15.11.2015 - Intervistato dal "Gazzettino" (in http://www.pensionioggi.it/notizie/previdenza/riforma-pensioni-boeri-la-riforma-va-fatta-per-quattro-buoni-motivi-8978979), Tito Boeri assicura che sui vitalizi «abbiamo fatto delle proposte condivise con il governo. E quindi non si può dire che siamo andati al di là del nostro ruolo. Se non avessimo avuto l’assenso da Palazzo Chigi, non lo avremmo fatto». Siamo alle provocazioni sfacciate. Pubblichiamo l'odg 3 novembre 2015 approvato dalla Commissione Lavoro del Senato, accolto dal Governo, e che detta al Ministero Renzi le linee guida della annunciata riforma pensionistica del 2016. Il documento è limpido: gli assegni in essere non si toccano, il ricalcolo è escluso (in verità è escluso dallo stesso Boeri che lo limita alle cariche elettive). Renzi e i suoi collaboratori non hanno mai manifestato attenzione verso le tesi di Boeri. L'odg del Senato ha un punto forte che non apre varchi ai dubbi: "Il rispetto delle regole vigenti per coloro che già sono titolari di prestazione previdenziale o sono prossimi a conseguirla nel nome del principio per cui ogni cambiamento deve potenzialmente consentire al cittadino un recupero operoso di reddito, come evidenziato dalla giurisprudenza costituzionale". Questo documento smentisce in maniera solenne le affermazioni di Tito Boeri sul consenso di Palazzo Chigi. In verità Tito Boeri è un perdente di lusso, non lo ascolta nessuno. Gli conviene dimettersi per salvare la faccia di bocconiano.
Publichiamo il testo integrale dell'odg, sperando che sia letto e meditato dal presidente dell'Inps:
PENSIONI - OdG AL SENATO - Odg G/2111/2/11, presentato dai senatori Anna Maria Parente (PD), Pippo Pagano (AP NCD-UDC) e Hans Berger (Aut(SVO,UV,PATT,UPT)-PSI-MAIE), che è stato illustrato nella seduta della Commissione 11° Lavoro e Previdenza Sociale del Senato nella seduta pomeridiana del 3 novembre 2015 ed è stato accolto per conto del Governo dalla Sottosegretaria per il Lavoro e le Politiche Sociali Teresa Bellanova:
G/2111/2/11 - PARENTE, PAGANO, BERGER - La 11a Commissione del Senato,
-considerato il carattere straordinario e limitato nei soggetti beneficiari delle misure contenute nel disegno di legge di Stabilità in materia previdenziale,
-valutato che all'articolo 18 del disegno di legge n. 2111 (legge di stabilità 2016) sono previste misure per la salvaguardia dei lavoratori cosiddetti "esodati",
-richiamati gli annunci da parte del Governo di un prossimo intervento organico sulla stessa materia,
-tenuto conto del sistema "a ripartizione" - e non a capitalizzazione - che caratterizza e sostiene tanto il regime fondato sul calcolo retributivo quanto quello sul calcolo contributivo,
impegna il Governo a presentare nel corso del 2016 un disegno di legge contenente disposizioni utili ad integrare e consolidare la recente riforma del sistema previdenziale sulla base dei seguenti criteri:
- la sostenibilità inerente tanto la finanza pubblica, il cui vincolo va considerato con attenti calcoli degli effetti finanziari, quanto la coesione sociale in considerazione della mancata previsione nella riforma stessa di un regime transitorio e graduale, della divisione prodottasi nelle generazioni adulte con la giusta tutela dei cosiddetti "esodati", degli straordinari cambiamenti indotti dalle tecnologie nelle mansioni dei lavoratori, la persistente debolezza delle donne adulte e degli invalidi a vario titolo nel mercato del lavoro;
- il rispetto delle regole vigenti per coloro che già sono titolari di prestazione previdenziale o sono prossimi a conseguirla nel nome del principio per cui ogni cambiamento deve potenzialmente consentire al cittadino un recupero operoso di reddito, come evidenziato dalla giurisprudenza costituzionale;
