Home     Scrivimi     Cercadocumenti     Chi è     Link     Login  

Cerca documenti
Cerca:
in:


Documenti
  » Attualità
Carte deontologiche
CASAGIT
Corte di Strasburgo
Deontologia e privacy
Dibattiti, studi e saggi
Diritto di cronaca
Dispensa telematica per l’esame di giornalista
Editoria-Web
FNSI-Giornalismo dipendente
Giornalismo-Giurisprudenza
I fatti della vita
INPGI 1 e 2
Lavoro. Leggi e contratti
Lettere
Ordine giornalisti
Premi
Recensioni
Riforma professione
Scuole di Giornalismo e Università
Sentenze
Storia
Tesi di laurea
TV-Radio
Unione europea - Professioni
  Attualità
Stampa

VERCELLI. LA DURA VITA DEI CRONISTI DI PROVINCIA - «L’architetto Antonello Ravetto ha calunniato Umberto Lorini direttore del settimanale 'la Gazzetta' (Vc)»: il Tribunale lo condanna a un anno e quattro mesi di reclusione. «Su incarichi e consulenze Lorini aveva scritto il vero, ma l’assessore e tecnico comunale - pur essendone consapevole - l’aveva querelato per diffamazione».

Vercelli (r.g.)  - «Ho invitato l’architetto Ravetto a procedere in sede legale in difesa della sua professionalità»: così l’11 ottobre 2010, rispondendo a una nota dell’allora Prefetto di Vercelli Fulvio Rocco, l’allora sindaco di Saluggia Marco Pasteris esponeva il suo punto di vista sul «presunto conflitto di interesse che vedrebbe interessato l’architetto Antonello Ravetto, assessore all’urbanistica e  responsabile del servizio tecnico urbanistico comunale». Mai consiglio fu più deleterio: Ravetto gli diede ascolto e querelò per diffamazione il direttore de la Gazzetta, Umberto Lorini. Le Procure di Vercelli e Biella, dopo aver verificato la veridicità di quanto pubblicato dal giornale, hanno archiviato la querela: i fatti riportati erano veri e non c’è stata diffamazione. E ora Ravetto, che aveva querelato la Gazzetta pur sapendo che Lorini aveva scritto il vero, è stato condannato dal Tribunale di Vercelli a un anno e quattro mesi di reclusione, e al pagamento delle spese processuali, per calunnia nei confronti di Lorini. La sentenza è stata pronunciata dal giudice Maria Teresa Guaschino, che ha accertato la veridicità di quanto scritto da Lorini e il dolo di Ravetto che era al corrente dei propri incarichi professionali, elencati nei curricula che aveva protocollato in Municipio e pubblicato (e poi rimosso) sul sito internet del proprio studio. Gli articoli e la querela. Nell’estate del 2010, e anche in seguito, la Gazzetta pubblicò una serie di articoli da cui emergeva che Ravetto lavorava o aveva lavorato - come progettista e/o consulente - per ditte e privati operanti sul territorio di Saluggia, quando il testo Unico degli Enti Locali prevede invece che i membridella Giunta “competenti in materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici devono astenersi dall’esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato”. Uno dei soggetti per cuiRavetto aveva lavorato è la Sogin, società che gestisce impianti e depositi nucleari (anche) a Saluggia, e al quale Ravetto stesso concesse - inqualità di responsabile rbanistico del Comune - una proroga per il completamento dei lavori del deposito nucleare D2.«Non ho mai lavorato per Sogin». Nell’ottobre 2010, assistito dall’avvocato Francesco Picco, Ravetto presenta alla Procura vercellese un “atto di denuncia/querela” nei confronti di Umberto Lorini, direttore responsabile de la Gazzetta, in cui lamenta: «in maniera del tutto falsa il sottoscritto era “accusato” di rivestireil duplice ruolo di assessore all’urbanistica del Comune di Saluggia e responsabile del servizio  tecnico urbanistico del Comune, oltre che consulente della società Sogin, a cui era stata rilasciata [da lui, ndr] una proroga al permesso di costruire il deposito D2; l’elemento falso e diffamatorio - sostiene Ravetto - consiste nel fatto che il sottoscritto non ha mai svolto ruoli di consulente esterno per aziende che si rivolgono poi al Comune stesso per autorizzazioniurbanistiche, per cui tanto meno questo ruolo è stato svolto presso la società Sogin».Negli stessi giorni il sindaco Pasteris - che aveva portato Ravetto al Comune di Saluggia con scelta intuitu personae - scrive al Prefetto: «Ravetto non si trova affatto in condizione di“conflitto di interessi”: infatti non ha mai assunto