20.2.2016 - “Il Fip ha reso quasi il 50% in sette anni”. Questo è il ritornello che cantano all’unisono tutti i candidati all’Inpgi vicini al presidente Andrea Camporese, quando si parla del processo Inpgi-Sopaf e delle accuse mosse agli imputati. Se l’investimento nel Fip ha portato un guadagno, è il loro ragionamento, perché qualcuno dovrebbe lamentarsi e addirittura ipotizzare un reato?
Il punto, però, non è questo. E chi conosce i fatti lo sa bene. Il punto sono i 7,6 milioni di euro che sarebbero stati pagati in più, sui 30 milioni complessivamente sborsati, presi dalle casse dell’Inpgi2, la gestione separata di collaboratori e freelance.
Non lo diciamo noi: lo dicono i magistrati milanesi. Per dimostrarlo, pubblichiamo alcuni passaggi di un interrogatorio in cui il pm Gaetano Ruta spiega esattamente in che cosa consista il reato di truffa contestato agli imputati nel processo Sopaf – tra i quali figura anche Camporese.
LE PAROLE DEL PM GAETANO RUTA
◾“(…) il tema dell’imputazione non è se l’investimento nel tempo è stato buono o cattivo. Ovviamente se i Fip fossero stati, come ne abbiamo visti tanti in questi anni qui a Milano, carta straccia tipo, tanto per fare l’esempio più eclatante, le obbligazioni piazzate dalla Parmalat negli ultimi anni di vita, le conseguenze sarebbero state anche evidentemente diverse”.
◾“(…) quello che nelle imputazioni vi è contestato, è che al momento in cui c’è stata la vendita di questi strumenti finanziari da voi a questi due enti previdenziali, il prezzo (…) ha conosciuto obiettivamente uno squilibrio molto grosso. Perché voi fate sostanzialmente una operazione di mediazione, perché acquistate dagli austriaci, fra l’altro acquistate dagli austriaci facendovi prima pagare dagli enti previdenziali, perché non avevate manco i soldi per pagarli (…)”.
◾“(…) avete i soldi dagli enti, li trasferite agli austriaci. Gli austriaci vi trasferiscono i titoli e voi allora a quel punto riconsegnate i titoli agli enti previdenziali. E solo sull’Enpam fate una plusvalenza nella prima vendita di (…) quindici milioni e nove, quindi sedici milioni con l’Enpam e sette milioni e sei con l’Inpgi. Questo è quello che vi viene contestato (…)”.
Il reato per i magistrati milanesi si basa dunque – lo ripetiamo – sul fatto che il prezzo di vendita delle quote del Fip all’Inpgi e all’Enpam (la cassa di previdenza dei medici) sia stato maggiorato per garantire alla Sopaf della famiglia Magnoni un lauto guadagno. Sottraendo risorse al patrimonio degli iscritti.
Basteranno le parole del pm Ruta, che hanno convinto il gup Alessandro Santangelo a rinviare a giudizio Camporese e altri 9 imputati, a interrompere il ritornello? TESTO IN https://unitasindacalefnsi.wordpress.com/2016/02/20/processo-inpgi-sopaf-cosi-il-pm-gaetano-ruta-spiega-la-truffa-da-76-milioni-con-linvestimento-nel-fip/#more-6140