- il completamento del metodo di calcolo contributivo con la possibilità di cumulare e ricongiungere, senza oneri, tutti i contributi versati alle diverse gestioni previdenziali;
- adeguati incentivi fiscali ai versamenti volontari tanto dei lavoratori quanto dei datori di lavoro, anche in favore degli ex dipendenti, per periodi di studio, di lavoro a tempo parziale e di non lavoro;
- la possibilità di utilizzare a fini di versamento volontario il TFR o gli accantonamenti nei fondi complementari nei limiti consentiti dalle esigenze di loro sostenibilità;
- il recupero di periodi di studio non solo secondo il calcolo "ora per allora", particolarmente oneroso quando riferito a periodi regolati dal metodo retributivo, ma anche "ora per ora" con la modularità consentita dal metodo contributivo;
- la previsione di età di pensione moderatamente anticipate rispetto all'età ordinaria, sulla base di una prestazione penalizzata in relazione al conseguente allungamento del periodo di corresponsione della prestazione stessa;
- la definizione di misure transitorie più favorevoli per le persone, con particolare attenzione alle donne e agli invalidi, che alla data di entrata in vigore della riforma avevano già raggiunto una determinata età adulta anche allo scopo di evitare disparità di trattamento rispetto ai cosiddetti "esodati" tutelati;
- la individuazione di misure di defiscalizzazione delle somme corrisposte dai datori di lavoro ai lavoratori a titolo di integrazione del reddito o dei versamenti contributivi con lo scopo di accompagnarli all'età di pensione.
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.C’è anche il reddito minimo. Boeri smaschera Renzi: taglierà le pensioni. - Il presidente dell’Inps rilancia il suo piano per ricalcolare gli assegni in base ai contributi versati e tira in ballo il governo: «Sono proposte condivise». Poi una stoccata ai politici: «Devono prendere tanto quanto gli altri». - di ANTONIO CASTRO/Libero 15.11.2015 - Rilancia Tito Boeri. Il presidente dell’Inps - che aveva suscitato un putiferio la scorsa settimana diffondendo lo studio “tecnico” dell’Istituto (“Non per cassa, ma per equità”), inneggiante ad una ennesima rivoluzione pensionistica per sistemare i conti previdenziali e aggiustare il carico tra pensionati, pensionandi e lavoratori (o aspiranti tali) torna all’attacco, noncurante delle imbarazzate prese di distanza di Palazzo Chigi che avevano accolto il suo progetto.
Per nulla turbato l’economista della Bocconi ribadisce punto per punto il suo piano di riforma pensionistica che andrebbe fatta «per quattro buoni motivi. Il primo», ha chiarito Boeri intervistato ieri da il Gazzettino, «che puntiamo ad abbassare il debito pensionistico. Vuol dire che non intendiamo condannare chi inizia a lavorare oggi pagando delle tasse più alte solo perché deve pagare la pensione a chi è già fuori dal mondo del lavoro. Secondo, perché siamo dell’idea che chi non ha più voglia di lavorare, se può permetterselo, esca dalla produzione permettendo un giusto ricambio». L’affondo vero - però - è sui vitalizi dei politici (nazionali e regionali), che apparentemente Boeri proprio non tollera: «I politici devono avere la pensione come tutti gli altri. Niente di più, niente di meno».
Ipotesi suggestiva se non fosse che a votare la futuristica riforma Boeri sono (o dovrebbero essere) proprio i politici a cui si chiede il sacrificio di normalità e riduzione. Si è visto come è andata a finire con i vitalizi regionali: tutti a parole concordano poi però, guarda caso, quando votano per una riduzione o un posticipo del beneficio la novità vale sempre dalla consiliatura successiva. Come dire: agli altri applicate i criteri che ritenete opportuni, ma i miei benefici non si toccano.
