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Iran, condannato reporter del “Washington Post” . Rezaian, 39 anni, è accusato di spionaggio dalle autorità: è ancora sconosciuta l’entità della pena, ma il giornalista rischia fino a 20 anni di detenzione.

di Redazione Online corriere.it


12.10.2015 - Il corrispondente del Washington Post a Teheran accusato di spionaggio dalle autorità di Teheran è stato condannato. È stata la televisione iraniana a comunicare nella notte la notizia della condanna di Jason Rezaian, che si trova in carcere in Iran da oltre 400 giorni. Il portavoce giudiziario, Gholam Hossein Mohseni Ejehi, ha detto: «È stato condannato ma non ho dettagli del verdetto», precisando che Rezaian e il suo legale hanno 20 giorni per presentare appello. Sul caso era tornato anche il segretario di stato John Kerry, chiedendo al governo iraniano di far cadere tutte le accuse a carico di Rezaian e di liberarlo. Anche il presidente Obama era intervenuto, ad agosto, menzionando in un suo discorso Reizan e tutti gli altri americani «ingiustamente detenuti in Iran. Rezaian deve essere rilasciato», aveva detto Obama. La famiglia di Rezaian ha accusato l’Iran di avere messo in piedi un processo poco chiaro e fuori legge, nel quale, per esempio, per mesi non sono stati comunicati i capi d’accusa che pendevano sul giornalista.



DA 10 A 20 ANNI DI CARCERE  Rezaian, 39 anni, doppia cittadinanza iraniana e americana, capo dell’ufficio del Washington Post a Teheran, è accusato di una serie di capi di imputazione, tra cui lo spionaggio, per i quali il giornalista rischia da 10 a 20 anni di carcere. Ma il Post ha respinto tutte le accuse. Con Rezaian sono stati incarcerati anche la moglie, Yeganeh Salehi, giornalista del quotidiano degli Emirati Arabi The National, e due fotoreporter: era il 22 luglio 2014. Poi sono stati tutti rilasciati, con la sola eccezione di Rezaian.



IL W.P. : «OLTRAGGIOSA INGIUSTIZIA» - Un’«oltraggiosa ingiustizia». Così il direttore del Washington Post, Martin Baron, commenta la notizia della condanna di Rezaian. «L’Iran si è comportato in modo immorale in questa vicenda, ma ancora di più con questa decisione indifendibile di un tribunale della rivoluzione che ha condannato un giornalista innocente per dei reati gravi dopo un processo che si è svolto in segreto, con nessuna prova di alcun tipo di crimine», ha dichiarato Baron. «Stiamo lavorando con la famiglia di Jason e il consulente legale iraniano per presentare immediatamente appello - ha aggiunto il direttore del Washington Post - Ci aspettiamo che anche l’avvocato di Jason, Leila Ahsan, richieda che venga rilasciato su cauzione in attesa di una decisione finale sul caso». «L’unica cosa chiara di questa vicenda è l’innocenza di Jason - ha concluso il direttore - Qualsiasi revisione equa e giusta rovescerebbe rapidamente questa sentenza infondata. Jason deve essere scagionato e rilasciato. A lui e a sua moglie, Yeganeh Salehi, che è stata rilasciata su cauzione, dovrebbero essere concessi, senza indugio, la piena libertà che è un loro diritto».



PROCESSO OSCURO - Il processo a carico di Rezaian, che si è svolto a porte chiuse, è iniziato lo scorso 26 maggio. Durante la sua prigionia - hanno riferito i suoi familiari dopo che gli è stato permesso di incontrarlo -il giornalista è stato sottoposto a interrogatori estenuanti e costretto a rimanere per settimane in una cella spoglia senza un materasso o anche una toilette. TESTO IN http://www.corriere.it/esteri/15_ottobre_12/iran-condannato-reporter-washington-post-19e74b70-70b9-11e5-a92c-8007bcdc6c35.shtml



 



 



 



 



 



 



 



 






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