Caro Franco Abruzzo, attenzione: è stato avvistato un virus antico e temibile che segnala, quando si manifesta, un pericoloso decadimento degli organismi. Organismi democratici in questo caso. Il virus è il revisionismo storico e l’ho visto chiaramente materializzarsi giovedì scorso al consiglio generale dell’Inpgi quando un collega di cui ho sempre lodato l’onesta intellettuale lo ha sparso in aria a piene mani.
E’ stato quando, quasi scandendo le sillabe, ha pronunciato con tono grave una formula: Decreto del ministero del Lavoro 8 ottobre 2009 numero 47385.
Ora, per i colleghi che non sapessero, pronunciare quella formula significa evocare il riconosciuto attentato alla professione giornalistica che va sotto il nome più noto di Decreto Sacconi. Per dire meglio ancora: la liberalizzazione degli stati di crisi.
Do you remember?
E’ la applicazione in legge della famosa tesi secondo la quale è sufficiente che tu azienda ti inventi che un aruspice da te pagato ti ha indicato una crisi seppur prospettica a sei mesi per poter caricare sulla fiscalità generale e sull’Inpgi le pensioni di centinaia di professionisti. Quelle stesse che oggi mettono in crisi il nostro istituto di previdenza.
Ora, noi come Puntoeacapo e non solo noi ci siamo sforzati in questi sei anni di spiegare ai colleghi che l’inizio della fine è stato quello. E che è vero, il decreto lo firmò l’allora ministro del Lavoro, ma che le responsabilità della Fnsi e della Fieg sono immense e costituiranno per i nostri figli e nipoti una specie di Anno Zero della perdita dei diritti.
La voce grave del collega consigliere però ha voluto prescindere da questa verità e ha scambiato l’effetto con la causa. Dicendo cioè che la colpa di tutto fu del governo “che stravolse” gli accordi contrattuali stabiliti in primavera.
Tu sai come me e come tanti che questo è profondamente falso, che la notte del 26 marzo 2009 fu firmato il contratto che cancellò tanti diritti dei giornalisti (1), che il 5 maggio successivo fu siglato a Palazzo Chigi un protocollo d’intesa tra Fnsi e Fieg che sancì la truffa degli stati di crisi à la carte (2) e che l’8 ottobre il ministro Sacconi altro non fece che ratificare quelle volontà politiche e sindacali (3).
Sul perché oggi sia partito questo che sembra solo il primo squillo di una campagna di revisione storica potremmo soffermarci a lungo: diciamo che non si può nascondere oltre la verità e quindi la si carica di altre mistificazioni. La verità è quella di un sindacato che da un quindicennio ha tradito il proprio mandato e consegnato alla subalternità e al declino la professione giornalistica. E oggi si appresta forse a subire altri schiaffi sugli stessi tavoli e dunque ritiene inevitabile cambiare carte in tavola e verità acclarate dalla storia. Sbianchettandola e riscrivendola.
(1)http://www.puntoeacapo.org/index.php?option=com_content&view=article&id=180:contratto-non-possiamo-regalare-alla-fieg-prepensionamenti-senza-stato-di-crisi&catid=56:speciale-contratto&Itemid=68
(2)http://www.fieg.it/upload/documenti_allegati/Protocollo%20PCM%20cnlg%2005%2005%2009.pdf
(3)http://www.puntoeacapo.org/index.php?option=com_content&view=article&id=322:stati-di-crisi-cosi-cambia-la-disciplina-ecco-il-decreto-di-sacconi&catid=57:speciale-stati-di-crisi&Itemid=69