Quindi la proposta Boeri - sostenuta teoricamente dal 99% degli italiani - non vedrà mai la luce. Anche se Boeri assicura che sui vitalizi «abbiamo fatto delle proposte condivise con il governo. E quindi non si può dire che siamo andati al di là del nostro ruolo. Se non avessimo avuto l’assenso da Palazzo Chigi, non lo avremmo fatto». Resta da capire come e se mai Renzi darà seguito alla potatura. O magari ci penserà Bruxelles.
Ma il tasto su cui Boeri batte maggiormente è forse la sua proposta per dare ai 55enni inoccupati o disoccupati (che hanno pochissime chance di trovare un nuovo posto se espulsi dal mondo del lavoro) un “reddito minimo di ultima istanza”. L’Italia con la Grecia è l’unico Paese europeo a non avere alcun ammortizzatore che tuteli dal rischio povertà in età matura (con la crisi economica la povertà nelle fasce di età oltre i 55 anni.
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5.11.2015 - Matteo Renzi boccia la proposta di Tito Boeri. Perché tagliare le pensioni, anche se quelle «d'oro», va nella direzione opposta alla filosofia che il premier ha scelto per la sua Legge di Stabilità. «Dobbiamo dare fiducia agli italiani», dice. La linea del premier è dunque "fiducia, fiducia, fiducia". - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=19044
10.11.2015 - ROMA. Convegno sulle pensioni promosso dalla Associazione dei magistrati e degli Avvocati dello Stato in quiescenza. Sacrifici? I sacrifici devono coinvolgere tutti i cittadini (e non soltanto i pensionati come è accaduto nel 2008, nel 2011 e nel 2013). I "contributi di solidarietà" devono scomparire dal vocabolario parlamentare. I giudicati costituzionali sono inviolabili come impone l'articolo 136 della Carta. L'assistenza deve essere finanziata dalla fiscalità generale. L'Unpit ha chiesto lotta con stile americano agli evasori: "Il Governo dia la caccia agli evasori e non ai pensionati. Oggi mille miliardi annui del malaffare non sono tassati". Secondo Cesare Damiano il ricalcolo conviene ai pensionati "ricchi", non ai pensionati "poveri". Da Maurizio Sacconi un no deciso ai "provvedimenti da guerra" (ipotizzati da Tito Boeri). La Commissione Lavoro del Senato ha approvato un odg (accolto dal Governo e vincolante per la riforma previdenziale 2016) che esclude il ricalcolo delle pensioni e che garantisce l’affidamento dei cittadini nella certezza dell’ordinamento giuridico e nella sicurezza giuridica. - dall'inviato Francesco M. De Bonis - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=19072
11.11.2015 - Secco no del Governo al taglio delle pensioni per chi é già in quiescenza e al ricalcolo. Lo ha rivelato il presidente della Commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi. E' uno dei dati più interessanti emersi ieri durante l'importante Convegno sulle pensioni promosso dall'Associazione dei magistrati e degli avvocati dello Stato in quiescenza (il 1° in 60 anni di storia dell'Associazione). Alla luce di questi principi che fine farà ora la riforma INPGI (unica cassa sostitutiva dell'Inps) attualmente al vaglio dei ministeri del Lavoro e dell'Economia che prevede, invece, un contributo da parte di tutti i giornalisti in pensione a partire dal 1° gennaio 2016? Pubblichiamo l'odg approvato da Palazzo Madama (accolto dal Governo e vincolante per la riforma previdenziale 2016). - dall'inviato Francesco M. De Bonis - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=19073
12.11.2015. Pensioni: perché la proposta Inps è sbagliata. Ora sappiamo che per la gran massa di pensionati il ricalcolo contributivo non si può fare. - di GIAMPAOLO GALLI/Economista-deputato Pd/l'Unità 9/11/2015 - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=19091