Milano, 15 aprile 2016. Mauro Marè è docente ordinario di Scienza delle Finanze (Università della Tuscia) e presidente di MEFOP (Sviluppo Mercato Fondi Pensione) nonché neo consigliere d'amministrazione dell'Inpgi (nominato dal ministro del Lavoro). Due giorni fa ha scritto un articolo sul Corriere della Sera dal titolo suggestivo "Il nodo delle pensioni tra demagogia e decisionismo" (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=20488) ripreso ieri su queste colonne virtuali. Dell'articolo ha colpito la conclusione. Anche i professori universitari, quando scrivono di pensioni, accusano amnesie e dimenticano i vincoli costituzionali. E' il caso appunto di Marè. Leggiamo il passo dell'articolo che suscita perplessità: "Constatata l’impossibilità di un ricalcolo contributivo, la strada da esplorare è perciò solo quella di un contributo sulle pensioni al di là di una certa soglia per creare un meccanismo di solidarietà per le pensioni più basse. È una strada difficile e molto delicata — colpiamo anche le pensioni di chi è uscito con meno di 20 anni di contributi? È questa l’unica soluzione per evitare la scure della Corte costituzionale, come avevo proposto insieme a Giuliano Amato anni fa: un meccanismo di solidarietà all’interno del sistema pensionistico, i pensionati più ricchi aiutano quelli più poveri, una pensione di base previdenziale finanziata con un tale prelievo e se necessario integrata dalla fiscalità. Possono essere immaginate diverse modulazioni ma resta da definire un piccolo particolare: dove fissiamo l’asticella? Quali sono le pensioni più elevate? Intorno ai 1.500 o sopra i 3.000 euro? Il limite deve dare un gettito adeguato per finanziare il meccanismo di integrazione — tra i 5 e i 10 miliardi almeno. Tutto facile in teoria, peccato che il prelievo dovrà essere sopportabile sul piano sociale ed elettorale".
In via preliminare consigliamo al professor Marè la lettura della bella ordinanza della Corte dei Conti per l'Emilia Romagna (giudice unico Marco Pieroni) che ha accolto, dieci ricorsi contro l'Inps e ha sollevato la questione di legittimità costituzionale del dl 65/2015 (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=20496). E' il dl famigerato che non ha applicato integralmente la sentenza 70/2015 della Consulta. Questa sentenza ha abrogato la legge Monti/Fornero che sancisce il blocco della rivalutazione automatica degli assegni pensionistici per gli anni 2012/2013. Il dl 65 del Governo Renzi ha escluso integralmente dalla rivalutazione le pensioni di importo superiore a sei volte (euro 2972,58) il trattamento minimo complessivo Inps. Il consigliere Pieroni, in linea con l’insegnamento della Corte costituzionale e della Corte di Cassazione, difende l’affidamento dei cittadini nella certezza dell’ordinamento giuridico e nella sicurezza giuridica beni costituzionalmente garantiti nonché principi essenziali, inviolabili e intangibili dello stato di diritto. Che significa? Chi percepisce una buona pensione ha alle spalle il versamento di contributi d'oro per 35/40 anni. Oggi non può essere tradito dallo Stato con norme retroattive. Fortunatamente, come scrive lo steso Marè, il ricalcolo delle pensioni è escluso in quanto non attuabile (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=20236). Se si dovesse fare una indagine su coloro che percepiscono assegni bassi si potrebbe scoprire che si tratta in moltissimi casi di persone che hanno versato all'Inps poco o niente, che hanno lavorato in nero, che hanno evaso il fisco (e quindi la previdenza). E' noto che alcuni commercianti denunciano al Fisco meno dei loro dipendenti e che il sommerso abbraccia l'attività di tante categorie. Ed è anche vero che lavoratori dipendenti e pensionati concorrono per oltre l’80% al gettito dell'Irpef. Possibile che artigiani, commercianti, imprenditori, professionisti contribuiscono appena con il 20% del reddito imponibile IRPEF?
