in seguito a condanne per diffamazione riportate per cause iniziate molti anni fa. Questi giornalisti hanno perso la copertura delle spese legali e dei risarcimenti di cui inizialmente si faceva carico l’editore e hanno dovuto sostenere in proprio queste spese, sostituendosi all’editore che nel frattempo ha cessato le pubblicazioni, ha messo i gironalisti in cassa integrazione e ha messo l’azienda in liquidazione. È un fatto gravissimo, ha detto Della Volpe, alcuni giornalisti hanno avuto la casa pignorata e oltre al danno hanno subito un trauma. Abbiamo scoperto, ha aggiunto, che questo rischio incombe su tutti i giornalisti e perciò bisogna creare un fondo per sostenere queste spese. Certamente, ha concluso, occorrono norme di legge per proteggere i giornalisti da questi danni gravissimi. Noi speriamo di introdurle nel testo di legge sulla diffamazione. Il presidente della FNSI ha sottolineato che gli editori hanno il dovere di proteggere i loro dipendenti che ricevono querele e richieste di risarcimento danni.
Giuseppe Federico Mennella, giornalista parlamentare e docente di deontologia della professione giornalistica all’Università di Roma Tor Vergata, ha spiegato che la reclusione fino a 6 anni per i giornalisti è una pena severissima che non è stata introdotta dal Codice Rocco, ma dal Parlamento repubblicano dopo la caduta del fascismo. Nella legge italiana ci sono di vuoti evidenti da colmare. Ad esempio, la Costituzione repubblicana, ha aggiunto, afferma la libertà di stampa e di espressione, ma chi deliberatamente ostacola l’esercizio di questi diritti non incorre in nessuna sanzione specifica. Occorre introdurre un reato per punire chi ostacola i diritti previsti dall’articolo 21 della Costituzione. Purtroppo la proposta di legge in discussione non coglie nessuno di questi obiettivi e perciò è esagerato dire che si tratta di una riforma.
LIBRI E DIFFAMAZIONE – Gli stessi argomenti saranno approfonditi venerdì 5 giugno 2015 in un altro corso di formazione organizzato da Ossigeno alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma sul tema “Querele intimidatorie, minacce e intimidazioni”. Il seminario di quattro ore si svolgerà dalle ore 9 alle 13 e ospiterà un confronto con editori, autori, giornalisti e avvocati sulle pesanti ricadute dell’attuale normativa sulla diffamazione a mezzo stampa sulla produzione libraria, in particolare sui libri-inchiesta. Saranno esposti casi concreti di libri ritirati dal commercio e di altri rimasti nelle librerie a costo di dure battaglie legali o con l’eliminazione di intere parti. Il seminario è gratuito ed è aperto a tutti. I giornalisti che parteciperanno iscrivendosi attraverso la piattaforma Sigef otterranno sei crediti formativi.
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