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Pensioni dei giornalisti. 2 luglio 2015, ore 10, Circolo della stampa di Milano. I consiglieri d’amministrazione lombardi dell’Inpgi spiegheranno cosa lo stesso Inpgi ha proposto alle parti sociali (Fnsi e Fieg), vale a dire il progetto di modifica delle prestazioni erogate dall’Istituto. Capiremo come l’Istituto vuol violare i giudicati costituzionali e la giurisprudenza consolidata della Cassazione (che pubblichiamo in coda).

di Pino Nicotri
www.blitzquotidiano.it


MILANO, 1 luglio 2015 – Giovedì, 2 luglio, al Circolo della Stampa di Milano i consiglieri d’amministrazione lombardi dell’Inpgi spiegheranno coram populo cosa lo stesso Inpgi ha proposto alle parti sociali (Fnsi e Fieg) nei giorni scorsi, vale a dire il progetto di modifica delle prestazioni erogate dall’Istituto (il documento è in  questo link). Compreso un taglio delle pensioni non solo future, ma anche di quelle già in essere, cioè pagate ogni mese a chi ne ha diritto. Tagli per le pensioni “d’oro”, per quelle diciamo d’argento e anche per quelle di latta, tagli più pesanti per le prime e più leggere per le seconde e terze. Ma sempre tagli. Il che significa, tra l’altro, che non erano propriamente esatte le assicurazioni date più volte negli ultimi anni e anche in tempi recenti dalla presidenza che “i conti dell’Inpgi sono stati messi in sicurezza”. Un comunicato li dava “in sicurezza per i prossimi 50 anni”.


E’ purtroppo necessaria una premessa: in un Paese democratico calpestare, ignorare o aggirare le sentenze della Corte Costituzionale e quelle della Cassazione civile  costituisce un vero e proprio colpo di Stato strisciante, anche se “bianco”.


Significa infatti imboccare una strada molto pericolosa. Se si calpestano, ignorano o aggirano anche altre sentenze della Corte, è evidente che di fatto si abolisce la Costituzione o se ne depennano intanto gli articoli sgraditi ai governi in carica.


Duole che siano un governo che si dice di centro sinistra e un partito che si dice di sinistra a mettere in mora le decisioni della Corte Costituzionale. Il governo in carica è quello di Matteo Renzi, dove il Pd è o dovrebbe essere l’azionista di riferimento, e il governo non solo si ostina a ignorare che la Corte ha dichiarato illegittimo il blocco della perequazione delle pensioni deciso da vari ultimi governi, ma anzi in tema di perequazione delle pensioni ha deciso di fare anche di peggio.


Tanto che l’Inpgi si sente legittimato a proporre riforme con modi che dovrebbero spettare, semmai, al Parlamento, che però comunque non è legittimato a violare la Costituzione. Non all’Istituto di previdenza dei giornalisti: quest’ultimo può agire sul futuro ma in tema di pensioni già acquisite ha il compito di limitarsi a pagarle e non di cambiare le carte in tavola a seconda di come vanno il suo bilancio e soffia il vento della demagogia.


Su questo argomento sta conducendo una dura battaglia Franco Abruzzo, ex presidente di lungo corso dell’Ordine dei giornalisti di Milano, presidente dell’Unione Pensionati per l’Italia (Unpit) e opinionista di Blitz.


Tutto ciò doverosamente premesso, è vero che a mettere in difficoltà il bilancio dell’istituto previdenziale dei giornalisti è l’attuale andazzo occupazionale del settore, ma è anche vero che le difficoltà sono dovute anche a fattori preesistenti. Che, se rimossi, possono evitare misure drastiche, almeno quelle illegittime in quanto non di competenza dell’Istituto. Vediamo qualche fattore preesistente:


1) – fare da ammortizzatore per gli editori quando questi licenziano o prepensionano. La Rai spesso assumeva con contratto a termine, poi licenziava perché tanto l’Inpgi per un periodo non breve pagava il sussidio di disoccupazione ai licenziati e li riassumeva di nuovo con un altro contratto a termine quando il periodo del sussidio finiva, per poi ricominciare il giochino. Praticato peraltro non solo dalla Rai.


2) – Accettare gli “stati di crisi” anche degli editori i cui bilanci sono in attivo, come per esempio quelli del Corriere della Sera e del gruppo L’Espresso.


3) – Dover pagare la pensione a parlamentari, consiglieri regionali, ecc., versando per loro di tasca propria dell’Istituto (cioè nostra) almeno parte dei contributi, detti per questo figurativi.


4) – La pessima abitudine esistente quando vigeva il sistema retributivo di promuovere i giornalisti a una qualifica superiore poco prima che andassero in pensione, in modo da fare avere loro una pensione migliore. che li ripagasse della magra retribuzione nel giornale nel quale avevano lavorato.