incarichi professionali dalla Sogin». Lorini porta le carte. La Procura di Vercelli,ricevuto l’esposto, sottopone Lorini a indaginie lo interroga. Lorini dimostra, carte allamano, quali sono stati i lavori e le consulenze svolte da Ravetto “libero professionista” per ditte e privati operanti a Saluggia; soggetti per i quali Ravetto stesso ha trattato pratiche edilizieo urbanistiche in qualità di assessore o funzionario comunale: l’impresa Fas, la Umbro Cave, la Agrisal, la DiaSorin e altre. E tra queste, anche la Sogin: su espressa richiesta della Procura, la società comunica che «all’architetto Ravetto è stato assegnato l’incarico per il coordinamento della sicurezza in fase progettuale relativo allarealizzazione della strada di collegamento tra il Deposito Avogadro e l’Impianto Eurex di Saluggia». è quindi dimostrato, per tabulas, che Ravetto aveva raccontato balle alla Procura, e Pasteris aveva raccontato balle al Prefetto. Vercelli archivia. A maggio del 2011 ilpubblico ministero Pier Luigi Pianta chiede «disporsi l’archiviazione del procedimento» nei confronti di Lorini: «non si ravvisa il reato di diffamazione poiché non viene offesa la reputazione di alcuno, ed il giornalista ha riportato quantoemerge dalla lettura della documentazione che è oltretutto pubblica, quale il curriculum di Ravetto che è facilmente leggibile sulla rete internet poiché prodotto dallo stesso». Il giudice per le indagini preliminari Potito Giorgio, «ritenuto che la richiesta di archiviazione vada accolta per le ragioni, del tutto condivisibili, espresse dal pubblicoministero, dispone l’archiviazione».Il procedimento a Biella. Non è finita.Siccome la Gazzetta viene stampata in una tipografiadi Cavaglià (Bi), il pubblico ministero vercellese Antonella Barbera dispone la trasmissione degli atti alla Procura di Biella. Qui se neoccupa il pubblico ministero Ernesto Napolillo. Che indaga e accerta tre cose: 1. Ravetto ha effettivamente concesso aSogin una proroga del termine di ultimazione del deposito nucleare D2: e l’ha concesso alla stessa Sogin che gli aveva affidato un incaricoprofessionale;2. «E’ stato proprio Ravetto ad indicare nelproprio curriculum vitae di essere stato consulentedi Sogin nell’anno 2009 per “realizzazione depositi per scorie radioattive e strutture collaterali”, salvo poi rimuovere il curriculum» quandola consigliera di minoranza Paola Olivero ha sollevato la questione in Consiglio comunale; 3. «è accertato che Ravetto, in qualità di responsabile del servizio tecnico urbanistico, abbia rilasciato autorizzazioni (in specie: permessi di costruire e aggiudicazioni di lavori di manutenzione) ad imprese di cui è, o è stato, consulente o responsabile del servizio di prevenzione e protezione».Il pm chiede quindi l’archiviazione del procedimento nei confronti di Lorini, e il 30 agosto 2012 il gip Claudio Passerini la dispone ritenendo che «la richiesta di archiviazione del pm debbaessere integralmente condivisa». L’esposto di Lorini. Siccome l’elenco diincarichi e consulenze “saluggesi” di Ravetto era ampiamente documentato e, soprattutto, era noto al Ravetto stesso, che l’aveva anche riportato nel proprio curriculum (su quellopubblicato sul suo sito internet e su quello protocollato al Comune di Saluggia), è evidenteche Ravetto, nel momento in cui ha presentato alla Procura l’atto di denuncia/querela nei confronti di Lorini, era pienamente consapevole della veridicità di quanto pubblicato da la Gazzetta: aveva quindi denunciato il direttoreLorini pur sapendolo innocente, come poi leindagini di due Procure hanno dimostrato. Il codice penale prevede il reato di calunnia, ascrivibile a “chiunque, con denunzia, querela, richiesta o istanza diretta all’autorità giudiziaria,incolpa di un reato taluno che egli sa innocente”. Lorini ha presentato al Tribunale di Vercelli unesposto per calunnia nei confronti di Ravetto. Ora il giudice ha pronunciato la sentenza, che rende giustizia al direttore de la Gazzetta. (fonte: la Gazzetta di Vercelli, 24 settembre 2015)


§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§


.REPORTERS SANS FRONTIÈRES CONCLUDE LA SUA DISAMINA RILEVANDO CHE «LA BATTAGLIA PER LA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE IN ITALIA SI GIOCA ANCHE NEI TRIBUNALI».


