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INPGI – Il presidente Andrea Camporese spieghi al CdA che l’uguaglianza tra i cittadini attivi e pensionati non passa attraverso una determinata formazione sociale (quella dei giornalisti) ma riguarda l’intera società nazionale. I pensionati giornalisti non possono essere tartassati con prelievi disposti dal ‘fuoco amico’ e discriminati non solo nei riguardi dei cittadini attivi ma anche e soprattutto nei riguardi dei pensionati Inps. La parità di reddito trascina la parità di tasse (artt. 3 e 53 della Costituzione come insegna la Consulta con la sentenza 116/2013). La crisi strutturale dell’Istituto impone un realismo spietato: il passaggio all’Inps è per l’Inpgi una medicina amara ma inevitabile. La crisi profonda dell’editoria, come ha scritto oggi la Corte dei Conti, non è un raffreddore, ma una polmonite acuta e irreversibile che porta purtroppo al tracollo nello spazio di pochissimi anni.

di Franco Abruzzo – presidente UNPIT


6.7.2015 – La relazione della Corte dei conti (per l’esercizio 2014 dell’Inpgi) di cui si parla  in altra parte di questo giornale web (http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=18264) lascia tutti preoccupati e allarmati. L’importante documento, firmato dal presidente della sezione controllo sugli enti Luigi Gallucci, avrà un impatto micidiale  sulla popolazione anziana del mondo giornalistico con un aumento degli stati di ansia e di depressione, il futuro appare  incerto e pieno di interrogativi. Il documento è stato trasmesso ai due rami del Parlamento e ai ministri vigilanti dell’Economia e del Lavoro. Fra i parlamentari hanno destato interesse e anche stupore le dichiarazioni di Edmondo Rho (CdA dell’Inpgi) - leader storico della Fnsi e della Lombarda, prestigioso inviato di ‘Panorama’ -  pubblicate il 29 aprile 2015 in questo sito  all’indirizzo http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=17616. In particolare hanno colpito l’entità della indennità di disoccupazione  e degli assegni pensionistici rispetto agli analoghi trattamenti Inps. Tutti si chiedono come ha fatto, - di fronte a questi lussi e regali dell’Istituto -,  il Governo Renzi a stanziare 51 milioni per i prepensionamenti giornalistici in aggiunta ai 20 mln annui delle due leggi Berlusconi/Tremonti del 2009. Cresce il numero di coloro che chiedono per i giornalisti l’applicazione delle regole Inps e del Jobs Act come primo passo verso la collocazione successiva dell’Inpgi dentro l’Inps come “Fondo Giornalisti” al pari del Fondo Volo. La festa per i giornalisti è davvero finita. La Corte dei conti ha scritto giudizi impietosi sul bilancio 2014: “Il saldo tra contributi e prestazioni mostra un disavanzo superiore ai 111 milioni”, mentre l’Inpgi ha parlato di 81 milioni! (si legga in   http://www.inpgi.it/?q=node/1354).


Edmondo Rho è la stessa persona che il 24 maggio 2014 ha affermato: “Le pensioni dei giornalisti sono al sicuro” (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=14769). Da allora la situazione è precipitata tanto da dovere oggi correre ai ripari anche in fretta come chiede la Corte dei conti.


Edmondo Rho (Cda dell’Inpgi,  indennità di 25.876 euro lordi annui in aggiunta allo stipendio di inviato) intervenendo il 29 aprile scorso al Consiglio nazionale della Fnsi ha esaltato la politica sociale e previdenziale dell’Inpgi: “Un giornalista che oggi va in pensione con la retribuzione media di categoria ottiene una pensione di 17.000 euro lordi annui superiore a quella che avrebbe dall’Inps. E chi va in disoccupazione ottiene per due anni un’indennità fino a 21.000 euro più alta rispetto a quella che avrebbe nel sistema pubblico. Solo per i contratti di solidarietà, l’Istituto di previdenza dei giornalisti ha speso l’anno scorso oltre 16 milioni di euro”. Sono frasi pesanti che esaltano la generosità dell’Inpgi (si legga in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=17616). Ma dopo il giudizio pesantissimo della Corte dei conti sul  bilancio 2014 si può andare avanti con questa generosità?


Qualcuno, che conosce il diritto costituzionale, dovrebbe sottolineare a beneficio del Cda dell’Inpgi che le pensioni in essere non possono essere colpite per via amministrativa come ha scritto più volte la Cassazione, superando peraltro i problemi dell’uguaglianza di trattamento con i cittadini della Repubblica in attività e in quiescenza. Prima di tagliare le pensioni in essere è il caso di adeguare  il livello degli ammortizzatori sociali a quelli dell’Inps e del Jobs Act. I giornalisti non sono cittadini di serie A. La riforma dell’Istituto in preparazione  dovrà colpire anche i lussi corporativi e le indennità dei membri del CdA, che spesso integrano ricchi stipendi.