5) – Dover sopportare gli oneri della legge Mosca, legge del 1974 che prende il nome da Giovanni Mosca, deputato socialista e, in precedenza, leader della Cgil. La “leggina” fu presentata per sanare la situazione di qualche centinaio di persone, che nel dopoguerra avevano lavorato per sindacati o partiti politici più o meno in nero, cioè senza che a loro nome fossero stati versati all’Inps i contributi dovuti. Bastava una semplice dichiarazione del rappresentante nazionale del sindacato o del partito e si potevano riscattare, a costo risibile, interi decenni di attività, a partire dagli anni ’50. Proroga dopo proroga la legge Mosca è diventata non solo una sanatoria per poche centinaia di persone, ma un bengodi per quasi 40mila lavoratori – reali o presunti – di sindacati e partiti politici. Pensioni facili, facilissime. Che hanno procurato alle casse dell’Inps un aggravio valutato in 10 miliardi dì euro. Tra i beneficiati dalla legge Mosca, molti bei nomi della politica e del sindacato. I beneficiati giornalisti sono costati e costano all’Inpgi due montagne di quattrini: la prima è rappresentata dall’ammontare dei contributi figurativi sborsati di tasca propria (cioè nostra) per ricostruire le loro carriere dal punto di vista previdenziale; la seconda è rappresentata dal totale dei quattrini pagati ogni mese dall’Inpgi ai beneficiati dalla legge Mosca.


Cosa dovrebbe fare l’Istituto invece di chiedere al governo il disco verde per una riforma che non gli compete e che pare proprio mettersi sotto i piedi anche la sentenza della Corte Costituzione?


1) – Chiedere agli editori i 4 punti di differenza di contributi fra quelli chiesti dall’Inpgi e quelli chiesti dall’Inps.


2) – Farsi ridare dal governo le cifre spese per gli ammortizzatori sociali o almeno smettere di doverli erogare. Se gli ammortizzatori sono sociali è chiaro che a pagarli deve essere l’intera società, cioè lo Stato, in questo caso l’Inps, e non l’Inpgi. Quando ero consigliere generale dell’Inpgi ho talmente insistito su questo concetto che alla fine, dopo avere ottenuto il parere pro veritate favorevole di – se non ricordo male – un ex presidente della Corte Costituzionale, l’Istituto ha finalmente bussato alla porta del governo, che ha erogato qualche decina di milioni di euro per cassa integrazione e simili. E non si vede perché gli editori debbano essere esonerati dal pagare una larga fetta delle conseguenze del loro voler ridurre il numero dei giornalisti occupati.



Farsi restituire dal governo la montagna di quattrini spesi per la legge Mosca.


3) – Battersi perché sia allargata la base degli iscritti all’Inpgi. Un esempio per tutti: i redattori professionisti e pubblicisti degli uffici stampa delle pubbliche amministrazioni. Centinaia e centinaia di persone che sono erroneamente assicurate con l’Inps, quando la legge (art. 76 della legge 388/2000) indica l’Inpgi come ente assicuratore obbligatorio.  


4) – Dare magari l’esempio riducendo gli stipendi della dirigenza Inpgi, almeno di quella composta da giornalisti e non da impiegati e tecnici vari. Fa uno strano effetto vedere che chi ti vuole ridurre la pensione intanto si aumenta i compensi di sua spettanza (+ 14% negli ultimi 7 anni). Il presidente Andrea Camporese prcepisce una indennità annuale di 314mila euro, 64mila euro in più della indennità del Presidente della Repubblica. -  TESTO IN http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/pensioni-giornalisti-istituto-di-previdenza-2222583/



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.19.6.2015 - .INPGI - Il Cda vara una manovra lacrime e sangue (il progetto è pubblicato qui sotto). Il documento trasmesso alla Fnsi e alla Fieg in vista del confronto prima di sottoporlo ai ministeri  vigilanti (Economia e Lavoro) per l’approvazione definitiva. Questo “piano” colpisce tutti sotto forma sia di tagli alle prestazioni sia  di contributi aggiuntivi da versare all’Istituto da parte di  editori, giornalisti in attività (e anche nella loro veste di futuri pensionati) e  giornalisti pensionati (comparto sul quale la legge e lo Statuto dell’Istituto non conferiscono alcun potere alle parti sociali, Fnsi e Fieg). Per quanto riguarda le pensioni in essere l’Inpgi si attribuisce poteri parlamentari quando stabilisce che gli attuali prelievi in vigore (ex legge 147/2013) fino al 31 dicembre 2016 saranno prorogati per i successivi 5 anni a partire dal 1° gennaio 2017. I prelievi sono del 6% sulle pensioni   da 91.250,16 a 130.358,8 euro; del 12% da 130.358,81 a 195.538,20 euro; del 18% oltre 195.538,20. Il Cda, inoltre, prevede un prelievo dello 0,5  sulle pensioni da 0 a 30.000,00 euro; dell’1% da 30.001,00 a 60.000,00 euro; dell’1,5% da 60.001,00 a 91.251,15 euro. La domanda è una sola: l’Inpgi può  introdurre prelievi per via amministrativa sulle pensioni esclusi dalla Cassazione? IN CODA la giurisprudenza più recente sulle pensioni.– TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=18138



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PENSIONI TRA CORTE COSTITUZIONALE, CORTE DEI CONTI, CASSAZIONE CIVILE E PARLAMENTO/GOVERNO. GIURISPRUDENZA RECENTE.



