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Intercettazioni: stop delle opposizioni, no alle deleghe in bianco al Governo. Le intercettazioni per essere pubblicate dovrebbero essere solo "rilevanti" senza limitazioni di sorta.

di Francesco Bongarrà/ANSA


ROMA, 21 settembre 2015 -  Entrano nel vivo, domani nell'Aula della Camera, le votazioni sulla parte del ddl penale che riguarda il contestato tema delle intercettazioni. Decine gli emendamenti presentati dai parlamentari del M5S che annunciano battaglia. Alcune votazioni saranno a scrutinio segreto e la maggioranza serra le file per evitare al massimo le sorprese. Al momento, la questione che fa più discutere è il ripensamento che ci sarebbe stato sull'"udienza di selezione", cioè la cosiddetta "udienza filtro", invocata per anni come l'unica soluzione in grado di tutelare il diritto alla privacy e ora considerata invece "impraticabile" nel caso in cui si debba procedere all'arresto dell'imputato. Una Procura che fa, hanno osservato solo per fare un esempio alcuni dei magistrati ascoltati dalla commissione, chiama il difensore il giorno prima dell'arresto per selezionare le intercettazioni rilevanti da quelle che non lo sono? Impraticabile. Così, per evitare ogni contrasto sul punto, la soluzione indicata dalla presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti sarebbe quella di togliere dalla delega al governo la parola "udienza" per lasciare solo in vita la più generica "procedura" di selezione. Così toccherebbe direttamente al governo nel decreto legislativo individuare tempi, luogo e modalità per arrivare ad una reale selezione degli ascolti. L'idea di affidare al governo "una delega sempre più in bianco" su un tema così sensibile piace poco all'opposizione, soprattutto ai 5 Stelle, che chiedono invece "più paletti" all'azione legislativa dell'esecutivo Renzi. Altro nodo, è sul concetto di "rilevante" perché nel Pd si vorrebbe togliere la frase "ai fini penali" per lasciare più spazio possibile all'arbitrio del magistrato. Le intercettazioni cioè, per essere pubblicate dovrebbero essere solo "rilevanti". Senza limitazioni di sorta. Tra i rischi da scongiurare, si osserva nel centrodestra, c'è quello che la "selezione del materiale venga fatta solo dal Procuratore". L'importante, si sottolinea, "è che tutto, invece, avvenga nel contraddittorio tra le parti". Da domani, poi, si dovranno esaminare anche proposte di modifica, come quella di Walter Verini (Pd) che, correggendo quella di Ap approvata in commissione, esclude la punibilità per i giornalisti che registrano di nascosto. Gli M5S continuano a parlare comunque di "legge bavaglio", mentre Donatella Ferranti sottolinea come il Pd voglia tutelare i diritti di tutti, quello di cronaca e quello alla riservatezza. Il tema, comunque, per volontà del Guardasigilli Andrea Orlando, sarà oggetto, dopo l'ok definitivo del Parlamento (il voto finale è fissato per la tarda mattinata di mercoledì), di un tavolo con i direttori dei giornali e i magistrati per fare il punto su una delega alla quale lavorerà una commissione ministeriale ad hoc. Nei giorni scorsi, la Fnsi aveva ribadito come, con la delega all'esame della Camera, il diritto di cronaca fosse "in pericolo". Un allarme a cui replica il Pd, sottolineando come il diritto di cronaca resti "intoccabile" e assicurando che, in Aula, non vi sarà "alcun agguato". Difficile, comunque, che il Pd arrivi a depenalizzare il reato: è considerato sufficiente l'emendamento Verini contro la norma "ammazza-Iene". La volontà del Pd, spiega il responsabile Giustizia David Ermini, è di dare al governo una delega forte che prevede comunque una pena minima fino ad un massimo di 4 anni. "La riforma pregiudicherà in un colpo solo i diritti di magistrati, giornalisti, imputati e persone offese", tuona Andrea Ferraresi (M5S) secondo il quale la "tagliola" dei 3 mesi per i Pm "non fa che paralizzare l'esercizio dei magistrati". (ANSA).


 


 




 





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