Lierna (Lecco), 11 giugno 2016. Dal convegno "Giustizia e informazione. Il punto sulla diffamazione a mezzo stampa", promosso dalla Lapec di Como/Lecco e dall'Associazione “Airone cenerino" di Colico, e tenutosi il 10 a Lierna, è partito da tutti gli oratori un appello al Senato della Repubblica: "Fate in fretta, la proposta di legge sulla diffamazione a mezzo mass media va approvata in fretta con le opportune correzioni". Questa proposta di legge ha ottenuto l'ok in terza lettura dalla Camera il 24 giugno 2015. Da allora un silenzio pesante e inspiegabile avvolge sul punto Palazzo Madama. Franco Abruzzo, presidente emerito dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia e sindaco dell'Inpgi, ha dichiarato riassumendo il dibattito di fronte a un centinaio di giovani avvocati e giornalisti: "Il testo va allineato ai principi della giurisprudenza elaborata dalla Corte dei diritti dell'Uomo di Strasburgo. Oggi non pesa sui giornalisti solo il carcere, ma pesano con eguale intensità le sanzioni economiche eccessive, le perquisizioni nelle redazioni, l'impunità assicurata a coloro che impediscono o limitano l'esercizio del diritto di cronaca con le minacce, le intimidazioni e le querele temerarie. E' necessaria una svolta. La libertà di stampa è la pietra angolare di ogni democrazia". Sulla stessa lunghezza d'onda gli interventi di Gianfranco Avella (Procuratore generale aggiunto on. della Cassazione), degli avvocati Tiziana Mevio e Salvatore Scuto, di Giuseppe Guastella (cronista giudiziario di punta del Corriere della Sera).
Franco Abruzzo aggiunge: "Il Senato deve modificare, nel rispetto delle pronunce di Strasburgo, la previsione della multa da 10 a 50mila euro per la diffamazione con l'attribuzione di un fatto determinato. La sanzione è pesante ed eccessiva. E poi limita la libertà dei cronisti di cercare notizie scomode con ricadute sul diritto dei cittadini ad essere informati".
Ecco, in sintesi, i punti principali del disegno di legge sulla diffamazione a mezzo stampa approvato dalla Camera il 24 giugno 2015. Questo testo riguarda non solo le testate cartacee ma anche le testate online e quelle radiotelevisive:
.STOP AL CARCERE. Niente più carcere per chi diffama a mezzo stampa ma esclusivamente una multa che va dai 5mila ai 10mila euro. Se il fatto attribuito è però consapevolmente falso, si applica la multa da 10mila a 50mila euro. Alla condanna è associata la pena della pubblicazione della sentenza. In caso di recidiva, vi sarà anche l’interdizione da uno a sei mesi dalla professione. La rettifica tempestiva sarà valutata dal giudice come causa di non punibilità.
.RETTIFICA SENZA COMMENTO. Rettifiche o smentite, purché non inequivocabilmente false o suscettibili di incriminazione penale, devono essere pubblicate senza commento e risposta menzionando espressamente il titolo, la data e l’autore dell’articolo ritenuto diffamatorio. Il direttore dovrà informare della richiesta l’autore del servizio. Tempi e modalità della pubblicazione in rettifica variano a seconda dei diversi media. Se, però, vi è inerzia, l’interessato può chiedere al giudice un ordine di pubblicazione (per il cui mancato rispetto scatta una sanzione amministrativa da 8mila a 16mila euro).
.RISARCIMENTO DANNO. Nella diffamazione a mezzo stampa il danno sarà quantificato sulla base della diffusione e rilevanza della testata, della gravità dell’offesa e dell’effetto riparatorio della rettifica. L’azione civile dovrà essere esercitata entro due anni dalla pubblicazione.
RESPONSABILITA’ DEL DIRETTORE. Fuori dei casi di concorso con l’autore del servizio, il direttore o il suo vice rispondono a titolo di colpa se vi è un nesso di causalità tra omesso controllo e diffamazione, la pena è in ogni caso ridotta di un terzo. E’ comunque esclusa per il direttore al quale sia addebitabile l’omessa vigilanza l’interdizione dalla professione di giornalista. Le funzioni di vigilanza possono essere delegate, ma in forma scritta, a un giornalista professionista idoneo a svolgere tali funzioni.
LITI TEMERARIE. In caso di querela temeraria, il querelante può essere condannato anche al pagamento di una somma da mille a 10mila euro in favore della cassa delle ammende. Chi invece attiva in malafede o colpa grave un giudizio civile a fini risarcitori rischierà, oltre al rimborso delle spese e al risarcimento, di dover pagare a favore del convenuto un’ulteriore somma determinata in via equitativa dal giudice che dovrà tenere conto dell’entità della domanda risarcitoria.
NORMA SALVA-GIORNALISTI. A meno che non si tratti di diffamazione dolosa, quanto pagato dal direttore o dall’autore della pubblicazione a titolo di risarcimento del danneggiato avrà natura di credito privilegiato nell’azione di rivalsa nei confronti del proprietario o editore della testata. La norma cosiddetta salva-giornalisti e’ stata estesa durante l’esame in aula a tutti gli autori di pubblicazioni.
SEGRETO PROFESSIONALE. Non solo il giornalista professionista ma ora anche il pubblicista potrà opporre al giudice il segreto sulle proprie fonti.
INGIURIA/DIFFAMAZIONE. Anche per l’ingiuria e la diffamazione tra privati viene eliminato il carcere ma aumenta la multa (fino a 5mila euro per l’ingiuria e 10mila per la diffamazione) che si applica anche alle offese arrecate in via telematica. La pena pecuniaria e’ aggravata se vi e’ attribuzione di un fatto determinato. Risulta abrogata l’ipotesi aggravata dell’offesa a un corpo politico, amministrativo o giudiziario.
Franco Abruzzo conclude così: "Per fortuna non ci sarà più alcun riferimento al reato della diffamazione nella norma (all'esame del Senato) contenuta nel ddl che punisce le intimidazioni agli amministratori pubblici, ai politici e ai magistrati. Questa vicenda incredibile dimostra che il mondo politico è pronto a colpire i giornalisti, dimenticando che nello stesso Senato giace dal 24 giugno 2015 il ddl di riforma del reato di diffamazione che elimina il carcere. Se quella norma assurda fosse rimasta in vita, i giornalisti avrebbero rischiato la galera anche per 9 anni".
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9.6.2016 - OSCE SULLE CORREZIONI APPORTATE AL DDL APPROVATO DAL SENATO: “E’ UN PASSO NELLA GIUSTA DIREZIONE”. Dunja Mijatovic, rappresentante per la libertà dei media, ha commentato favorevolmente l’eliminazione dell’aggravante della pena per la diffamazione. - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=20975