.3.6.2013 - Corte costituzionale, sentenza  116/2013 (Presidente GALLO - Redattore TESAURO): illegittimi i prelievi del 5, 10 e 15% sulle pensioni superiori a 90mila, 150mila e 200mila euro.  Le norme (Art. 18, c. 22° bis, del decreto legge 06/07/2011 n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15/07/2011 n. 111, come modificato dall'art. 24, c. 31° bis, del decreto legge 06/12/2011, n. 201, convertito con modificazioni dalla legge 22/12/2011, n. 214)  violano il principio dell’uguaglianza (tra cittadini pensionati e cittadini attivi) e della progressività del sistema tributario. La sentenza è pubblicata in  http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=18076



.24.12.2013 - Legge di stabilità 2014 approvata il 23 dicembre dal Senato. Le regole sulle pensioni. Il contributo di solidarietà sugli assegni superiori a 91.250 euro lordi annui  viene fissato in una quota pari al: • 6% per la parte compresa fra 14 e 20 volte il minimo (90.168-128.811 euro lordi annui); • 12% per la parte compresa fra 20 e 30 volte il minimo (128.811-193.217 euro lordi annui); • 18% per la parte che va oltre 30 volte il minimo (14.863 euro lordi al mese): le somme trattenute dagli enti previdenziali sono destinate agli esodati. 303mila euro il tetto invalicabile sommando pensione e redditi. La nuova legge in tema di perequazione e di prelievo sugli assegni ignora Costituzione e sentenze della Consulta. IN CODA il testo della legge e la tabella delle novità elaborate da Altalex. IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=13565



.17.2.2015 - .Il «contributo di solidarietà» (legge 147/2013) sulle pensioni torna alla Corte costituzionale. La nuova sforbiciata si presenta come «definitiva», perché le somme trattenute dagli enti previdenziali non sono ovviamente recuperabili, e assume secondo la Corte dei conti del Veneto (l’ordinanza di 39 pagine è qui sotto) l'aspetto di un «prelievo tributario». In quanto tale, il contributo di solidarietà rischierebbe di fare a pugni con il principio secondo cui le richieste fiscali devono essere commisurate alla «capacità contributiva» (articolo 53 della Costituzione) dei cittadini, che sono «eguali davanti alla legge» (articolo 3):gli stessi principi che hanno spinto in passato la Corte costituzionale a cancellare sia i tagli agli stipendi dei "manager" pubblici, sia la prima stretta sulle pensioni. – IN CODA la sentenza 116/2013 della Corte costituzionale che ha cancellato il prelievo del 2011. (Analoghe sentenze della Corte dei Conti della Calabra e della Campania)- di Gianni Trovati-Il Sole 24 Ore 17.2.2015 - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16905



.12.12.2014 -.Cassazione civile/Sentenza 26102/14. Casse: stop al prelievo di solidarietà. Illegittimo il contributo di solidarietà imposto ai pensionati della Cassa dottori commercialisti per il periodo 2009/2013. Un regolamento non può incidere sui diritti acquisiti e tagliare i trattamenti in essere. - di Maria Carla De Cesari/www.ilsole24ore.com -12.12.2014 – TESTO IN- TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16359



.13.12.2014 - PREVIDENZA. Casse vincolate ai diritti acquisiti. La  Cassazione, per la seconda volta in due giorni, nega il contributo di solidarietà sulle pensioni in essere. Il taglio dell’assegno non può passare da un atto amministrativo. IN CODA un commento dell’avv. Anna Campilii). - di Maria Carla De Cesari-www.ilsole24ore.com-13.12.2014 - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16370



9.1.2015 - .Cassazione, nuovo round ai vecchi iscritti alla Cassa dei dottori commercialisti. I  supremi giudici hanno escluso la possibilità di incidere sui diritti acquisiti riducendo gli assegni attraverso il meccanismo dei contributi di solidarietà. - Testo in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16583



.18.1.2014 - .Saranno le sezioni unite civili della Cassazione a pronunciarsi in modo definitivo sui diritti acquisiti sulle pensioni. IN CODA l’ordinanza della Sezione Lavoro della Cassazione civile. – TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16681



30.4.2015 - L’articolo 24  (comma 25) del  dl n. 201/2011 (convertito nella legge n. 214/2011) sul blocco della perequazione per gli anni 2012 e 2013 dichiarata illegittimo dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 70 del 30 aprile 2015 (pubblicata ai sensi dell’art. 136 Cost. nella  G.U. n. 18 del 6.5.2015. TESTO IN http://www.gazzettaufficiale.it/atto/corte_costituzionale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2015-05-06&atto.codiceRedazionale=T-150070).



21.5.2015 - DECRETO-LEGGE 21 maggio 2015, n. 65 Disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR. (15G00081) (GU Serie Generale n.116 del 21-5-2015) note: Entrata in vigore del provvedimento: 21/05/2015. TESTO IN http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2015-05-21&atto.codiceRedazionale=15G00081&elenco30giorni=false



 



 






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