Ancona, 18 aprile 2015. L'occupazione, innanzitutto. “Non possiamo chiedere l'intervento pubblico per distruggere occupazione: noi giornalisti – ha detto Lorusso - dobbiamo richiamare editori e Governo ad assumersi le proprie responsabilità, ad introdurre regole certe, ad esempio i bilanci certificati, per il riconoscimento degli stati di crisi nelle aziende editoriali”. “La disponibilità economica del Governo per i prepensionamenti - ha ricordato il segretario della Fnsi - di fatto è esaurita. C'è stata una corsa degli editori ai prepensionamenti, e i soldi del Governo sono tutti impegnati fino al 2019, con una lista d'attesa di 224 giornalisti, e altri che arriveranno. Questo non è un modo serio di affrontare le situazioni di vere crisi aziendali''. Un singolo prepensionato ''costa 350 mila euro, e ad oggi - ha aggiunto Lorusso - solo di soldi pubblici avremmo bisogno di 60 milioni di euro, più un terzo pagato dagli editori''. Le aziende editoriali dichiarano 'crisi prospettiche', per ottenere i prepensionamenti, ma in questo modo, ha aggiunto Raffaele Lorusso, “si è arrivati ad uno squilibrio consistente della nostra cassa di previdenza, l'Inpgi, di circa 90 milioni di euro: trenta milioni derivano dagli ammortizzatori sociali, 20 sono conseguenza dei prepensionamenti e dei mancati versamenti contributivi, visto che i giornalisti mandati a casa non sono vengono sostituiti da nuovi assunti''.
Secondo il segretario della Federazione nazionale della stampa “bisogna aprire il circuito contrattuale, e portarci dentro più gente possibile, grazie ad un patto intergenerazionale fra chi è in pensione, chi lavora e spera di entrare a lavorare”.
Lorusso ha poi parlato della situazione delle agenzie di stampa. “Il confronto con il Governo – ha detto il segretario Fnsi – sulla razionalizzazione delle convenzioni con le agenzie non sarà né semplice né breve”.
“La Federazione nazionale della stampa – ha aggiunto Lorusso a proposito delle possibili fusioni fra agenzia di stampa – ritiene che il Governo debba pretendere la salvaguardia dell'occupazione”.
“Abbiamo chiesto che ai fini delle valutazioni sulle singole agenzie siano considerati solo i posti di lavoro a tempo pieno e indeterminato e siamo in attesa delle direttive dell'Esecutivo che spinge perché le agenzie più piccole avviino un processo di integrazione”. “Certo – ha osservato Lorusso – non si può difendere l'indifendibile, e se un'azienda sta in piedi solo se il Governo paga un problema c'è. Un progetto di impresa deve essere improntato alla sostenibilità”. (ANSA)
L'INTERVENTO DI LORUSSO RIPORTATO SUL SITO DEL SIGIM - "Contributi pubblici: non funziona il tutto a tutti. Con i finanziamenti a pioggia abbiamo creato mostri e illusioni. In Italia ci sono ora 500 tv locali. Non si reggono. In Germania sono 40. Bisogna creare dei meccanismi di sostegno trasparenti e stringenti. Non basta il durc, l'imprenditore deve essere in regola con il pagamento degli stipendi". Lorusso sulla possibile chiusura delle redazioni del Messaggero di Pesaro e Ascoli: "L'editore del Messaggero è fra coloro che utilizzano molto più degli altri il macete, sa declinare molto bene il verbo tagliare a tutti i livelli. La situazione marchigiana si inserisce in un discorso romano, ha chiesto 20 prepensionamenti. La situazione sarà affrontata al tavolo, quando si entrerà nel merito di una ristrutturazione complessiva. Nell'ambito della libertà di impresa c'è anche la possibilità di tirare giù la saracinesca. Noi riteniamo di avere gli argomenti per spiegare l'inutilità e la dannosità di questa loro scelta. L'editore non ha colto le potenzialità dell'informazione locale". Lorusso sull'equo compenso: "Legge scritta malissimo e declinata peggio. Ma la strada da seguire è sempre quella negoziale, con gli editori. C'è l'inizio di un percorso, l'accordo di giugno, ma va riempito. Jobs Act? Noi prendiamo tutto il peggio. L'unico elemento positivo per noi non vale in quanto categoria professionale. Se si riuscisse a modificare: tra le zero tutele di oggi e le tutele crescenti, sarebbe già meglio. Mi riferisco a co.co.co che prendono 1000-2000 euro. A quelli si potrebbe dare una tutela piena". (Fonte: Sigim)