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Confindustria, il castello dei ricatti incrociati e il futuro del Sole 24 Ore. Lunedì 14 l'assemblea degli azionisti nomina il nuovo Cda che dovrà fronteggiare la crisi del gruppo editoriale quotato in Borsa ma controllato dalla Confindustria: serve alla svelta un aumento di capitale da almeno 50-100 milioni per tappare la voragine scavata dalla gestione dissennata degli ultimi anni.

di Giorgio Meleti/ilfattoquotidiano


13.11.2016 - Tutti sanno tutto. Di sé e soprattutto degli altri. E si vede. Domani l'assemblea degli azionisti del Sole 24 Ore nomina il nuovo consiglio d'amministrazione che dovrà fronteggiare la crisi del gruppo editoriale quotato in Borsa ma controllato dalla Confindustria: serve alla svelta un aumento di capitale da almeno 50-100 milioni per tappare la voragine scavata dalla gestione dissennata degli ultimi anni. Intanto la Procura di Milano ha avviato un'inchiesta per falso in bilancio e aggiotaggio. E il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha assunto un atteggiamento di inflessibile terrore. Attraverso la sua longa manus nel cda del Sole, Luigi Abete, ha propiziato l'ingaggio di legali di grido come Enrico Laghi, Francesco Mucciarelli e l'ex ministro della Giustizia, Paola Severino. Niente da fare con Guido Rossi: l'avvocato considerato il più amato dalla Procura di Milano non ne ha voluto sapere e anzi ha smesso da tempo di scrivere per Il Sole. Seconda mossa: fuori dai piedi tutti quelli che non hanno scheletri nell'armadio. Niccolò Dubini, scelto proprio da Boccia ad aprile, non è nella lista del nuovo cda dopo aver duramente criticato il direttore editoriale Roberto Napoletano. E due giorni fa è stata formalizzata l'uscita di Gabriele Del Torchio, scelto come ad solo a metà giugno e colpevole di aver scoperchiato troppi pentoloni.


GIORGIO FOSSA/L'uomo che voleva fare la tv con Fabio Fazio. Giorgio Fossa è stato presidente della Confindustria dal 1996 al 2000. Domani sarà eletto presidente del Sole 24 Ore . È stato scelto lui per rappresentare la discontinuità invocata da molti confindustriali alle prese con i 350 milioni di euro bruciati in meno di dieci anni. Ma Fossa non è sconosciuto al mondo editoriale. Nel 1998, insieme a due soci (Fabrizio Zago e il conduttore televisivo Fabio Fazio), mette in piedi il canale televisivo satellitare Salute & Benessere. Nel 2000, quando è presidente di Confindustria, Il Sole 24 Ore compra il 49 per cento del canale. L'operazione, decantata sulle colonne del quotidiano economico come un business da urlo, si rivela nel giro di pochi mesi un disastro senza pari. Nei bilanci del Sole 24 Ore rimane la traccia contabile di quella follia. Nel 2000 vengono investiti sul canale 4 miliardi di lire, subito svalutati a 3,2, e altri 2,7 miliardi vengono spesi per comprare il 5 per cento della Ith spa, la holding di Fossa, Fazio e Zago. Nel 2001 sale a 9 milioni di euro l'investimento nella holding che diventa del Sole al 100 per cento e subito dopo viene messa in liquidazione. L'investimento nel canale Salute & Benessere sale invece a 4,4 milioni di euro e anch'esso viene messo fulmineamente in liquidazione dall'amministratore delegato del gruppo, Ernesto Auci. Il Sole, per comprare una meravigliosa idea di business dal presidente della Confindustra, cioè dal suo padrone pro tempore, ha buttato almeno 14 milioni. Se da domani Fossa provasse a chiedere spiegazioni di certe strane operazioni fatte dalla municipalizzata degli industriali qualcuno subito gli chiederebbe notizie di Salute & Benessere. A pensar male è stato scelto per la presidenza proprio per questo.


