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Vatileaks 2. Francesca Immacolata Chaouqui, pronta ad andare in cella: "Il Papa - ha spiegato - non è solo un Capo di Stato, è il capo della mia religione, egli è Dio sulla Terra. Se provano che sono colpevole, devo andare in carcere", "non ho altra scelta".

CITTA' DEL VATICANO, 1 gennaio 2015. Ci vorranno ancora settimane, se non mesi, per vedere la conclusione del processo 'Vatileaks 2' e intanto Francesca Immacolata Chaouqui, una dei cinque indagati per la sottrazione e diffusione di carte riservate, annuncia che non si opporrà se verrà condannata al carcere. "Ho fatto un giuramento di fedeltà a quello Stato, e questo significa accettare le loro regole, anche se sono sbagliate. Si tratta di una monarchia, non è uno stato liberale", ha detto Chaouqui in un'intervista a 'The Guardian'. "Il Papa - ha spiegato - non è solo un Capo di Stato, è il capo della mia religione, egli è Dio sulla Terra. Se provano che sono colpevole, devo andare in carcere", "non ho altra scelta". La pierre, indagata insieme a monsignor Lucio Vallejo Balda, ai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi e a Nicola Maio, aveva già scritto ieri su Facebook che era pronta ad andare in carcere. Continuando a proclamarsi "innocente", informa di avere comunque "rinunciato ad ogni mezzo di appello" e alla "grazia". "Andrò in carcere, credo ad aprile. Subito dopo Pasqua. Sconterò un anno e mezzo di pena. Partorirò in carcere. Non può andare diversamente". Poi annuncia: "In carcere scriverò" un libro sulla "mia storia". E oggi Chaouqui è tornata a parlare del processo sui social network, criticando le parole del Papa alla Messa a san Pietro. "Sentire il Papa pronunciare la parola 'giustizia' quando nello Stato che Egli governa si sta celebrando un processo inumano contro una donna incinta, arrestata senza nessuna prova di quello di cui mi accusano fa rabbrividire. E fa indignare persino me con quell'uomo al cui servizio ho sacrificato la mia esistenza". "Fintanto che l'ultimo dei ladri non sarà punito e cacciato mentre al loro posto io vengo giudicata e condannata, il Papa e il Vaticano - scrive Chaouqui - non parlino di giustizia. Per rispetto della giustizia stessa. E sopratutto degli abiti che portano". Intanto, prima delle feste di Natale, monsignor Balda è uscito dal carcere; attenderà ai "domiciliari" in Vaticano la ripresa del processo. Ripresa che, tuttavia, non ci sarà prima della fine di febbraio. L'inizio delle operazioni peritali sulle comunicazioni via email, sms e whatsapp tra gli imputati Vallejo Balda, Francesca Immacolata Chaouqui e Nicola Maio - i primi due ex membri e il terzo ex collaboratore della Commissione Cosea sulle finanze vaticane, tutti accusati anche di associazione a delinquere - è stato fissato infatti per l'11 gennaio, il termine per il 20 febbraio. Solo successivamente riprenderà il dibattimento in aula. (ANSA).


 


 


 


 


 





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