Tra l’inverno del 2009 e la primavera del 2011 questo giornale, e il suo direttore in particolare, sono stati sottoposti a un  bombardamento di azioni legali da parte di persone che - a vario titolo - lavoravano al Comune di Saluggia, allora retto dall’Amministrazione Pasteris e poi commissariato per il venir meno della maggioranza. In Municipio sono poi arrivati la Procura e i Carabinieri, a sequestrare faldoni e ad inviare avvisi di garanzia, ma dopo. Prima, mentre quelle cose accadevano, era arrivata la Gazzetta.Il sindaco Marco Pasteris intentò una causa civile per ottenere un risarcimento danni di 500 mila euro (sì, cinquecentomila, mezzo milione di euro: manco lui fosse l’inquilino del Quirinale e noi fossimo il Corriere della sera, La Stampa e la Repubblica messi insieme). Il segretario comunale Anna Anobile presentò unaquerela per diffamazione. L’architetto Antonello Ravetto - assessore e responsabile del servizio tecnico urbanistico - idem. Un fuoco incrociato di tre soggetti- uno politico, uno tecnico e uno metà e metà - che probabilmente non ha precedenti nella storia della stampa italiana (in quella dei giornali locali qual è la Gazzetta non ne ha di sicuro), e che aveva evidentemente un unico scopo: far smettere al giornale di spiegare ai lettori cosa accadeva là dentro. Una tecnica, quella dell’intimidazione mediante carte bollate, che - va detto - in Italia nella stragrande maggioranza dei casi funziona. La quasi totalità degli editori,e buona parte dei direttori, quandosi vedono la scrivania coperta di atti giudiziaritutti originati dagli articoli di un giornalista lo chiamano e gli consiglianocaldamente - diciamo così -, se vuole continuare a lavorare lì, di smettere di occuparsi di quell’argomento e di quei soggetti, «ché qui non vogliamo grane». Nella classifica sulla libertà di stampa annualmente pubblicata da Reporters sans frontières l’Italia, su 180 Paesi presi in considerazione, è al 73° posto, alla pari del Nicaragua. Ma non solo perché in Italia ci sono giornalisti minacciati, oaggrediti fisicamente, o a cui bruciano lamacchina o devastano la casa: il nostro Paese è in quella poco invidiabile posizione perché - citiamo dal report - «sono aumentati i casi di accuse ingiustificate di diffamazione, intentate soprattutto da personaggi pubblici». Una forma di pressione che dà fastidio ai grandi gruppi editoriali che hanno bilanci di milioni di euro, figuriamoci ai giornali locali: bisogna studiare le carte, pagare gli avvocati,andare alle udienze di processi che sovente durano anni, dimostrare la fondatezza e la veridicità di quanto si è scritto... A questi tre signori è andata male. è andata male per un motivo: perché a la Gazzetta il giornalista accusato, il direttore e l’editore coincidono nella stessa persona. Che, anziché scendere a compromessi(in genere funziona così: «tu ritiri la querela e il giornalista Tizio d’ora in poi non si occuperà più di te»), essendo certo di quanto aveva scritto ha affrontato le tre azioni legali. Ebbene: - Pasteris - che sosteneva di aver avutola carriera politica, il decoro personale e la salute psichica rovinate da la Gazzetta - non si è visto riconoscere nemmeno un euro di risarcimento: nessuna diffamazione, richiesta infondata. La villa al mare e la Porsche dovrà comprarseli conaltri soldi. - Anobile si è vista archiviare la querela - già dal giudice per le indagini preliminari, su richiesta del pubblico ministero:non si è neanche andati in udienza - per «infondatezza della notitia criminis»; non c’è diffamazione, e quanto scritto dall’articolista - aggiunge il pm - risulta avere «piena aderenza alla verità storica». - Ravetto non solo si è visto archiviare la querela da ben due Tribunali - Vercelli e Biella -, ma ora è stato condannato per calunnia: perché sapeva benissimo che quanto scritto da la Gazzetta sui suoi incarichi professionali era vero e basato su documenti probanti, ma ciononostante - su consiglio di Pasteris, ci sono le carte che lo attestano - aveva denunciato l’autore dell’articolo.Reporters sans frontières conclude la sua disamina rilevando che «la battaglia per la libertà di informazione in Italia si gioca anche nei tribunali». Qui a la Gazzetta possiamo fornire qualche esempio. (u.l. - Gazzetta di Vercelli, 24 settembre 2015)


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 






Editore/proprietario/direttore: Francesco Abruzzo - via XXIV Maggio 1 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) - telefono-fax 022484456 - cell. 3461454018
---------------------------------
Decreto legge n. 63/2012 convertito con la legge 103/2012. Art. 3-bis (Semplificazioni per periodici web di piccole dimensioni): 1. Le testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica ovvero on line, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100.000 euro, non sono soggette agli obblighi stabiliti dall'articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, dall'articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, e dall'articolo 16 della legge 7 marzo 2001, n. 62, e ad esse non si applicano le disposizioni di cui alla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 666/08/CONS del 26 novembre 2008, e successive modificazioni. 2. Ai fini del comma 1 per ricavi annui da attività editoriale si intendono i ricavi derivanti da abbonamenti e vendita in qualsiasi forma, ivi compresa l'offerta di singoli contenuti a pagamento, da pubblicità e sponsorizzazioni, da contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati.
---------------------------------
Provider-distributore: Aruba.it SpA (www.aruba.it) - piazza Garibaldi 8 / 52010 Soci (AR) - Anno XV Copyright � 2003

Realizzazione ANT di Piccinno John Malcolm - antconsultant@gmail.com