VINCENZO BOCCIA/Il presidente tipografo stampa per Il Sole 24 Ore. Il presidente della Confindustria è anche proprietario del Sole 24 Ore perché un'associazione sindacale, come un partito, non può essere intestataria di beni. La sua azienda, Arti Grafiche Boccia di Salerno, non se la passa bene. Ha una quarantina di milioni di fatturato e circa altrettanti debiti. Il problema è che i clienti pagano in ritardo, per cui deve farsi finanziare il cosiddetto capitale circolante dalle banche, a cui deve 23 milioni. La banca più esposta, per 9 milioni, è il Monte dei Paschi di Siena, il cui presidente Massimo Tononi è stato scelto da Boccia per il cda del Sole 24 Ore . A febbraio scorso, mentre infuriava la campagna elettorale per la presidenza degli industriali, Boccia ha "sconfinato" un pagamento da 170 mila euro con il gruppo Mps che l'ha prontamente segnalato alla Centrale Rischi di Bankitalia, il purgatorio degli insolventi. A giugno Boccia ha emesso una "cambiale finanziaria" da un milione di euro" per sostenere il fabbisogno finanziario commerciale netto che, al momento, non trova adeguata copertura nell'indebitamento bancario a breve". Nel documento di presentazione dell'emissione lo sponsor Unicasim di Genova definisce "scarsa la qualità creditizia dell'Emittente" e "bassa" la garanzia sui titoli emessi. Nello stesso documento, Boccia include tra i suoi clienti Il Sole 24 Ore e la società Tecniche Nuove (nonché l'Agenzia delle Entrate che gli affida la stampa di tutti i milioni di moduli per le denunce dei redditi, incoraggiando i sentimenti filo-governativi della Confindustria). Tecniche Nuove il 30 gennaio 2014 ha acquistato dal Sole la divisione Business Media, erede della Gpp, incauto acquisto fatto nel 2007 in vista della quotazione in Borsa. Gpp stampava una serie di giornali specialistici e ha sempre accumulato perdite. Il Sole ci ha perso, secondo la denuncia del suo giornalista-azionista Nicola Borzi, 75 milioni di euro. Nei giorni scorsi Borzi ha chiesto al collegio sindacale del gruppo di appurare le ragioni per cui Gpp è stata ceduta gratis e con dote a Tecniche Nuove rimettendoci altri 12 milioni mentre il gruppo Edra Lswr aveva avanzato un'offerta più conveniente. In ogni caso le decine di riviste Gpp erano stampate dalle tipografie del Sole 24 Ore e oggi non più. Tecniche Nuove adesso stampa da Boccia. "Il fatturato nei confronti del Sole 24 Ore nel 2016 è di 51 mila euro" , ha sentito il bisogno di precisare ieri Boccia in una nota, aggiungendo che "proprio per evitare qualsivoglia idea di conflitto di interesse Arti Grafiche Boccia aveva già deciso da inizio anno di non stampare più l'unica rivista che aveva in affidamento, L'Impresa, cosa diventata operativa ad agosto".


BENITO BENEDINI. Di Source, un mistero. Un giorno l'ex presidente Benito Benedini e l'ex amministratore delegato Donatella Treu spiegheranno forse chi e perché ebbe l'idea di far vendere gli abbonamenti digitali a una sconosciuta società inglese, la Di Source. L'economista Luigi Zingales, editorialista del Sole, ha chiesto al presidente Carlo Robiglio se sa di chi è la Di Source. Robiglio ha detto che lo ignora. Infatti è controllata dalla società schermo Bedford Nominees (UK) Ltd. Si sa, però, che è nata appena nel novembre 2012, gestita da italiani in passato in rapporti di lavoro con Il Sole 24 Ore , e che ha ottenuto risultati miracolosi: a giugno Ads, l'accertamento diffusione stampa, ha sospeso 109 mila abbonamenti digitali cosiddetti multipli del quotidiano confindustriale. Gran parte venivano dalla Di Source. Del Torchio, prima di essere convinto a togliere il disturbo, aveva accertato che il denaro che Di Source versava al Sole per gli abbonamenti venduti da Londra di fatto le tornava indietro attraverso un giro di fatture. "Quello che pare ancora più strano è che Di Source Ltd, creata nel novembre del 2012, non sembra avere una storia né alcuna esperienza nel marketing di testate giornalistiche", scrivono Andrea Di Stefano e Mauro Meggiolaro su Valori. E aggiungono: "Sembrano quindi, esistere una serie di collegamenti, seppure indiretti e tutti da dimostrare, tra la Di Source Ltd e il Gruppo Sole 24 Ore". Benedini è stato accusato da Giorgio Squinzi, che pure lo scelse per la presidenza del Sole , di aver raccontato balle per anni sullo stato di salute del gruppo. La Treu è stata silurata la primavera scorsa dopo aver firmato sei bilanci tutti in rosso, lasciandosi dietro malumori per i bonus incassati e la sontuosa buonuscita che nessuno si è sentito di negarle.


