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BRUTTO SEGNALE PER I CETI MEDI. Un prof della Bocconi è in procinto di sbarcare a Palazzo Chigi per coordinare gli interventi economici del Governo Renzi. Tommaso Nannicini, come Tito Boeri, è un nemico dichiarato dei pensionati di ottone, d'argento e d'oro. "Per Nannicini, - scrive laRepubblica - la sfida sarà conservare la sua filosofia economica, che lo ha portato in passato a sostenere proposte anche radicali come un prelievo sulle pensioni più generose". Tito Boeri e Tommaso Nannicini, - articolo del 27.9.2013 publicato in lavoce.info -, pensano che per aiutare i giovani bisogna tagliare le pensioni. E si chiedono: “Quanto può restituire il pensionato d’oro?“. La Consulta, però, ha scritto che se lo Stato ha bisogno di risorse economiche devono pagare tutti, pensionati e lavoratori attivi. Non è più possibile mettere sotto torchio soltanto i pensionati. Tito Boeri e Tommaso Nannicini non dicono nulla sulla lotta ai patrimoni dei mafiosi, dei big del sommerso e degli evasori, che gestiscono ogni anno centinaia di miliardi senza pagare alcuna imposta. Nannicini si occuperà anche del riordino delle agenzie fiscali, ma con quali obiettivi?

di FRANCO ABRUZZO/presidente UNPIT


Roma, 25 gennaio 2016. Matteo Renzi manda un altro brutto segnale ai pensionati di oggi (e anche a quelli di domani) con l'annunciata nomina di Tommaso Nannicini, docente di Economia politica all'Università Bocconi, a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con il compito di coordinare gli interventi economici del Governo. Le sue priorità si chiamano prima di tutto il cosiddetto Jobs Act per i lavoratori autonomi, che nelle intenzioni dell'Esecutivo dovrebbe aumentare le tutele per le partite Iva. A seguire ci saranno le misure di alleviamento alla povertà e il riordino della agenzie fiscali. Il professore dovrebbe poi concentrarsi sulla cosiddetta "digital tax"  (nel mirino Apple e Google) oltre che sui nuovi incentivi per l'assunzione di lavoratori con il contratto unico. Il professore, che avrà ai suoi ordini una squadra  per lo più di giovai economisti, ha lavorato in passato spesso in tandem con il collega bocconiano Tito Boeri (dal dicembre 2014 presidente dell'Inps). Nannicini e Boeri sono nemici dichiarati dei pensionati di ottone, d'argento e d'oro.  La Repubblica di ieri, a  firma Ferdinando Giugliano, ha esaltato l'arrivo a Palazzo Chigi dei Nannicini-boys: "Una squadra di economisti scriverà le riforme di Renzi. Il professore dirigerà la struttura. Le priorità sono Jobs act per il lavoro autonomo, misure contro la povertà e 'digital tax'". "Per Nannicini, - scrive laRepubblica -  la sfida sarà conservare la sua filosofia economica, che lo ha portato in passato a sostenere proposte  anche radicali come un prelievo sulle pensioni più generose, con le necessità politiche del governo di cui farà parte. L'abolizione delle tasse sulla prima casa inserita nella legge di stabilità, per esempio, è difficile da riconciliare con interventi in cui il professore difendeva il principio di tassare la ricchezza immobiliare degli italiani. Fino ad ora Nannicini ha dimostrato di essere capace di mantenere una certa coerenza fra le sue anime. Ma l'esperienza di Perotti e del commissario alla spending review Carlo Cottarelli, che ha lasciato Palazzo Chigi dopo  solo un anno per tornare al Fondo monetario, dimostra che la vita per gli economisti nell'esecutivo non è sempre piacevole come una canzone ascoltata alla radio".


