Il Cda dell’Inpgi, nell’incontro del 9 giugno con le parti sociali (Fnsi e Fieg), ha fatto capire che metterà le mani nelle tasche dei suoi 8mila pensionati con prelievi modesti (da 10 a 30 euro pro capite) nonostante la giurisprudenza della suprema Corte sia nettamente contraria (“Il taglio dell’assegno non può passare da un atto amministrativo”). E’ evidente che il CdA vuole stabilire un principio per quanto illegittimo e illecito nonché penalmente rilevante. Lo Statuto della Fondazione e il dlgs 509/1994 (che ha privatizzato le Casse) non consentono “rapine” ai danni dei giornalisti in quiescenza. “Gli enti privati - spiega la Cassazione con la sentenza 26102/2014 - hanno a disposizione un ventaglio di soluzioni - dall’aumento delle aliquote alla riparametrazione dei coefficienti alla modifica dei criteri di calcolo del trattamento - per garantire l’equilibrio finanziario e per assicurare le prestazioni future”. E’ evidente da quanto scrive la Cassazione che il CdA e le parti sociali possono occuparsi delle future pensioni, ma non di quelle in essere. Su questi temi la vigilanza dei Ministeri dell’Economia e del Lavoro deve essere scrupolosa e penetrante come anche quella della Procura della Repubblica presso la Corte dei Conti del Lazio e della Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Roma. Non è consentito agli amministratori dell’Inpgi fare scempio dell’ordinamento repubblicano con decisioni azzardate e antigiuridiche. La “barca Inpgi” può essere messa in sicurezza non solo seguendo i suggerimenti della Cassazione quant’anche le scelte politiche del 2008/2009, quando il Governo Berlusconi/Tremonti decise di addossare all’Erario il costo dei prepensionamenti ex art. 37 della legge 416/1981 con uno stanziamento annuo di 20 milioni di euro ai quali il Governo Renzi, data l’eccezionalità della crisi dell’editoria, ha aggiunto per il periodo 2014/2019, uno stanziamento di altri 51 milioni di euro. Va precisato che gli editori aggiungono ai fondi statali il 30% del costo di ogni singolo prepensionamento.
Oggi il CdA dell’Inpgi deve porre all’attenzione del Governo e del Parlamento il costo degli ammortizzatori sociali, che gravano sulle casse della Fondazione e non sulla fiscalità generale. Quelle “voci” del bilancio sono pagate con i contributi pensionistici dei giornalisti, che vengono sviate dalla loro destinazione di legge (il pagamento delle pensioni). Cigs, contratti di solidarietà, indennità di disoccupazione, Tfr hanno pesato per 40 milioni nel bilancio 2014 dell’Istituto. E poi sono da calcolare i contributi figurativi attribuiti ai giornalisti delle aziende in crisi e quelli assicurati ai giornalisti deputati, senatori, parlamentari europei, consiglieri regionali e sindaci di grandi città. Questi costi assieme a quelli assurdi delle pensioni di anzianità riconosciute a giornalisti 57enni e 62enni hanno mandato a picco i conti dell’ente. Le pensioni di anzianità vanno gradualmente (e non brutalmente) abolite.
Intervenendo al Consiglio nazionale della Fnsi, Edmondo Rho (CdA Inpgi) ha affermato: “Un giornalista che oggi va in pensione con la retribuzione media di categoria ottiene una pensione di 17.000 euro lordi annui superiore a quella che avrebbe dall’Inps. E chi va in disoccupazione ottiene per due anni un’indennità fino a 21.000 euro più alta rispetto a quella che avrebbe nel sistema pubblico. Solo per i contratti di solidarietà, l’Istituto di previdenza dei giornalisti ha speso l’anno scorso oltre 16 milioni di euro”. L’Inpgi può fare ancora questi regali? Prima di tagliare le pensioni in essere e quelle future è il caso di adeguare il livello degli ammortizzatori sociali a quelli dell’Inps e del Jobs Act. Deve finire la lunga stagione nella quale Fnsi e Fieg firmavano accordi onerosi solo per l’Inpgi. La crisi attuale dell’Inpgi è figlia di quella stagione infausta.