ROBERTO NAPOLETANO. Il direttore sfiduciato ma difeso da Boccia. Sono in molti, dentro e fuori dell'azienda, ad attribuire responsabilità al direttore del giornale Roberto Napoletano, scelto nel marzo 2011 dall'allora presidente della Confindustria Emma Marcegaglia anche in seguito a pressioni del governo Berlusconi. Ma Boccia lo difende. Durante il Consiglio generale di Confindustria del 12 ottobre scorso le accuse più dure sono venute dall'ex candidato alla presidenza Aurelio Regina, che ha parlato esplicitamente di numeri della diffusione truccati. Nella riunione del consiglio di amministrazione del 3 novembre scorso il consigliere non confermato dopo ripetuti contrasti con Abete (et pour cause) Niccolò Dubini ha proposto di licenziare il direttore, per quattro ragioni: le pesantissime perdite del giornale emerse dalla verifica dei conti di Del Torchio; il danno reputazionale inflitto all'azienda con i trionfalistici annunci di risultati diffusionali poi rivelatisi infondati; il voto della redazione che lo ha sfiduciato a larga maggioranza; l'emersione della scrittura privata "illecita", su cui sta indagando la Consob, con la quale Benedini segretamente concesse al direttore 24 mensilità di buonuscita aggiuntive rispetto al contratto nazionale in caso di licenziamento. La proposta è stata bloccata da un provvidenziale parere legale dello studio White & Case: il cda decaduto può fare solo l'ordinaria amministrazione. Quando Boccia ha scoperto la lettera e ne ha dato notizia al cda e al collegio sindacale, il presidente dei sindaci Luigi Biscozzi ha fatto subito un esposto alla Consob per due ragioni: violazione delle regole aziendali che vietano come politica di remunerazione i preaccordi sulle buonuscite, e l'ipotesi di reato di false comunicazioni sociali, trattandosi di un contratto che impegna la società senza che la società lo sappia. Benedini si è giustificato in modo notevole: da una parte ha sostenuto di aver concesso il privilegio a Napoletano per evitare che se ne andasse a dirigere il Corriere della Sera; dall'altra ha argomentato di aver fatto tutto in segreto per evitare che i manager apicali dell'azienda, a cominciare dall'ad, chiedessero equivalente garanzia". Questi dettagli aiutano a capire perché Boccia non vuole al capezzale del Sole gente senza segreti come Del Torchio e Dubini. Gli resta il problema che i magistrati non li sceglie lui. @giorgiomeletti


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Il giornale degli industriali - Il Sole 24 Ore, quotidiano di Confindustria, ha chiuso il terzo trimestre del 2016 con una perdita di 61 milioni di euro. I conti disastrati hanno provocato un terremoto al vertice del gruppo: s'è dimesso Giorgio Squinzi (ex capo degli industriali) dalla presidenza e diversi membri del cda. La redazione ha sfiduciato il direttore, Roberto Napoletano, che però resta saldo al comando. Consob e Procura di Milano indagano. I pm hanno aperto un fascicolo senza indagati ma con un'ipotesi di reato: falso in bilancio. La Finanza ha perquisito la sede del gruppo e il magistrato ha anche disposto l'acquisizione dei bilanci degli ultimi anni presso Kpmg, la società che ha certificato i conti del gruppo. Quando il Sole 24 Ore è stato quotato in Borsa, era il 2007, valeva 750 milioni di euro. Oggi ne vale poco più di 50. In pochi anni sono svaniti centinaia di milioni di euro. Ecco che fine hanno fatto quei soldi.


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