Il professor Marè dimentica che le pensioni 'alte', sottoposte "ai criteri di progressività" del sistema tributario (articolo 53 Cost.), sono già tassate con un contributo di solidarietà dalla legge 147/2013. Questo gettito finisce nelle casse dell'Inps e dell'Inpgi (per i giornalisti). Il Governo Renzi ha appena annunciato che intende prorogare tale contributo di solidarietà in spregio al giudicato costituzionale rappresentato dalla sentenza 116/2013 della Consulta. Questo contributo di solidarietà - che sarà oggetto di esame da parte dei giudici costituzionali il 26 giugno 2016 - rilanciato dal governo Letta a fine 2013, prevede - come ha sottolineato Guglielmo Gandino su queste colonne virtuali - che i pensionati siano soggetti ad un’aliquota fiscale del: - 49% (43+6) sullo scaglione fra 91.343,98 euro e 130.491,40 euro; - 55% (43+12) sullo scaglione fra 130.491,41 euro e 195.737,10 euro: - 61% (43+18) sullo scaglione oltre 195.737,11 euro. Oltre a queste aliquote gli interessati naturalmente pagano le addizionali comunali e regionali (2,5-3%) e, se appartengono ad un fondo speciale Inps (Trasporti, Elettrici, Telefonici, Dirigenti d’Azienda, Volo), versano un ulteriore contributo di solidarietà dell’1%. Eppure uno dei principali mali dell’Italia non è la spesa per le pensioni ma l’evasione fiscale, contributiva e dell’IVA (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=20455). Argomenti che il professor Marè nemmeno sfiora nel suo articolo. Vogliamo parlare di sprechi, ruberie, peculati, fatti corruttivi, che avvengono nel mondo della Pubblica amministrazione? Lo Stato viene spolpato da bande di malfattori comuni e politici e secondo il professor Marè i pensionati possono essere spogliati dei loro beni (che comprendono i crediti pensionistici secondo la Cedu) per riempiere i vuoti creati nelle casse erariali dal malaffare. L'imperativo del momento è quello di aiutare coloro che incassano assegni magri e i giovani senza lavoro. Tutti dovrebbero concorrere a una politica di solidarietà, sia i cittadini attivi sia i cittadini pensionati. Consigliamo al professor Marè di leggere anche la sentenza 116/2013 della Consulta: gli articoli 3 e 53 della Costituzione impongono che i cittadini, tutti i cittadini, siano chiamati a rispondere "presente" quando lo Stato ha bisogno di soldi per aiutare chi conduce realmete una vita di stenti (da accertare). Il peso non può gravare, però, solo sulle spalle di una parte dei cittadini, i pensionati. Vero, professor Marè? Le tasse devono avere un carattere universale, altrimenti sono vessazioni che rischiano di alimentare l'antipolitica e la fuga dalle urne.
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5.2.2016 - INPGI/Riforma. - Pubblichiamo integralmente la lettera/diktat dei Ministeri del Lavoro e dell'Economia che hanno approvato solo 4 punti della delibera 27 luglio 2015 dell'Istituto. "I ministeri reputano necessario evidenziare che l'Inpgi deve 'intervenire in breve con ulteriori modifiche che permettano il rientro del disavanzo, adottando norme che potrebbero risultare anche più restrittive di quanto prevede il sistema generale'". "E' rimesso alle scelte responsabili di efficace gestione degli Organi di codesto Istituto - si legge ancora nella lettera - considerare la possibilità dì armonizzare il proprio ordinamento previdenziale al sistema generale" (normativa Inps/Fornero). Bocciato il prelievo sulle pensioni in essere. - di Francesco M. de Bonis - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=19880
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FRANCESCO ("FRANCO") ABRUZZO, giornalista professionista dal 3/2/1963, già in forza a IL GIORNO e a IL SOLE 24 ORE, presidente dell’Unpit (Unione nazionale pensionati per l’Italia - www.unpit.it ), sindaco dell'Inpgi, consigliere dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia (di cui è stato presidente dal 1989 al 2007), già consigliere dell’Associazione lombarda dei Giornalisti e già docente universitario a contratto di Diritto dell’Informazione e Storia del Giornalismo, - cell 3461454018, casa telef/fax 022484456, skype: fabruzzo39, mail: fabruzzo39@yahoo.it – fabruzzo39@gmail.com - francoabruzzo@icloud.com (il “CHI E’” è in www.francoabruzzo.it all’indirizzo http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5