Tito Boeri e Tommaso Nannicini, articolo del 27.9.2013 pubblicato in lavoce.info, pensano che per aiutare i giovani bisogna tagliare le pensioni. E si chiedono “Quanto può restituire il pensionato d’oro?“. Nel testo dell'articolo si legge: “Continua la discussione sulle pensioni d’oro e sul possibile 'contributo di equità'. Simulazioni su dati Inps confermano che il gettito sarebbe limitato. Ma garantirebbe risorse che potrebbero essere destinato alla tutela di generazioni penalizzate dal sistema di welfare...Chiedendo un contributo non tanto “a chi ha di più” ma in primo luogo “a chi ha ricevuto di più”, la nostra proposta potrebbe aggirare anche i dubbi di costituzionalità sollevati da una recente sentenza della Corte. Insomma: un contributo non per cassa, ma per equità“ (testo in http://www.lavoce.info/contributo-di-equita-pensioni-doro). La Corte costituzionale, con la sentenza 116/2013, ha cancellato i tagli alle pensioni sopra i 90mila euro, perchè la normativa rappresentava “un intervento impositivo irragionevole e discriminatorio ai danni di una sola categoria di cittadini (i pensionati)”. In sostanza se lo Stato ha bisogno di risorse economiche devono pagare tutti, pensionati e lavoratori attivi. Non è più possibile mettere sotto torchio soltanto i pensionati. L'assunto è semplice e chiaro. E' una perdita di tempo, quindi, discutere su quali e quanti tagli effettuare in danno dei pensionati. Non è più possibile. Tito Boeri e Tommaso Nannicini d'altra parte non dicono nulla sullo Stato che non riesce a incassare 737 miliardi di tasse accertate e sulla lotta ai patrimoni dei mafiosi, del big del sommerso e degli evasori. Lo Stato deve scegliere questi obiettivi per far cassa utilizzando soprattutto l'arma della confisca in tempi rapidissimi. Nannicini ora si occuperà anche del riordino delle agenzie fiscali, ma con quali obiettivi?


Qualcuno dovrebbe sottolineare ai professoroni della Bocconi: a) che l'uguaglianza di trattamento è un valore costituzionale fondamentale tra cittadini in quiescenza e cittadini in attività; b) che lo Stato può recuperare i quattrini utili al rilancio dell’occupazione e dello sviluppo colpendo le mafie, il sommerso e i ladri (=evasori). I professoroni della Bocconi non hanno finora distinto le pensioni costruite con il lavoro da quelle frutto di leggi e leggine ad personas. Sparare sul mucchio è molto facile, ma non è equilibrato e giusto. Gli espropri proletari sono una brutta pagina della cronaca italiana.


Il pensiero di  Nannicini sulle pensioni affiora da un articolo pubblicato il 12 novembre 2013 nel suo blog  dal  titolo: "Pensioni, il partito unico degli alibi acquisiti".  Il docente bocconiano scrive: "Le pensioni si mangiano una bella fetta della nostra spesa pubblica. E, non a caso, della nostra discussione pubblica. Anche se le riforme degli scorsi decenni hanno riportato il sistema in equilibrio nel lungo periodo, si continua a discutere di un contributo da chiedere alle generazioni che sono state meno colpite: quelle che sono andate in pensione, in toto o in parte, col retributivo. Per farlo, si possono ipotizzare tre interventi:


1) La deindicizzazione. Non adeguare le pensioni all’inflazione così da ridurne il potere d’acquisto (soprattutto per quelle alte, come è stato fatto in passato e come intende continuare a fare il governo).


2) Un contributo di solidarietà sulle pensioni alte. Imporre un prelievo straordinario sulle pensioni sopra una certa soglia (come propone il governo, sperando d’aggirare la bocciatura della Corte Costituzionale).


3) Un contributo di equità sulle pensioni generose. Imporre un prelievo sulle pensioni che superano sia un certo ammontare sia un certo rendimento interno, utilizzando quindi una doppia soglia d’intervento.


I primi due interventi sono nella Legge di stabilità. Il terzo è una proposta che mi è capitato di rilanciare spesso (su Europa, Linkiesta, alla Leopolda 2012 e in una serie di articoli con Tito Boeri su Lavoce.info). I tre interventi sono diversi per logica, gettito atteso e fattibilità. Ma vengono di solito criticati con gli stessi argomenti dalle varie correnti del partito unico della spesa pensionistica. Vediamole una per una..." (seguito in http://www.tommasonannicini.eu/articles/pensioni-il-partito-unico-degli-alibi-acquisiti).









 









 






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