Comunicato sindacale delle Rsu del gruppo Rcs dopo lo sciopero del 10 giugno: “L'amministratore delegato Pietro Scott Jovane si è presentato alle delegazioni sindacali comunicando che i conti del gruppo Rcs andavano male e le prospettive per il futuro erano anche peggiori. La soluzione proposta consiste in un taglio al costo del lavoro pari a 30 milioni di euro entro l'anno, equivalenti a 260 esuberi tra grafici e poligrafici e 210 tra i giornalisti”. Varato un pacchetto di altri 5 giorni di sciopero.
11.7.2015 - Cari lettori, ieri Corriere e Gazzetta non erano in edicola. È colpa nostra. È però doveroso spiegarne il perché. Facciamo un passo indietro, al coordinamento di gruppo di Rcs MediaGroup, del 9 giugno 2015, quando l'amministratore delegato Pietro Scott Jovane si è presentato alle delegazioni sindacali comunicando che i conti del gruppo Rcs andavano male e le prospettive per il futuro erano anche peggiori. La soluzione proposta consiste in un taglio al costo del lavoro pari a 30 milioni di euro entro l'anno, equivalenti a 260 esuberi tra grafici e poligrafici e 210 tra i giornalisti. I lavoratori, secondo l'azienda, non dovrebbero preoccuparsi perché, grazie al ricorso immediato ai contratti di solidarietà, con una percentuale di riduzione pari al 25%, non ci sarebbero ripercussioni sull'occupazione. Un'idea semplicistica ispirata più a criteri contabili che industriali. Infatti, in assenza di un serio piano industriale, un taglio così consistente delle ore di lavoro non può che compromettere la qualità e la cura che contraddistinguono i nostri prodotti editoriali rendendo Rcs, protagonista storica dell'editoria italiana, una casa editrice come tante. Senza contare l'effetto negativo sulle retribuzioni dei lavoratori. Ciononostante le Rsu del Gruppo e le Organizzazioni sindacali si sono dichiarate disponibili a un serio confronto sul tema del costo del lavoro e a risparmi immediati, ponendo come condizione la possibilità di completare il ragionamento economico dopo la presentazione del piano industriale, che auspichiamo coraggioso, incentrato sulla professionalità dei lavoratori, provvisto di adeguati investimenti, in grado di recuperare risorse attraverso l'internalizzazione di attività ora all'esterno dell'azienda, tagliando sprechi e collaborazioni inutili. Una disponibilità che pare non apprezzata da Rcs, vista la decisione dell'azienda di inviare, dopo un'impasse nelle trattative, una lettera alle Segreterie sindacali nazionali nella quale si minaccia il ricorso ai licenziamenti collettivi e l'unilaterale disdetta degli accordi di secondo livello. A nostro giudizio un passato di investimenti errati e di (s)vendita del palazzo di via Solferino e forse di Rcs Libri non si risolve chiedendo ancora sacrifici a lavoratori che troppe volte hanno dimostrato attaccamento al gruppo e ampia disponibilità alle sfide del mercato. Per questo tutti i lavoratori del gruppo riuniti in assemblea hanno deciso l'apertura dello stato di agitazione e il ricorso allo sciopero, consegnando alle Rsu un pacchetto di altri 5 giorni di sciopero. Le Rsu del gruppo Rcs
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