Il presidente Andrea Camporese ha la responsabilità della guida del Cda e dovrebbe ricordare ai suoi colleghi che i pensionati hanno già dato all’Istituto negli ultimi 4 anni  almeno 25 milioni di euro (mancata perequazione, prelievi della legge 147/2013 sugli assegni sopra i 91mila euro lordi annui). I 1200 prelievi della legge 147/2013 finiscono nelle  casse dell’Inpgi e non dello Stato.   I giornalisti pensionati non hanno il contratto come i giornalisti attivi: la loro arma difensiva è la perequazione, che viene negata anche in presenza di una sentenza favorevole della Corte costituzionale.


Camporese spieghi al CdA che l’uguaglianza tra i cittadini attivi e pensionati non passa attraverso una determinata formazione sociale (quella dei giornalisti) ma  riguarda l’intera società nazionale. I pensionati giornalisti non possono essere tartassati con prelievi disposti dal ‘fuoco amico’ e discriminati non solo nei riguardi di tutti i cittadini attivi ma anche e soprattutto nei riguardi dei pensionati Inps. La parità di reddito trascina la parità di tasse (artt. 3 e 53 della Cost. come insegna la Consulta con la sentenza 116/2013). La crisi strutturale dell’Istituto impone un realismo spietato: il passaggio all’Inps è per l’Inpgi una medicina amara ma inevitabile. L’Inpgi è nelle condizioni dell’Inpdai, privatizzato nel 1994 e che nel 1995 tornò pubblico per essere nel 2003 assorbito  nell’Inps.  La crisi dell’editoria, come ha scritto oggi la Corte dei Conti, non è un raffreddore, ma una polmonite acuta e  irreversibile che porta al tracollo nello spazio di pochissimi anni. Fnsi e Inpgi sono avvertiti. Non si può perdere altro tempo. Il numero degli iscritti all’Istituto cala inesorabile di mese in mese. Le persone responsabili prendano atto della realtà e facciano presto nelle decisioni.


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.6.7.2015 -.INPGI. Pubblichiamo la relazione del presidente di sezione della Corte dei Conti  Luigi Gallucci sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’Istituto per l’esercizio 2014: “Si consolidano e si fanno più concreti, a giudizio della Corte dei conti, gli elementi di preoccupazione che si collegano, non solo al più generale andamento demografico, ma anche alla crisi in atto nel settore editoriale. Il saldo tra il gettito di tutti i contributi e tutte le prestazioni obbligatorie è negativo per oltre 111 milioni, mentre la gestione previdenziale e assistenziale mostra un risultato con il segno meno per 81,621 milioni. “Appare indispensabile l’adozione di provvedimenti finalizzati a riportare in equilibrio la gestione previdenziale”. – TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=18264


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.21.6.2015-.INPGI - Franco Abruzzo segnala al Governo, alla Corte dei Conti e alla Covip la manovra del presidente Andrea Camporese che punta a introdurre prelievi sulle pensioni per via amministrativa, mossa censurata e bocciata ripetutamente dalla Cassazione.  Fnsi e Fieg non hanno alcun potere e alcuna delega: possono agire solo sui giornalisti attivi. Leggi e Statuto sono chiari e netti sul punto.  “Il ricorso al contributo di solidarietà non rientra nei poteri e nell’autonomia decisionale delle Casse. Gli enti privati - spiega la Cassazione - hanno a disposizione un ventaglio di soluzioni - dall’aumento delle aliquote alla riparametrazione dei coefficienti alla modifica dei criteri di calcolo del trattamento - per garantire l’equilibrio finanziario e per assicurare le prestazioni future”. Pubblichiamo il documento firmato dal presidente dell’Unpit. – TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=18152


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.19.6.2015 - .INPGI - Il Cda vara una manovra lacrime e sangue (il progetto è pubblicato qui sotto). Il documento trasmesso alla Fnsi e alla Fieg in vista del confronto prima di sottoporlo ai ministeri  vigilanti (Economia e Lavoro) per l’approvazione definitiva. Questo “piano” colpisce tutti sotto forma sia di tagli alle prestazioni sia  di contributi aggiuntivi da versare all’Istituto da parte di  editori, giornalisti in attività (e anche nella loro veste di futuri pensionati) e  giornalisti pensionati (comparto sul quale la legge e lo Statuto dell’Istituto non conferiscono alcun potere alle parti sociali, Fnsi e Fieg). Per quanto riguarda le pensioni in essere l’Inpgi si attribuisce poteri parlamentari quando stabilisce che gli attuali prelievi in vigore (ex legge 147/2013) fino al 31 dicembre 2016 saranno prorogati per i successivi 5 anni a partire dal 1° gennaio 2017. I prelievi sono del 6% sulle pensioni   da 91.250,16 a 130.358,8 euro; del 12% da 130.358,81 a 195.538,20 euro; del 18% oltre 195.538,20. Il Cda, inoltre, prevede un prelievo dello 0,5  sulle pensioni da 0 a 30.000,00 euro; dell’1% da 30.001,00 a 60.000,00 euro; dell’1,5% da 60.001,00 a 91.251,15 euro. La domanda è una sola: l’Inpgi può  introdurre prelievi per via amministrativa sulle pensioni esclusi dalla Cassazione? IN CODA la giurisprudenza più recente sulle pensioni. IN CODA la giurisprudenza recente sulle pensioni. – TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=18138






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