Verona, 26.4.2016 - Ora anche lui è parte della Storia di tante storie, titolo del suo ultimo libro su «personaggi e testate che hanno fatto la storia del giornalismo del Veneto». Michelangelo Bellinetti è morto ieri, giorno della Liberazione, a 74 anni, poco dopo le 21, al Polo Confortini dell’ospedale di Borgo Trento per un improvviso aggravamento delle sue condizioni. Era ricoverato da alcuni giorni per accertamenti clinici.
A lungo caporedattore del nostro giornale e firma ben conosciuta dai lettori, Bellinetti continuò a scrivere sulle nostre pagine fino a quando ha potuto.
Giornalista di razza e uomo di cultura, per la sua uscita di scena forse avrebbe scelto la frase che Camillo Desmoulins portò fino alla ghigliottina, agli albori del giornalismo moderno: «La liberté, voila mon Dieu». La stessa frase incisa nella medaglia che donò ai colleghi quando, a 65 anni, lasciò la redazione de L’Arena. Un regalo per ricambiare quello del Comitato di redazione: un fermaglio con il «suo» San Michele.
Dapprima cronista a Milano de La Notte, è passato a Venezia con Il Gazzettino dove è stato caposervizio alla redazione Cultura e Spettacoli, quindi a Padova vice caporedattore de L’Eco di Padova della Rizzoli-Corriere della Sera. Alla chiusura del quotidiano è stato chiamato a Milano come segretario di redazione de L’Occhio. Infine, è stato caporedattore centrale de L’Arena. Ha fatto parte del coordinamento sindacale della Rizzoli-Corriere della Sera, del Cdr de L’Arena; presidente dell’Associazione Veronese della Stampa per quindici anni; per nove anni, dal 1989 al 1998, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto e per sei componente del Comitato esecutivo dell’Ordine Nazionale.
«Sono grato a L’Arena soprattutto per la libertà di cui ho sempre goduto», aveva detto congedandosi dai colleghi e lo ha sempre ripetuto, «in questi anni ho infatti svolto il mio lavoro in piena autonomia. E non è poco, nel panorama della stampa attuale. In questo senso L’Arena è davvero un patrimonio».
«Bellinetti ha sempre anteposto la professione al resto», aveva sottolineato il direttore de L’Arena, Maurizio Cattaneo, «e come altri grandi colleghi ha rinunciato alle lusinghe della politica per amore del giornalismo. Ha sempre scritto con l’occhio rivolto alla società ed alle istanze dei cittadini».
Il suo ultimo libro, edito dall’Ordine dei giornalisti del Veneto, su «personaggi e testate che hanno fatto la storia del giornalismo veneto», ripercorre la storia che ha fatto grande la tradizione giornalistica della nostra regione. Un libro, ha scritto lo stesso autore, «per offrire una chiave di lettura del presente, per affrontare le sfide e gli epocali cambiamenti del mondo dell’informazione all’insegna dei valori del giornalismo».
Un’operazione della memoria, quella stessa memoria di cui Bellinetti, bene se lo ricordano i suoi colleghi, era geloso, e nello stesso tempo generoso custode. Un’opera collettiva per non dimenticare e per difendere il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente. Valori che «Mike» ha sempre difeso. - TESTO INhttp://www.larena.it/territori/citt%C3%A0/addio-a-bellinetti-giornalista-di-razza-e-uomo-di-cultura-1.4815718