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E’ diffamatorio dare del lottizzato a qualcuno. La Cassazione annulla la sentenza della Corte d’appello che aveva assolto Giannino, Paoli e Sallusti per un servizio dedicata ai dirigenti Rai.
8.3.2016 (primaonline) - E’ diffamatorio lanciare accuse di ‘lottizzazione’. Lo sottolinea la Cassazione nell’ annullare, ai fini civili quindi risarcitori, la sentenza della Corte d’appello di Milano che, nel febbraio 2015, aveva assolto dal’accusa di diffamazione i giornalisti Oscar Giannino, Enrico Paoli ed Alessandro Sallusti, all’epoca dei fatti direttore di ‘Libero’. Lo riporta AdnKronos. I tre giornalisti erano stati accusati da alcuni dirigenti Rai per una pagina pubblicata su Libero il 7 febbraio 2008 che illustrava i nomi di novecento persone con incarichi di dirigenza nella radio tv pubblica abbinati alla loro presunta appartenenza politica, indicandoli come ‘lottizzati’. Sul quotidiano, ricorda nel dettaglio la sentenza 9503, era stato pubblicato “uno schema nel quale erano stati indicati i nominativi dei dirigenti Rai, compresi quelli di futura nomina, con inchiostro di colore diverso a seconda della loro appartenenza politica, così da ingenerare nel lettore la convinzione che tale appartenenza, piuttosto che le competenze professionali, avesse determinato l’assegnazione della carica in modo da rispettare il peso elettorale di ogni partito”. La Quinta sezione penale, bacchettando la tesi del giudice di merito, dice che “non è condivisibile il rilievo della corte milanese inteso a sottovalutare la portata diffamatoria della notizia facendo leva sull’argomento che la lottizzazione non escluderebbe necessariamente i meriti dei destinatari delle nomine, giacchè la notizia pubblica implica, al contrario, proprio la malcelata insinuazione, di indubbio carattere offensivo – non scriminato dalla verità del fatto, essendo lo schema di anonima provenienza – che la nomina fosse frutto dell’appartenenza politica e che i soli ad essere professionalmente competenti fossero coloro i cuinominativi erano contrassegnati in verde, ad indicazione di neutralità, o comunque non manifestata adesione politica”.In sostanza, la Cassazione evidenzia che “risulta erroneo l’assunto delle sentenze di merito secondo cui i giornalisti si sarebbero limitati ad attaccare il sistema della lottizzazione, non i lottizzati, apparendo indiscutibile che questi ultimi, marchiati nominativamente come tali, abbiano visto lesa la propria dignità professionale, essendo stata attribuita la loro carriera aziendale alla mera appartenenza ad un partito politico”. E non è nemmeno sostenibile, osserva ancora piazza Cavour, “sempre per il mancato accertamento della provenienza dello schema, con relative coloriture, dalla Rai, che sia stata la Rai stessa ad affermare che l’appartenenzapolitica consente di fare carriera in quell’azienda, piuttosto che i giornalisti ad insinuare, come da capo d’accusa, tale convinzione nei lettori attraverso gli articoli a commento dello schema”. Sarà la Corte d’apppello civile a riesaminare la vicenda ai fini risarcitori. (primaonline)
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La "mappatura" politica di 900 dirigenti alla base del processo - ROMA, 8 marzo 2016. È diffamatoria - per la provenienza anonima e non ufficiale del documento - la pubblicazione della mappatura politica dei 900 dirigenti della Rai, nominati o in proci nto di esserlo, comparsa sul quotidiano 'Liberò il sette febbraio 2008 e nella quale venivano colorati in rosso i nomi di quelli in 'quotà al centrosinistra calcolati nel 70%, in blu quelli attribuiti al centrodestra e in verde lo sparuto drappello dei tecnici di comprovate competenze professionali. Loha stabilito la Cassazione annullando l'assoluzione dei giornalisti Oscar Giannino e Enrico Paoli e del direttore di'Liberò Alessandro Sallusti emessa dalla Corte di Appello di Milano il sei febbraio del 2015, a convalida del proscioglimentodeciso in prim grado. I supremi giudici hanno infatti accolto il ricorso presentato da due dirigenti di Viale Mazzini - Alessandro C. e Silvana M., quest'ultima entrata per concorso e in seguito nominata ai vertici dell'ufficio legale - che si sono sentiti diffamati dalla 'schedaturà secondo il manuale 'Cencellì. La 'schedaturà era riferita al periodo in cui Claudio Petruccioli era il presidente della tv pubblica e Claudio Cappon il direttore generale. Adesso i due dirigenti hanno diritto al risarcimento danni che sarà liquidatoda una apposita causa civile. La Cassazione, prendendo le distanze dai proscioglimenti rileva che, per ammissione degli stessi giudici milanesi, "quello schema non era ufficiale ma di provenienza sostanzialmente anonima non avendo gli imputati inteso rivelarne la fonte". "Sta di fatto - scrivono gli 'ermellinì nella sentenza 9503 depositata oggi - che nonostante l'atto di fedemanifestato dai giudici di merito nei confronti della serietà professionale dei giornalisti, nulla autorizzava la conclusione della genuinità dell'atto per effetto della sua provenienza, intutte le sue componenti, colorazioni comprese, dalle alte sfere della Rai". In altre parole, spiega la Cassazione, non sono emerse prove in grado di "avvalorare la provenienza dalla Rai (e l'utilizzo per l'attribuzione degli incarichi dirigenziali) dello schema pubblicato, anche a fronte del diniego da parte dei vertici della stessa Rai, sentiti nel primo grado del giudizio,che quel documento fosse autentico e da loro consegnato ai giornalisti". Per la Suprema Corte, inoltre, "risulta erroneo l'assunto delle sentenze di merito secondo cui i giornalisti si sarebbero limitati ad attaccare il sistema della lottizzazione, non i lottizzati, apparendo indiscutibile che questi ultimi, marchiati nominativamente come tali, abbiano vista lesa la propria dignità professionale, essendo stata attribuita la loro carriera aziendale alla mera appartenenza ad un partito politico". "L'interesse pubblico alla notizia della predominanza tra i dirigenti Rai di appartenenti al centrosinistra sarebbe stato soddisfatto - osserva infine la Cassazione - anche senzal'indicazione nominativa dei singoli dirigenti, essendo di utilità sociale la notizia rappresentata dalla lottizzazione della Rai, non già quella (come già detto non obiettivamente accertata) del colore politico dei singoli dirigenti, indicato o chiaramente sottinteso come motivo della loro nomina, soprattutto di quelli, certamente assunti per concorso, con ruoli di poca o nessuna rilevanza esterna". Tra i 900 'mappatì c'erano direttori, vicedirettori, capiredattori e dirigenti.(ANSA).
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