La Corte dei Conti, nella relazione 2014 sul bilancio del 2013 (in http://www.inpgi.it/userfiles/allegati/INPGI- Relazione_Corte_dei_Conti_per_esercizio_2013.pdf),ha tracciato un quadro esauriente delle funzioni, delle attività e della “missione” dell’Inpgi:
“Ai fini di inquadramento generale, è comunque utile ribadire come l'attività istituzionale dell'INPGI ha riguardo a due diverse forme di previdenza. L'una, più risalente nel tempo, ha per finalità la tutela previdenziale e assistenziale obbligatoria, sostitutiva dell'AGO (INPGI l), nei riguardi dei giornalisti professionisti e dei praticanti giornalisti, successivamente estesa alla categoria dei pubblicisti, titolari di rapporto di lavoro subordinato, a tempo determinato o indeterminato, ed iscritti nell'Albo e nel Registro tenuti dall'Ordine. Sono, inoltre, obbligatoriamente iscritti all'INPGI coloro che svolgono, presso la pubblica amministrazione o presso datori di lavoro privati, attività di natura giornalistica a tempo determinato o indeterminato. In favore di queste categorie di assicurati, l'ordinamento dell'Istituto contempla un'estesa gamma di prestazioni (obbligatorie e facoltative): trattamenti pensionistici (invalidità, vecchiaia e superstiti); prepensionamenti (ex art. 37 della legge n. 416 del 1981 e successive modificazioni); pensioni non contributive (equivalenti alle pensioni sociali INPS); liquidazione in capitale (agli iscritti ultrasessantacinquenni privi dei requisiti utili al pensionamento): liquidazione TFR (a valere sull'apposito Fondo di garanzia di cui alla legge n. 297 del 1982); trattamenti temporanei di carattere assistenziale (assegni per il nucleo familiare, trattamenti di disoccupazione, trattamenti per cassa integrazione, indennità di mobilità, indennità per infortuni), prestazioni di natura creditizia (prestiti, mutui edilizi ipotecari); prestazioni per finalità sociali (borse e assegni di studio, ricoveri in case di riposo) ed una serie di altre prestazioni consistenti in sussidi straordinari, assegni una tantum ai superstiti, assegni temporanei di inabilità, assegni di superinvalidità. Come già accennato l'Istituto svolge anche funzioni sostitutive dell'AGO; quanto al sistema degli ammortizzatori sociali vale ricordare come la legge (decreti legge 29 novembre 2008, n. 185 e 30 dicembre 2008, n. 207) abbia stanziato sino a 20 milioni di euro dal bilancio statale per il pagamento delle pensioni di vecchiaia anticipate (art 37 della legge 416/1981), richieste dalle aziende che hanno dichiarato lo stato di crisi, al giornalisti con più di 58 anni di età e 18 anni di contributi. Inoltre, a seguito di accordo tra le parti sociali (Fnsi, Fieg e INPGI), già dal 2009 è posto a carico delle aziende che facciano ricorso ai pensionamenti anticipati un contributo straordinario all'INPGI (pari al 30 per cento del costo complessivo di ogni prepensionamento) e ne sono disciplinate le finalità di utilizzo. Altre misure riguardano l'istituzione di un contributo, ripartito tra aziende e giornalisti (rispettivamente 0,50 e 0,10 della retribuzione imponibile), interamente destinato dal l° gennaio 2013 agli oneri derivanti dai trattamenti di pensionamento anticipato (in tal senso è la delibera del Consiglio di Amministrazione n. 104 del 15 ottobre 2012). Qui basti ricordare come nel luglio del 2011 l'Istituto ha adottato una nuova riforma del sistema previdenziale,che prevede:
1) l'innalzamento graduale dell'aliquota dei contributi IVS a carico dei datori di lavoro di due punti percentuali, con decorrenza, rispettivamente, dall'1.1.2012 e dall'1.1.2014. Un ulteriore punto percentuale è previsto - previa verifica dell'andamento tecnico attuarìale della gestione - dall'1.1.2016.
2) l'innalzamento graduale, dallo luglio 2012, dell'età necessaria alle donne giornaliste per conseguire la pensione di vecchiaia (60 anni prima della riforma). L'età viene innalzata di cinque anni nell'arco di un decennio, per attestarsi, dunque, a 65 anni dal 2021;
3) un regime di agevolazioni contributive per le aziende che assumano – con rapporto di lavoro a tempo indeterminato - giornalisti disoccupati o Inoccupati da almeno 6 mesi, ovvero che siano titolari di un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato o di un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, che vengano trasformati in contratto di lavoro a tempo indeterminato.
“L'incisività delle riforme poste in essere – scrve la Corte dei Conti - ha avuto favorevole riscontro nel documento attuariale ai sensi del sopra richiamato art. 24, comma 24, del decreto legge n. 201 del 2011 riferito al periodo 2011-2060, i cui risultati sono stati positivamente valutati anche dai Ministeri vigilanti”.
“In attesa dei dati prospettici che saranno esposti nel nuovo bilancio tecnico – su base 31.12.2014, stando alle indicazioni impartite dai Ministeri vigilanti - è doveroso porre in evidenza – osserva la Corte dei Conti - come il 2013 faccia registrare un netto peggioramento, rispetto ai pur negativi dati del 2012, nel saldo tra contributi obbligatori correnti e prestazioni obbligatorie correnti, con un disavanzo di quasi 92 milioni, un risultato della gestione previdenziale e assistenziale di -51,6 milioni (-7,4 milioni nel 2012) ed un avanzo economico di gestione pari a circa 41 milioni, cui però contribuiscono - come con maggior dettaglio si dirà nel pertinente capitolo di questa relazione – proventi straordinari per oltre 93 milioni da ricondurre, quasi per l'intera cifra, alle plusvalenze conseguenti alla cessione di quota del patrimonio immobiliare al neo costituito fondo immobiliare (chiuso) "INPGI Giovanni Amendola" “.